11/07/2009, 00.00
PAKISTAN
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Onu: miliardi di dollari per lo Swat. Leader islamico annuncia una “sanguinosa rivoluzione”

Alto funzionario delle Nazioni Unite chiede “una risposta generosa” della comunità internazionale per i profughi colpiti dalla guerra fra esercito e talebani. La Croce rossa lancia l’allarme: i monsoni peggioreranno l’emergenza sfollati. Leader della Moschea Rossa promette “un bagno di sangue” se non verrà applicata la Shariah.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – La ricostruzione della valle di Swat e della divisione di Malakand, teatro della guerra fra esercito pakistano ed estremisti islamici, costerà miliardi di dollari Usa. È quanto afferma un alto funzionario Onu, il quale auspica “una risposta generosa” della comunità internazionale in tema di aiuti. Nel Paese, intanto, continua la propaganda dei fondamentalisti: l’ex predicatore della Lal Masjid, la Moschea Rossa di Islamabad, minaccia “un bagno di sangue” se non verrà introdotta la legge islamica.
 
John Holmes, sottosegretario Onu per gli Affari umanitari, avverte che non c’è ancora la garanzia di sicurezza in alcune zone nel nord-ovest del Pakistan – nei pressi del confine con l’Afghanistan – anche se il governo “ha avviato i preparativi per il rientro di una parte degli sfollati”.
 
L’introduzione della Shariah nello Swat, voluta all’inizio dal governo della Provincia di frontiera nord-occidentale (Nwfp) lo scorso febbraio, ha originato un sanguinoso conflitto fra i fondamentalisti – che chiedevano ulteriori concessioni e l’applicazione della legge islamica in tutto il Paese – e l’esercito governativo. La guerra ha causato circa due milioni di profughi, molti dei quali vivono ancora nei centri di accoglienza. Il funzionario Onu chiede “condizioni favorevoli” per il loro rientro, fra cui la garanzia di “servizi di base e la sicurezza”.
 
Il presidente pakistano Asif Ali Zardari ha ringraziato le Nazioni Unite per il lavoro a favore delle vittime della guerra. Egli conferma il rientro, da lunedì 13 luglio, di una prima parte di profughi nelle aree messe in sicurezza dall’esercito. La Croce rossa, intanto, lancia un nuovo allarme: l’arrivo dei monsoni potrebbe peggiorare le condizioni degli sfollati nei campi profughi e chiede il loro trasferimento in zone più protette.
 
Nel frattempo il fondamentalismo islamico pakistano continua la campagna di propaganda, annunciando “uno spargimento di sangue” se non verrà introdotta la legge islamica in tutto il Paese. La nuova invettiva è stata lanciata ieri dal leader religioso Maulana Abdul Aziz, protagonista della rivolta alla Moschea Rossa nel 2007. Durante la preghiera del venerdì egli ha intimato ai “governanti di introdurre la Shariah attraverso l’Assemblea nazionale”, minacciando “una sanguinosa rivoluzione” se la richiesta non verrà accolta.
 
Sempre ieri fonti della Bbc in Pakistan riferivano che Maulana Fazlullah – capo della guerriglia talebana nello Swat – è stato “ferito in modo grave” durante la recente offensiva dell’esercito pakistano ed è “prossimo alla morte”. Fazlullah è il fondatore del movimento talebano che ha preso il potere nella vallata in seguito all’introduzione della legge islamica, guidando la rivolta contro il governo nazionale. Secondo un testimone egli “non ha accesso a cure mediche ed è agonizzante”.  
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