30/05/2012, 00.00
SRI LANKA
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P. Srilal, “martire dello Sri Lanka” per aver denunciato abusi e violenze della guerra

di Melani Manel Perera
Il sacerdote andava di casa in casa spiegando alla gente cosa stava accadendo. Gli amici e i parrocchiani di Koongodamulla, la sua ultima chiesa, lo ricordano come un modello di giustizia e coraggio, per aver saputo vivere fino in fondo la Parola di Dio. Scomparso“nel sonno” il 19 gennaio 1990, secondo molti è stato assassinato perché troppo scomodo.

Colombo (AsiaNews) - Un "modello" di giustizia e coraggio per il popolo dello Sri Lanka, un "sacerdote fino al midollo", che ha vissuto predicando e praticando la Parola di Dio. Così p. Terrence Fernando, coordinatore dell'ufficio per i Diritti umani della diocesi di Colombo, ricorda p. Srilal Amaratunga, noto per aver denunciato pubblicamente omicidi, sparizioni forzate, rapimenti e abusi in piena guerra civile, e scomparso in circostanze misteriose il 19 gennaio 1990. Ieri ricorreva il suo compleanno. Il suo motto, ricordano gli amici, era "Non facciamo del male agli altri; facciamolo a noi stessi per costruire le loro vite". P. Srilal è considerato uno dei martiri della Chiesa dello Sri Lanka.

Originario del villaggio di Kandana (Western Province, arcidiocesi di Colombo), dopo gli studi liceali p. Srilal è entrato nel seminario di Bangalore, in India (1964). Il 30 aprile 1972 è stato ordinato sacerdote. In 13 anni di servizio, il religioso ha servito diverse parrocchie a Kandy, Chilaw e Colombo. Quando è morto, era parroco di Koongodamulla dal 1985. Qui ha aperto una missione chiamata Abalama, "luogo di riposo".

"Intorno al 1989 - racconta ad AsiaNews p. Terrence - p. Srilal ha iniziato a condannare le terribili violenze che vedeva avvenire nel Paese. Andava di casa in casa nei villaggi, per spiegare alla gente cosa stava accadendo e far capire che 'qualunque fossero le motivazioni, uccidere non è il volere di Dio'.

Circa 17 giorni prima della sua morte, p. Srilal seppellisce i corpi di due uomini, trovati senza vita vicino alla chiesa. Da quel momento, uomini delle forze armate in borghese iniziano a seguirlo. Il 18 gennaio 1990, egli parla in modo molto duro della situazione durante un incontro con altri sacerdoti: "Andiamo dai potenti della zona, ci sono corpi carbonizzati ovunque, chiediamo loro di fermare tutto questo". La mattina seguente, un amico di p. Srilal si reca da lui per parlare ancora di quanto detto al raduno. Aspetta per oltre un'ora; chiedendo informazioni del ritardo, alcuni gli rivelano che il sacerdote è morto nel sonno. Il rapporto della polizia parla di morte naturale, ma quelli che l'hanno trovato descrivono un corpo con evidenti segni sul collo.

Suranga Wanniarrachi, parrocchiano di Koongodamulla all'epoca ragazzo, racconta: "Una settimana prima della sua scomparsa, p. Srilal mi aveva chiamato, dicendomi di prendermi cura dei più poveri, 'Come cristiano sei stato scelto per dedicarti a loro'. Egli aveva capito che stava affrontando dei rischi. Ha voluto darmi il suo ultimo insegnamento, e grazie a lui ho avuto una vita bella e piena". 

 

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