09/12/2009, 00.00
CINA - TIBET
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Ong tibetana a Copenhagen: La Cina usa l’emergenza clima per reprimerci

Arrestati nei giorni scorsi 60 tibetani che chiedevano il rilascio di un leader buddista. Pechino: “Il Dalai Lama continua a fare accuse diffamatorie contro di noi”.

Pechino (AsiaNews) – Il governo cinese “vuole usare le preoccupazioni del mondo riguardo l’ambiente per giustificare la colonizzazione del Tibet e l’allontanamento forzato di un enorme numero di pastori nomadi dalla zona in cui vivono da secoli”. È l’accusa lanciata oggi dall’organizzazione non governativa Free Tibet, presente alla Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in corso a Copenhagen.

Nel frattempo, il governo di Pechino ha arrestato circa 60 tibetani della contea di Nyagchuka che chiedevano il rilascio di Tenzin Delek Rinpoche, nota figura del buddismo locale in carcere da anni con l’accusa di sovversione. Condannato all’ergastolo nel 2005, egli è ritenuto il responsabile di alcuni attentati avvenuti nel 2002 nella provincia del Sichuan. In ogni caso, l’accusa non ha mai presentato prove contro di lui (v. AsiaNews.it, 26/01/2005 Cambiata in ergastolo la pena di morte per un monaco tibetano).

Secondo Free Tibet, “le politiche tibetane del governo cinese continuano a creare una crisi dopo l’altra. L’allontanamento dei nomadi, fra l’altro, ha causato un maggior riscaldamento della tundra locale, la più grande riserva di ghiaccio al di fuori dei due Poli”. Questi ghiacciai garantiscono l’acqua che scorre nella maggior parte dei fiumi dell’Asia: molto prima dell’esplosione del global warming, la loro protezione era al primo posto nell’agenda delle organizzazioni non governative che si occupano di ambiente.

Secondo Stephanie Brigden, direttore di Free Tibet, “la Cina strombazza il suo impegno contro il riscaldamento globale, ma in realtà la usa come scusa per violare i diritti umani di migliaia di nomadi tibetani. Questo modo di fare è potenzialmente catastrofico: è arrivato il momento per la Cina di prendersi la responsabilità delle sue azioni”.

Per delegittimare le richieste tibetane, Pechino continua da parte sua la campagna contro il Dalai Lama. Un esponente governativo cinese, incaricato dei dialoghi fra Cina e Tibet, ha accusato ieri il Dalai Lama di aver pronunciato “giudizi diffamatori” sulla politica cinese in Tibet. Il governo di Pechino, ha detto Zhu Weiqun, “sa bene che il Dalai non è un leader religioso, ma un indipendentista che deve essere fermato”.

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