05/01/2016, 00.00
SIRIA - TERRA SANTA
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P. Dhiya Azziz, parroco in Siria, è stato liberato

Ad annunciarlo è la Custodia di Terra Santa, che esprime soddisfazione per l’esito positivo della vicenda. Al momento non vi sono ulteriori dettagli sul rapimento, per “motivi di riservatezza”. Un ringraziamento verso “quanti ci hanno aiutato ad ottenere la sua liberazione”. La speranza per gli altri sacerdoti e religiosi rapiti.

Damasco (AsiaNews) - P. Dhiya Azziz, francescano di origini irakene, parroco di Yacoubieh (in Siria), rapito in Siria l’antivigilia di Natale, “è stato liberato” e “sta bene”. Ad annunciarlo, con un breve comunicato diffuso nella serata di ieri, è la stessa Custodia di Terra Santa che aveva dato la notizia del suo rapimento a Santo Stefano. “Per motivi di riservatezza - prosegue la nota - non possiamo fornire ulteriori dettagli”, ma “desideriamo ringraziare quanti hanno ci hanno aiutato ad ottenere la sua liberazione”. 

Interpellate da AsiaNews, fonti della Custodia esprimo “soddisfazione” per la liberazione del sacerdote rapito ma, al momento, non vi sono ulteriori commenti ufficiali sulla vicenda. Una cautela d’obbligo, per non divulgare dettagli sul sequestro e compromettere le trattative per giungere alla liberazione di altri sacerdoti e religiosi nelle mani di gruppi terroristi o bande criminali comuni.

L’ultimo contatto ufficiale risaliva alla mattina del 23 dicembre, verso le 9, quando a bordo di un taxi partito da Lattakia si stava dirigendo verso Yacoubieh, passando per Hama. Egli rientrava in parrocchia per celebrare le festività natalizie con i fedeli, dopo una breve visita in Turchia a trovare i genitori e la famiglia, che si è rifugiata oltreconfine dopo l’arrivo dello Stato islamico (SI) a Karakosh, in Iraq, suo Paese natale. Poi da quel momento, non vi sono state più notizie del religioso e degli altri passeggeri a bordo del taxi, sino alla notizia della liberazione diffusa ieri sera. Dietro il sequestro vi sono con tutta probabilità gruppi estremisti o bande criminali, che sfruttano i rapimenti (e i riscatti) per alimentare la loro rete terrorista e combattente. 

P. Dhya Azziz è nato a Mosul, l’antica Ninive, in Iraq, il 10 gennaio 1974. Dopo alcuni studi presso l’Istituto medico della sua città, ha abbracciato la vita religiosa e dopo il noviziato ad Ain Karem, ha emesso la prima professione dei voti religiosi il 1° Aprile 2002. Nel 2003 si è trasferito in Egitto, dove è rimasto per diversi anni. Nel 2010 rientra in Custodia e viene inviato ad Amman. È successivamente trasferito in Siria, a Lattakia. Si è reso poi disponibile su base volontaria ad assistere la comunità di Yacoubieh, nella regione dell’Oronte (provincia di Idlib, distretto di Jisr al-Chougour), in un contesto di grave pericolo in quanto sotto il controllo delle milizie di al-Nusra.

Già nel luglio scorso egli era stato oggetto di un sequestro lampo, che si è concluso in modo positivo nel giro di pochi giorni con la sua liberazione. In un primo momento i sospetti si sono rivolti ai miliziani di al-Nusra, emanazione di al Qaeda in Siria; tuttavia, i leader del movimento hanno negato ogni coinvolgimento. Con tutta probabilità egli era stato prelevato da un altro gruppo jihadista che sperava di ottenere un ingente riscatto.

Dall'inizio del conflitto siriano, le milizie jihadiste e i gruppi combattenti hanno sequestrato diverse personalità di primo piano della comunità cristiana locale. Fra queste ricordiamo i due vescovi, il metropolita Boulos Yazigi (della Chiesa ortodossa di Antiochia) e il metropolita Mar Gregorios Youhanna Ibrahim (della Chiesa siro-ortodossa) prelevati il 22 aprile 2013. E ancora, il sacerdote p. Jacques Mourad, della Chiesa siro-cattolica, per cinque mesi nelle mani dello Stato islamico (Daesh). A loro si aggiunge il padre gesuita Paolo Dall'Oglio, sacerdote di origini italiane rapito in Siria il 29 luglio 2013, e altri due sacerdoti, assieme a diversi volontari laici, fra cui due ragazze italiane poco più che ventenni, liberate a metà gennaio. Sempre lo scorso anno i miliziani hanno sequestrato un gruppo formato da 13 suore a nord di Damasco, rilasciate dopo qualche mese in seguito a uno scambio di prigionieri.

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