14/10/2012, 00.00
VATICANO
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Papa: difficile, ma non impossibile per chi è ricco entrare nel regno dei cieli

All'Angelus Benedetto XVI ricorda l'invito di Gesù a quanti possiedono beni. Molti nella storia della Chiesa "hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità. Pensiamo solo a san Francesco, a santa Elisabetta d'Ungheria o a san Carlo Borromeo". Ieri beatificati a Praga "i primi Beati dell'Anno della fede, e sono martiri: ci ricordano che credere in Cristo significa essere disposti anche a soffrire con Lui e per Lui".

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile": il monito di Gesù al giocane ricco del quale parla il Vangelo di oggi è stato commentato da Benedetto XVI che, prima della recita dell'Angelus, alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro ha ricordato l'esempio di quanti "hanno usato i propri beni in modo evangelico, raggiungendo anche la santità. Pensiamo solo a san Francesco, a santa Elisabetta d'Ungheria o a san Carlo Borromeo".

E dopo la recita della preghiera mariana, ha parlato della beatificazione, ieri, a Praga, di Federico Bachstein e tredici confratelli dell'ordine dei Frati Minori. "Essi furono uccisi nel 1611 a causa della loro fede. Sono i primi Beati dell'Anno della fede, e sono martiri: ci ricordano che credere in Cristo significa essere disposti anche a soffrire con Lui e per Lui". "Non abbiamo paura - ha aggiunto nel saluto  in francese - di vivere e proclamare la nostra fede in Dio. Ancora oggi, vivere per Dio ci obbliga a compiere delle scelte. A volte sono difficili, ma sappiamo che Dio ci accompagna e ci aiuta a fare il bene, perché la sua grazia ci precede sempre".

"Il Vangelo di questa domenica (Mc 10,17-30) - le parole del Papa prima dell'Angelus - ha come tema principale quello della ricchezza. Gesù insegna che per un ricco è molto difficile entrare nel Regno di Dio, ma non impossibile; infatti, Dio può conquistare il cuore di una persona che possiede molti beni e spingerla alla solidarietà e alla condivisione con chi è bisognoso, con i poveri, ad entrare cioè nella logica del dono. In questo modo essa si pone sulla via di Gesù Cristo, il quale - come scrive l'apostolo Paolo - «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). Come spesso avviene nei Vangeli, tutto prende spunto da un incontro: quello di Gesù con un tale che «possedeva molti beni» (Mc 10,22). Costui era una persona che fin dalla sua giovinezza osservava fedelmente tutti i comandamenti della Legge di Dio, ma non aveva ancora trovato la vera felicità; e per questo domanda a Gesù come fare per «avere in eredità la vita eterna» (v. 17). Da una parte egli è attratto, come tutti, dalla pienezza della vita; dall'altra, essendo abituato a contare sulle proprie ricchezze, pensa che anche la vita eterna si possa in qualche modo «acquistare», magari osservando un comandamento speciale. Gesù coglie il desiderio profondo che c'è in quella persona, e - annota l'evangelista - fissa su di lui uno sguardo pieno d'amore: lo sguardo di Dio (cfr v. 21). Ma Gesù capisce anche qual è il punto debole di quell'uomo: è proprio il suo attaccamento ai suoi molti beni; e perciò gli propone di dare tutto ai poveri, così che il suo tesoro - e quindi il suo cuore - non sia più sulla terra, ma in cielo, e aggiunge: «Vieni! Seguimi!» (v. 21). Quel tale, però, invece di accogliere con gioia l'invito di Gesù, se ne va via rattristato (cfr v. 22), perché non riesce a distaccarsi dalle sue ricchezze, che non potranno mai dargli la felicità e la vita eterna".

"E' a questo punto che Gesù dà ai discepoli - e anche a noi oggi - il suo insegnamento: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!» (v. 23). A queste parole, i discepoli rimasero sconcertati; e ancora di più dopo che Gesù ebbe aggiunto: «E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Ma, vedendoli attoniti, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio» (cfr vv. 24-27). Così commenta San Clemente di Alessandria: «La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita» (Quale ricco si salverà?, 27, 1-2).

"Chiediamo a Dio - ha detto infine nel saluto in inglese - cosa possiamo fare di più, specialmente per il povero, colui che è solo, malato e sofferente".

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