11/05/2007, 00.00
BRASILE – VATICANO
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Papa: è da Dio che viene la vera rivoluzione

Davanti a più di un milione di persone, Benedetto XVI ha proclamato il primo santo nato in Brasile. L’Eucaristia, che unisce Dio all’uomo, rende i cattolici “portatori di quella pace che il mondo non riesce a dare”, dà orientamento e contenuti alla pastorale sociale, offre al mondo “vite limpide, anime chiare, intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere”.

San Paolo (AsiaNews) – L’Eucaristia è il punto centrale dell’insegnamento di Benedetto XVI: a questa “ineffabile manifestazione dell'amore di Dio per l'umanità” ha dedicato già un documento, della sua centralità ha parlato oggi, durante la messa di canonizzazione del primo santo nato in Brasile, Antonio de Sant’Ana Galvao. E’ parlando di questo francescano vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo – che fu confessore stimato, predicatore straordinario, fondatore di un istituto per religiose e ritiri spirituali, scrittore – che il Papa ha indicato nell’unità con l’amore divino che si manifesta nell’Eucaristia, della quale il nuovo santo fu “ardente adoratore”, ciò che rende i cattolici “portatori di quella pace che il mondo non riesce a dare”, dà orientamento e contenuti alle iniziative di pastorale sociale, offre al mondo “vite limpide, anime chiare, intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere”. Perché “solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo”.

C’è più di un milione di persone sulla grande spianata di Campo di Marte, cui fanno da sfondo i grattaceli di San Paolo, ad ascoltare il Papa e ad assistere ad un evento che per il Paese non ha precedenti. In una splendida mattinata di sole, la folla accoglie Benedetto XVI cantando la "marcia papale" che è stata composta per lui, saluta agitando bandiere e bandierine nazionali, cappellini e fazzoletti multicolori. La gente grida quando il Papa annuncia l’iscrizione di padre Galvao tra i santi e dà ritmo brasiliano al "Gloria" che canta agitando a tempo mani, bandiere e cappelli.

Al terzo giorno del suo viaggio in Brasile, Benedetto XVI appare contento ed un po’ stanco. Nell’Eucaristia, dice, “è contenuto tutto il bene spirituale della Chiesa”. Essa “occupa un luogo privilegiato nel cuore dei cristiani. Essi devono poter conoscere la fede della Chiesa, attraverso i suoi ministri ordinati, per l'esemplarità con cui compiono i riti prescritti, che indicano sempre nella liturgia eucaristica il centro di tutta l'opera di evangelizzazione. I fedeli, a loro volta, devono cercare di ricevere e venerare il Santissimo Sacramento con pietà e devozione, desiderando accogliere il Signore Gesù con fede, e sapendo ricorrere, ogni volta che sarà necessario, al Sacramento della riconciliazione per purificare l'anima da ogni peccato grave”.

“Uniti con il Signore nella suprema comunione dell’Eucaristia e riconciliati con Lui e con il nostro prossimo – ha proseguito - saremo così portatori di quella pace che il mondo non riesce a dare. Potranno gli uomini e le donne di questo mondo trovare la pace, se non saranno coscienti della necessità di riconciliarsi con Dio, con il prossimo e con sé stessi?”. Esemplare, anche in questo, il comportamento del nuovo santo, che fu definito “uomo di pace e di carità”.  “La fama della sua immensa carità non conosceva limiti. Persone di tutta la geografia nazionale andavano da Fra Galvao, che tutti accoglieva paternamente. Vi erano poveri, infermi nel corpo e nello spirito, che imploravano il suo aiuto”.

L’esempio è quello di Gesù, che “amò fino a dare la propria vita per noi sulla Croce. Anche l'azione della Chiesa e dei cristiani nella società deve possedere questa stessa ispirazione. Le iniziative di pastorale sociale, se sono orientate verso il bene dei poveri e degli infermi, portano in sé stesse questo sigillo divino. Il Signore conta su di noi e ci chiama amici, perché soltanto a coloro che amiamo in questo modo siamo capaci di dare la vita offerta da Gesù mediante la sua grazia”.

E’ ancora citando l’esempio del nuovo santo che Benedetto XVI è tornato ad affrontare il tema del matrimonio, del quale aveva parlato ieri sera ai giovani. “Come suonano attuali per noi, che viviamo in un’epoca così piena di edonismo, -ha detto oggi -  le parole scritte nella formula della sua consacrazione: ‘Toglimi piuttosto la vita, prima che io offenda il tuo benedetto Figliuolo, mio Signore’. Sono parole forti, di un'anima appassionata, parole che dovrebbero far parte della normale vita di ogni cristiano, sia esso consacrato o meno, e risvegliano desideri di fedeltà a Dio sia dentro che fuori del matrimonio. Il mondo ha bisogno di vite limpide, di anime chiare, di intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere. È necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio”.

 

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