27/04/2006, 00.00
Pakistan
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Pakistan, gli ulema vogliono l'estradizione degli autori delle vignette su Maometto

Un gruppo di cittadini ed imam di Karachi ha denunciato alla Corte suprema gli autori e gli editori che hanno ripreso le vignette di Maometto, considerate blasfeme. "Ora – dice l'avvocato che li rappresenta – l'Interpol li deve trascinare davanti ai nostri tribunali".

Karachi (AsiaNews) – La polizia ha accettato di iscrivere nel registro degli indagati di Karachi gli autori delle vignette su Maometto, considerate blasfeme e l'editore danese che le ha pubblicate. La denuncia è stata presentata da Iqbal Haider, un avvocato che rappresenta un gruppo di cittadini ed imam di Karachi chiamato Awami Himayat Tehrik [Movimento a sostegno del popolo ndr].

Fra gli accusati vi sono anche giganti dell'informatica come Yahoo, Google ed Hotmail, considerati colpevoli in quanto "con i loro servizi informatici hanno consentito l'accesso e la visione delle vignette blasfeme". Il legale ha presentato delle denunce anche contro diversi giornali italiani, francesi, irlandesi, norvegesi ed olandesi – che hanno ripubblicato le vignette - ed ha ottenuto il permesso di procedere dalla Corte suprema pakistana. "Ora – dice Haider – il governo deve contattare l'Interpol, che a sua volta deve trascinare i colpevoli davanti ai nostri tribunali".

Secondo il procuratore governativo Makhdoom Ali Khan, tuttavia, "le corti pakistane non possono avere alcuna giurisdizione sul caso, che comunque avrebbe bisogno di essere provato in maniera inattaccabile".

All'origine della questione vi sono le famose 12 vignette satiriche su Maometto, pubblicate a settembre dal Jyllands-Posten. Una, ad esempio, raffigura il profeta con un turbante a forma di bomba, un'altra gli fa dire a fumanti kamikaze che arrivano tra le nuvole che "non ci sono più vergini",  ironizzando sul premio che nel paradiso islamico spetta ai martiri.

Nel mondo islamico quasi nessuno le ha viste, ma le accuse lanciate da uomini politici e media hanno dato il via a reazioni crescenti e sempre più violente da parte di gruppi islamici di tutto il mondo. Solo in Pakistan le proteste e gli scontri che si sono susseguiti per settimane hanno provocato sei morti, fra cui un bambino di otto anni.

Il Codice penale pakistano considera la pubblicazione dell'immagine di Maometto – visto in positivo od in negativo – come un reato. La cosiddetta legge sulla blasfemia corrisponde all'articolo 295, commi b e c, del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto.

Dal 1986, anno in cui è entrata in vigore, decine di cristiani sono stati uccisi per aver diffamato l'islam, 560 persone sono state accusate, 30 sono ancora in attesa di giudizio. Molto spesso la legge viene utilizzata per eliminare avversari e nemici.

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