23/10/2021, 09.45
CINA
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Onu, 43 nazioni condannano le atrocità di Pechino nello Xinjiang

I cinesi sono accusati di aver incarcerato in lager 1,8 milioni di uiguri, kazaki e kirghisi. Il numero dei firmatari è più che raddoppiato dalla prima denuncia ufficiale del 2020. Fra loro anche la Turchia, sospettata di aver deportato in Cina profughi uiguri in cambio di aiuti economici. Pechino: accuse “prive di fondamento”.

Pechino (AsiaNews) – Almeno 43 nazioni hanno condannato alle Nazioni Unite le atrocità commesse dal governo cinese nei confronti delle minoranze turcofone di fede musulmana che vivono nello Xinjiang e in altre province del Paese. Esse chiedono a Pechino di garantire accesso pieno e illimitato nella sua regione autonoma a osservatori indipendenti per verificare la situazione umanitaria.

La denuncia è contenuta in una dichiarazione letta da Nicolas De Riviere, ambasciatore francese all’Onu, il 21 ottobre. In essa si citano “credibili resoconti” della presenza di una ampia rete di campi di rieducazione politica nello Xinjiang.

Secondo l’Onu, diverse organizzazioni umanitarie media internazionali, dal 2017 le autorità cinesi hanno imprigionato in veri e propri campi di concentramento circa 1,8 milioni di uiguri, kazaki e kirghisi dello Xinjiang. Le accuse si basano sul vaglio di documenti ufficiali di Pechino e su testimonianze dirette di ex detenuti e guardie carcerarie. Esse comprendono una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui tortura e altri trattamenti disumani, sterilizzazioni forzate, stupro e separazione forzata di minori.

I Stati firmatari del documento condannano anche le severe restrizioni imposte alla popolazione musulmana dello Xinjiang, tra cui quelle alla libertà religiosa, di movimento, associazione ed espressione. Essi denunciano anche il vasto sistema di sorveglianza creato dalle autorità cinesi per controllare gli uiguri e le altre minoranze di origine turca.

È la terza dichiarazione di questo tipo presentata all’Onu dal 2019. Alla prima vi hanno aderito 20 Paesi; 40 a quella del 2020. In quella di quest’anno risalta la firma della Turchia, prima assente. Circa 50mila uiguri vivono nel territorio turco. Il governo Erdogan è stato accusato di aver deportato in Cina profughi uiguri in cambio di aiuti economici da Pechino.

I cinesi negano ogni accusa, affermando che quelli nello Xinjiang sono centri di avviamento professionale e progetti per la riduzione della povertà, la lotta al terrorismo e al separatismo. L’ambasciatore di Pechino all’Onu, Zhang Jun, ha respinto il contenuto della dichiarazione, definendolo “infondato”. Il diplomatico cinese ha sottolineato che 80 nazioni sostengono la posizione ufficiale della Cina sullo Xinjiang.

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