15/02/2018, 11.45
UZBEKISTAN
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Onu: in Uzbekistan, lo sfruttamento dei bambini nei campi di cotone è ‘giunto alla fine’

Misure “concrete” anche contro il lavoro forzato. Maggiore consapevolezza e libertà di critica. Tutele verso le categorie a rischio e migliori salari. Sussistono ancora differenze fra riforme centrali e l’applicazione a livello locale.

Ginevra (AsiaNews) – In Uzbekistan, “l’uso sistematico del lavoro minorile nella raccolta di cotone è giunto alla fine” e “sono state prese misure concrete per fermare l’utilizzo del lavoro forzato”. A sostenerlo è l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) delle Nazioni unite, in un rapporto pubblicato due giorni fa, in cui si verificano i provvedimenti attuati contro il lavoro minorile e il lavoro forzato nella raccolta di cotone del 2017.

Negli anni del regime del defunto Islam Karimov, ogni ottobre intere scuole erano costrette a chiudere per inviare i giovani studenti a raccogliere il cotone, sottoposti a rigido controllo, con scarso cibo e salari da fame.

Per la compilazione del rapporto sono state interpellate 3mila persone in rappresentanza dei 2,6 milioni di persone impiegate lo scorso anno nella raccolta del cotone. Le interviste sono state condotte senza che fossero annunciate, né che l’intervistato fosse accompagnato. Dall’analisi è emerso che la grande maggioranza dei lavoratori ha scelto di sua volontà di partecipare alla raccolta, e che vi è una maggiore consapevolezza nella società sull’“inaccettabilità” del lavoro minorile e del lavoro forzato. Infine, il documento conferma un dato che l’agenzia aveva già rilevato in precedenza: l’utilizzo sistematico dei bambini nella raccolta è finito grazie a una continua vigilanza, necessaria ad assicurare la loro continuità agli studi nelle scuole.

Nel settembre 2017, il governo ha preso provvedimenti per tutelare le categorie a rischio – studenti e personale medico ed educativo – e innalzato il salario per attrarre un maggior numero di raccoglitori volontari.

“La raccolta di cotone del 2017 ha avuto luogo in un contesto di accresciuta trasparenza e dialogo. Esso ha coinvolto tutti i gruppi della società civile, incluse le voci critiche di singoli attivisti. Questo è un segno incoraggiante per il futuro”, commenta Beate Andrees, direttore della sezione    Fundamental principles and rights at work dell’Ilo. “Tuttavia, c’è ancora una differenza fra la grande quantità di nuovi decreti e riforme emesse dal governo centrale e la capacità di assorbire e attuare questi cambi a livello provinciale e distrettuale.”

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