24/01/2005, 00.00
INDIA
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Pace e religioni: approfondire la fede per dialogare con gli altri

di Nirmala Carvalho

Un seminario interreligioso in India individua nella conoscenza della propria fede e nel dialogo con le altre, la strada che porta alla pace.

Mumbai (AsiaNews) – Dal 20 al 22 gennaio si è tenuto un convegno interreligioso, alla presenza di vari rappresentanti. Fra i cattolici vi era il card. Ivan Dias di Mumbai e l'arcivescovo di New Delhi, mons. Vincet Concessao. L'incontro era promosso dalla Somaiya Trust, una fondazione umanitaria e culturale. Il suo fondatore, il Dott. S.K. Somaiya è stato insignito del premio "Luminoso" da parte del movimento ecclesiale del Focolare.

Il tema del convegno "Religioni mondiale, insieme per la pace", ha un grande impatto in India dove diversi fondamentalismi si affrontano e si scontrano. Il dott. Somaiya ha sottolineato che nel suo paese tutte le religioni devono combattere il male. Per fare questo occorre nello stesso tempo approfondire la propria fede e rispettare quella degli altri.

Mons. Thomas Dabre, vescovo di Vasai, diocesi a nord di Mumbai, ha detto ad AsiaNews di essere "felice" che il Seminario si sia svolto durante la Settimana di preghiera per l'ecumenismo, "un urgente necessità per i nostri tempi". Nel suo intervento il vescovo ha parlato del ruolo dell'educazione nel cammino verso la pace. "Molte istituzioni, ha detto il vescovo, sembrano più preoccupate del lato accademico dell'insegnamento. Esse dimenticano i valori educativi e la formazione del carattere. Ciò porta spesso al fondamentalismo, al fanatismo e all'anarchia".

Ayaz Memon, direttore del Bombay Times, ha parlato del ruolo dei media nel dialogo interreligioso. Secondo Memon, il seguito ottenuto dal partito fondamentalista indù del BJP (Bharatiya Janata Party) è dovuto alla mancanza di rapporti fra indù e musulmani. Sui musulmani in India pesa anche la situazione internazionale. Memon fa notare che la lotta al terrorismo globale portata avanti soprattutto dagli USA, rischia di presentare il terrorismo solo come "islamico". Questo ha "costretto i musulmani di tutto il mondo a interrogarsi sulla propria identità e a chiarire che non tutti i terroristi  rappresentano l'Islam, allo stesso modo in il sergente Graner di Abu Ghraib  non rappresenta né tutti gli americani, né i cristiani".

Il p. S.M. Michael , verbita, ha sottolineato che la globalizzazione ci sfida a "scoprire il significato della religione e a porre i nostri valori etici e morali come ispirazione per rispondere alle emergenze del mondo contemporaneo". Il dialogo tra indù, musulmani e cristiani non deve rimaner teorico, ma "rivolgersi proprio verso l'attualità, il presente e i suoi problemi".

P. N. Bhagwati, consigliere regionale per l'Asia e Pacifico dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani, ha condannato il fondamentalismo di ogni religione: i fondamentalisti, egli ha detto, "danneggiano non solo la propria religione, ma tutta l'umanità… Essi dimenticano che tutte le religioni hanno diritto di esistere e bisogna lasciare ad ognuno la libertà di decidere quale fede seguire". In India è molto sentito il problema della conversione: i fondamentalisti indù spesso accusano i cristiani di proselitismo. Sull'importanza della libertà religiosa si è soffermato anche il card. Dias, che ha concluso il convegno dichiarando che "la religione deve essere proposta e mai imposta".

In India su una popolazione di 1.027.015.247 abitanti, l'81,5% è induista, l'11% è musulmano e il 2,4% cristiano.

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