09/04/2020, 13.04
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Oxfam: col coronavirus, mezzo miliardo di persone a rischio povertà

Diminuzione di reddito e consumi per le famiglie legati al coronavirus potrebbero avere un impatto più profondo della crisi finanziaria del 2008. Molte nazioni potrebbero tornare ai livelli di indigenza dei primi anni ’90. Fino a un miliardo di persone in condizioni di “estrema povertà”, quattro miliardi con poco più di 5 dollari al giorno. 

Hong Kong (AsiaNews) - La pandemia di Covid-19, partita dalla Cina e ormai estesa al mondo intero, tanto da far registrare quasi 1,5 milioni di casi, 89mila vittime e mettendo in ginocchio gran parte delle economie, potrebbe spingere alla povertà sino a mezzo miliardo di persone. È l’allarme lanciato oggi dagli esperti di Oxfam, all’interno di un rapporto pubblicato alla vigilia del meeting annuale del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, in programma la settimana prossima. L’obiettivo è calcolare l’impatto della crisi sanitaria (ed economica) sulla povertà globale, nel contesto di una riduzione di reddito e consumi per le famiglie. 

Dallo studio emerge che “la crisi economica che si sta sviluppando in modo rapido, è più profonda di quella finanziaria globale del 2008”. Le stime, prosegue il documento, mostrano che “a prescindere dallo scenario, la povertà globale potrebbe aumentare per la prima volta dal 1990”. Ciò potrebbe riportare alcune nazioni ai livelli [di indigenza] registrati l’ultima volta 30 anni fa.

Gli autori hanno preso in esame vari livelli di povertà, in base alle classificazioni della Banca mondiale; essi vanno dall’estrema povertà, con meno di 1,90 dollari al giorno, fino a un livello di poco superiore, ma pur sempre critico, al di sotto dei 5,50 dollari giornalieri. 

In base allo scenario peggiore, con una contrazione del 20% nelle entrate il numero di persone in condizioni di “estrema povertà” potrebbe crescere passando dalle attuali 434 milioni di persone, fino a 992 milioni di persone nel mondo. Lo stesso scenario vedrebbe il numero di persone che vivono sotto i 5,50 dollari aumentare di 548 milioni, toccando quota 4 miliardi. E le donne sono più a rischio degli uomini, perché lavorano con diritti scarsi o nulli. 

Inoltre, fino a due miliardi di lavoratori non hanno accesso alla malattia retribuita. Per la Banca mondiale la povertà potrebbe avere effetti disastrosi nell’Asia orientale e nella regione del Pacifico, dove 11 milioni di persone finiranno in povertà assoluta. Condizioni già precarie, sovraffollamento e sistema sanitario debole sono fattori che complicano ancor più il quadro.

Nella sola Indonesia potrebbero morire fino a 240mila persone, se non vengono attuate misure di controllo. La crisi economica conseguenza del coronavirus, avvertono gli esperti, potrebbe essere “a livello potenziale ancora peggiore di quella sanitaria”. Nell’arcipelago il tasso di estrema povertà non è elevato, ma moltissime persone vivono poco al di sopra di questa soglia e in caso di chiusura prolungata saranno travolti dalla crisi. Lyn Morgain, capo esecutivo di Oxfam Australia, sottolinea che “sebbene un certo numero di Paesi nel Sud-est asiatico abbiano raggiunto lo status di reddito medio”, lo sviluppo resta “irregolare” e nel substrato permangono “indici di profonda povertà”.

Per contribuire a mitigare l’impatto della crisi coronavirus, Oxfam ha proposto un piano d’azione in sei punti che prevede fra gli altri: finanziamenti e piani di salvataggio per privati e aziende; cancellazione del debito; maggiore sostegno del Fmi e aumento degli aiuti. Inoltre andrebbero tassati patrimoni, profitti extra e speculazioni finanziarie per raccogliere ulteriori fondi. Nel complesso, i governi dovrebbero mobilitare almeno 2500 miliardi di dollari per sostenere le nazioni in via di sviluppo. 

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