11/07/2007, 00.00
ITALIA – FILIPPINE
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P. Zanchi: padre Bossi sta continuando la sua missione, in modo diverso, non programmato da lui

Il superiore generale del PIME, durante la messa per il sacerdote rapito, ricorda le parole di Paolo, “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?”, per invitare alla speranza. La giornata di preghiera è stata celebrata nei cinque continenti.
Roma (AsiaNews) – Padre Giancarlo “sta continuando la sua missione, in modo diverso, non programmato da lui” e, condividendo la “compassione” di Gesù, sta comunicando ai suoi sequestratori il messaggio del perdono e dell’amore. E’ la speranza il segno che ha maggiormente caratterizzato la celebrazione eucaristica presieduta dal superiore generale del PIME, padre Gian Battista Zanchi, nella casa generalizia di Roma, colma di fedeli, e concelebrato da tutti i missionari dell’Istituto presenti in città. Speranza fondata sulla fede, evocata nella frase paolina “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” che anche in questo momento padre Zanchi vuole “risuoni nella mente e nel cuore di padre Giancarlo”.
 
Con accenti diversi, lo stessa speranza e la stessa fede sono risuonate, oggi, nei cinque continenti, in tutte le case dei missionari del PIME, uniti in una preghiera che, cadenzata dal calare del sole nelle regioni del mondo, ha coperto l’intero giorno. Televisioni e giornali, accorsi non solo a Roma, ne stanno allargando l’eco.
 
Paolo, dunque, nelle parole di padre Zanchi, “esprime la sua persuasione innegabile: nessun ostacolo potrà mai spegnere la sua fede nell’amore di Dio e di Cristo per noi. Questa, dice Paolo, è la sua missione come evangelizzatore: annunciare che Dio ama l’umanità in Cristo e darne conferma subito con la propria testimonianza personale. Paolo dice che Dio si è servito di lui come di un esempio per dimostrare quanto è grande la sua magnanimità. ‘…Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua longanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna’ (1Tim 1,15-16)”.
 
“Vorremmo – ha proseguito il superiore generale del PIME - che queste parole, piene di fede, di Paolo: ‘Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?’ risuonino nella mente e nel cuore di P. Giancarlo. Come anche queste altre parole del Signore al suo profeta: ‘Ora va’, io ti mando… Non temere. Sono con te per proteggerti’ (Ger 1,8), ‘Sii forte e coraggioso, non temere dunque e non spaventarti perché è con te il Signore tuo Dio, dovunque tu vada’ (Giosuè 1,9)”.
 
“P. Giancarlo – ha detto ancora padre Zanchi - sta continuando la sua missione, in modo diverso, non programmato da lui, prigioniero in un piccolo luogo geografico, rivolto a poche persone: i suoi ‘sequestratori’, ai quali ha un solo messaggio da comunicare: che li perdona, che non farà mai del male né a loro né alle loro famiglie, che li ama e che continuerà ad amarli, anche se lo hanno preso e trattenuto ingiustamente, perché questo è l’insegnamento e l’esempio di Gesù, il missionario per eccellenza”.
 
Prendendo poi spunto dal Vangelo odierno che racconta della guarigione di un indemoniato muto il superiore generale ha sottolineato ciò che caratterizza la “missione” di Gesù. “L’attività di Gesù è presentata come insegnamento, predicazione, guarigione; riguarda tutti ‘tutte le città e i villaggi’; ‘ogni malattia ed infermità’; ed è originata dalla sua ‘compassione’ di fronte alla precaria condizione del popolo, gente che manca di una guida saggia e sicura ed è per questo esposta a ogni tipo di influenza, è stanca, affamata e vaga senza una meta, ha esaurito le forze e ha perso la speranza. Questa condizione del popolo spinge Gesù a coinvolgere i discepoli, li invita a pregare Dio, il padrone della messe, perché mandi operai. Gesù chiede anzitutto di pregare. Ci ricorda che non siamo noi i padroni, né del campo né della messe. Il padrone è Dio, ed è ancora Lui che vuole togliere le persone dalla paralisi in cui si trovano perchè stanche e scoraggiate. Pregare vuol dire essere in comunione con il pastore, muoverci con lui e come lui per radunare chi è solo e disperso, per guarire chi è ferito e malato. Dal pastore vengono l’esempio e la forza: la preghiera ci mantiene svegli e volonterosi, e questo serve a trasformare la compassione in carità e solidarietà”.
 
“Anche oggi tanta gente è stanca e sfinita, delusa, senza speranza, abbandonata a se stessa. Condividere la ‘compassione’ di Gesù significa prestare attenzione alla sofferenza delle persone, farsi prossimo a loro per portare una speranza di vita. E’ quello che ha fatto p. Giancarlo per la gente delle Filippine e di Payao recentemente. Non doveva andare lì. Nell’assemblea regionale del febbraio scorso, alla quale ho partecipato, il P. Giancarlo, appena rientrato dall’Italia, aveva comunicato ai confratelli il suo desiderio/progetto di cominciare un altro tipo di presenza in un piccolo villaggio, condividendo la vita dei contadini, la loro fede, il loro lavoro. Poi è arrivato inaspettato l’invito/proposta dell’Amministratore della Diocesi di Ipil: non potresti tornare nella parrocchia di Payao rimasta senza sacerdote? E’ stato sufficiente manifestare questo bisogno urgente e P. Giancarlo, messo da parte il suo progetto, accetta subito l’invito, con sorpresa del superiore locale”.
 
“Nella zona di Payao il P. Giancarlo aveva vissuto i primi anni di missione, aveva costruito il convento, cioè la casa del parroco, lì con la sua semplicità, con il duro lavoro, anche fisico, con la sua bontà e capacità di stabilire ottime relazioni con tutti aveva conquistato il cuore della gente, cristiana e non. A Payao P. Giancarlo era tornato da pochi mesi e già aveva suscitato gioia, tanto entusiasmo e speranza tra la gente, quando, del tutto inaspettato, è giunto il sequestro. Da quel giorno, domenica 10 giugno, la gente di Payao, sia cristiani che musulmani, si è subito raccolta in preghiera e continua, senza stancarsi e senza interruzioni, a presentare al Signore la sua intercessione per la liberazione di p. Giancarlo. Anche noi, e con noi tutte le comunità Pime sparse nel mondo, in comunione con le comunità cristiane e di altre confessioni religiose, preghiamo per il pronto ritorno di P. Giancarlo. Sono certo che questa preghiera concorde ed incessante che sale a Dio da tante parti, in tante lingue ed espressioni religiose diverse, toccherà il cuore di Dio, che manderà il suo angelo o indicherà la via per la giusta trattativa che porti alla liberazione di P. Giancarlo”.
 
“A Maria, Regina degli apostoli e soprattutto Mamma, - è stata la preghiera conclusiva - affidiamo il P. Giancarlo, perché lo protegga da ogni pericolo e conservi nel suo cuore la pace, la speranza e la pazienza”.
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