05/06/2020, 09.32
VIETNAM - ASIA - ONU
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Onu, in Asia si sfrutta il Covid-19 per reprimere la libertà

L’Alto commissariato per i diritti chiede attenzione per 12 Paesi, Fra questi Filippine, Myanmar, Cina, India, Thailandia e Nepal. Preoccupa la situazione del Vietnam, dove 600 persone sono finite sotto inchiesta per post sui social. Una casa editrice indipendente di Ho Chi Minh City vince l’edizione 2020 del premio Voltaire. 

Ho Chi Minh City (AsiaNews/Agenzie) - L’emergenza innescata dalla pandemia di nuovo coronavirus è usata come pretesto da numerose nazioni dell’Asia-Pacifico, siano esse democrazie liberali o regimi dittatoriali, per limitare la libertà di espressione e i diritti dei cittadini. È l’allarme lanciato da Michelle Bachelet, Alto commissario Onu per i diritti umani (Unhchr), che invita a prestare attenzione alla situazione di almeno 12 Paesi dell’area che, in tempo di Covid-19, hanno represso il dibattito pubblico in nome della lotta alle fake news. 

“Gli arresti per aver espresso malcontento o per presunte diffusione di informazioni false attraverso la stampa e i social media” sottolinea l’Alto commissariato, sono segnalati “in Bangladesh, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Malaysia, Myanmar, Nepal, Filippine, Sri Lanka, Thailandia e Vietnam”. In molte nazioni, le norme introdotte dai governi per contrastare le fake news “sollevano dubbi in tema di diritti umani” e “sono state sfruttate per minare il dibattito pubblico”, in particolare “la critica legittima” alle leadership al potere. 

I governi, spiega la Bachelet, hanno tutto l’interesse “a controllare la diffusione di informazioni” in un contesto pandemico che è per definizione “volatile e sensitivo”, ma quest'opera deve essere “proporzionata” e proteggere comunque “la libertà di espressione”. In tempi di “grande incertezza” medici, giornalisti, attivisti pro diritti umani e opinione pubblica devono poter “esprimere opinioni su questioni di pubblico interesse e vitale importanza”, dalle modalità di cura alla crisi socio-economica legata all’emergenza sanitaria. 

L’Alto commissariato Onu per i diritti umani riferisce che in Vietnam la polizia ha convocato oltre 600 utenti per chiedere spiegazioni in merito a post pubblicati su Facebook inerenti il Covid-19. In molti casi le autorità hanno comminato sanzioni amministrative e ordinato la cancellazione dei posto, ma in almeno due casi si sono accompagnate anche condanne al carcere fino a nove mesi e pene pecuniarie superiori ai mille dollari. 

Il Vietnam era già da tempo sotto la lente di osservazione degli esperti dello Unhchr, per i numerosi casi di restrizioni alla libertà di stampa e alle sentenze di condanna verso persone ed entità che si battono per diritti e libera espressione del pensiero. “Questa crisi - conclude la Bachelet - non deve essere usata come pretesto per reprimere il dissenso o il flusso di informazioni […] Questo dibattito è cruciale per le nazioni, affinché possano costruire un futuro migliore e solido archiviata la crisi”. 

L’allarme lanciato dalle Nazioni Unite sul rispetto dei diritti nel Paese asiatico giunge in contemporanea all’assegnazione di un prestigioso premio a una casa editrice vietnamita. La Liberal Publishing House (Lph), il solo editore indipendente del Paese, ha conquistato l’edizione 2020 del Premio Voltaire assegnato dalla svizzera International Publisher Association. Fondata nel febbraio 2019, la casa editrice con base a Ho Chi Minh City ha più volte sfidato la censura governativa, rendendo fruibili al grande pubblico opere di scrittori dissidenti locali. L’editore opera spesso sotto copertura e, in caso di arresto, rischia fino a 20 anni di galera.

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