26/10/2019, 09.21
ITALIA-FILIPPINE
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P. D’Ambra: Vivere tutte le dimensioni della fede, anche il martirio

Il missionario del Pime riceve il Premio Don Andrea Santoro del Centro missionario della diocesi di Roma. “Viviamo un momento storico in cui tra i musulmani vi è tanta confusione, proiettata all’esterno anche tramite la violenza”. “Il dialogo è un cammino difficile, ma necessario”.

Roma (AsiaNews) – Per i cristiani, al giorno d’oggi è necessario “vivere tutte le dimensioni della fede, compreso il martirio”. Lo dichiara ad AsiaNews p. Sebastiano D’Ambra, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), al quale questa mattina il Centro missionario della diocesi di Roma consegna il Premio Don Andrea Santoro. La cerimonia di assegnazione del riconoscimento, alla sua prima edizione, si è svolta a partire dalle ore 10.30 presso l’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense. Oltre a p. D’Ambra, hanno ricevuto il premio Isabella Bencetti, che lo ha ritirato anche a nome del defunto marito, il diacono Luigi; suor Marzia Feurra e suor Marzia Bacchion, missionarie della Consolata che servono ad Ali Sabieh (Gibuti); e suor María Lourdes Vílchez Morales, delle Maestre cattoliche del Sagrado Corazón de Jesús, a nome della Comunità Intercongregazionale Missionaria di Haiti.

A partire da quest’anno, il premio viene assegnato a chi nel mondo si è distinto per l’impegno nell’annuncio del Vangelo ad Gentes, nel dialogo interreligioso e nella promozione umana. P. D’Ambra svolge la sua opera a Mindanao, isola nel sud delle Filippine. A Zamboanga City, 35 anni fa ha fondato il movimento Silsilah [in arabo: catena, legame ndr]. Il gruppo è una nota presenza di sensibilizzazione culturale, formazione e condivisione, il cui obiettivo è far incontrare cristiani e musulmani. Il sacerdote del Pime è l’attuale segretario esecutivo della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale filippine (Cbcp). “Quando sono stato informato che il Centro missionario della diocesi di Roma mi avrebbe conferito il Premio Don Andrea Santoro – dichiara p. D’Ambra –, ho subito pensato ad un altro sacerdote martire: p. Salvatore Carzedda, missionario del Pime ucciso a Zamboanga nel 1992. Le situazioni che hanno portato al loro martirio sono diverse ma hanno una radice comune; entrambe le vittime erano impegnate nel dialogo, in un contesto difficile e a contatto con i musulmani. In questi giorni, mi è capitato di pensare anche a suor Esther Paniagua Alonso, mia compagna di studi e ora tra i 19 beati martiri d’Algeria”.

“Accettando questo riconoscimento – prosegue il missionario –, ho avuto la possibilità di condividere la missione che stiamo portando avanti nelle Filippine attraverso il movimento Silsilah. Trovo che questa iniziativa della diocesi sia una cosa buona e anche un segno dei tempi. Oggi i cristiani devono essere consapevoli che il cristianesimo richiede di vivere tutte le dimensioni della fede, compreso il martirio”. Ma è opinione diffusa tra i cristiani che il dialogo con il mondo islamico “è impossibile”; ne sarebbero dimostrazione martiri come quello di p. Andrea Santoro. A tal proposito, il sacerdote afferma: “Posso capire chi afferma una cosa del genere. Viviamo un momento storico in cui tra i musulmani vi è tanta confusione, proiettata all’esterno anche tramite la violenza. Spesso la gente assiste al fenomeno in modo superficiale, senza andare in più profondità. Il dialogo è un cammino difficile, ma necessario. Mi auguro che questo premio possa aiutare Roma a lanciare importanti messaggi di pace”.

Storie e testimonianze sono molto utili a promuovere la cultura del dialogo. “Ve ne sono alcune commuoventi – afferma p. D’Ambra –. Esistono persone e gruppi violenti, è vero. Ma se riusciamo a toccare il loro cuore, questi individui riescono a tirar fuori il meglio di sé. Per leggere queste storie, bisogna avere occhi e cuore nuovi. L'aspetto più importante che avvicina cristiani e musulmani è quello della preghiera. Invito sempre, cristiani e musulmani, ad approfondire il lato spirituale della vita. Anche se siamo divisi e vi sono diverse contraddizioni, l'aspirazione umana ci porta sempre verso quest'ultimo. Come afferma la Nostra Aetate, esso è il punto essenziale della ricerca di ogni essere umano”.

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