03/01/2013, 00.00
SIRIA
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Onu: Sono più di 60mila le vittime del conflitto in Siria

Lo afferma uno studio richiesto dalla Commissione per i diritti umani. Il 76% degli uccisi sono uomini; il 7,5 sono donne. Il commissario Onu: I morti sono causati da entrambe le parti in conflitto. La denuncia di suor Agnes Mariam de la Croix: Un cristiano è stato decapitato e dato in pasto ai cani. L'occidente sostiene gli islamisti.

Ginevra (AsiaNews/Agenzie) - Più di 60mila persone sono state uccise in Siria, dal marzo 2011 - con un'iniziale primavera araba - fino alla guerra civile di oggi: sono cifre fornite dalla Commissione Onu per i diritti umani, che ha diffuso uno studio del centro di ricerche Benetech in cui appare che fino al novembre 2012, in Siria vi sono state 59.648 morti.

Navi Pillay, Commissario Onu, ha detto che ormai tale cifra è superata di molto. Nei giorni scorsi l'opposizione siriana aveva dichiarato che i morti sono 45mila.

Il centro Benetech ha verificato le liste delle vittime fornite da sette fonti diverse, dell'opposizione e del governo e ha mantenuto solo il conto di coloro che appaiono con nome e cognome, la data e il luogo dell'uccisione. Proprio per questo gli autori avvertono che la cifra di 59.648 è quella minimale, dato che vi sono molti morti e molte uccisioni non riportate dalle fonti o mancanti di qualche dato.

Lo studio non riesce a precisare se le vittime sono soldati o civili, ma mostra che il 76,1% degli uccisi sono maschi; il 7,5 sono donne. Dai grafici sulle diverse zone, appare che le aree più colpite sono la periferia di Damasco e la provincia di Homs.

La Pillay ha sottolineato varie volte che i morti sono stati causati da entrambe le parti in conflitto, soldati del governo e gruppi dell'opposizione armata.

Tale affermazione è molto importante perché l'informazione che giunge in occidente è spesso anti-Assad e sottolinea soprattutto le azioni violente dell'esercito regolare. Ma vi sono anche violenze del Free Syrian Army e dei gruppi fondamentalisti islamici che combattono contro il regime baasista.

Nei giorni scorsi, suor Agnes-Mariam de la Croix, superiora carmelitana di un monastero siriano, che ha dovuto trovare rifugio in Libano, ha diffuso la notizia di un cristiano di 38 anni, Andrei Arbashe, il cui corpo decapitato è stato trovato lungo una strada, preda dei cani randagi. La religiosa afferma che l'uomo è stato giustiziato solo perchè il fratello di lui ha espresso giudizi negativi sui ribelli, accusandoli di essere dei banditi.

Suor Agnes Mariam accusa l'occidente di sostenere i ribelli nonostante le crescenti prove delle loro violenze gratuite. "Il mondo democratico e libero sta sostenendo gli islamisti", dice.

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