20/03/2013, 00.00
VATICANO
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Papa: "ferma volontà" di proseguire verso l'unità dei cristiani

Udienza alle delegazioni delle Chiese cristiane e delle altre confessioni religiose presenti ieri alla messa d'inizio del pontificato. Per la Chiesa cattolica l'ecumenismo è un "dovere". Lo "specialissimo vincolo spirituale" che lega i cristiani agli ebrei. Ai musulmani per due volte ripete "l'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose". I non credenti che cercano la verità "nostri preziosi alleati nell'impegno a difesa della dignità dell'uomo".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Papa Francesco ha la "ferma volontà" di proseguire nel cammino ecumenico per la "nobilissima causa" dell'unità dei cristiani, ha fiducia che potrà continuare il "fraterno dialogo" con il popolo ebraico, "apprezza" la presenza di musulmani alla cerimonia per l'inizio del pontificato, con i quali promuovere "amicizia e rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose", frase che ripete due volte. E tutti i credenti "possono fare molto" non solo per promuovere pace e giustizia, ma anche per "tenere viva nel mondo la sete dell'assoluto, non permettendo che prevalga una visione della persona umana ad una sola dimensione, secondo cui l'uomo si riduce a ciò che produce e a ciò che consuma: è questa una delle insidie più pericolose per il nostro tempo". L'incontro di questa mattina con le 33 delegazioni di Chiese e confessioni religiose, cristiane e non, intervenute alla messa di inizio del "servizio" del nuovo Papa è stata occasione per una delle prime indicazioni sulle linee del pontificato per quanto riguarda i rapporti con i cristiani e con le altre religioni ed anche con coloro che "pur non appartenendo a nessuna religiosa si sentono vicini alla verità e alla bellezza", pur ricordati oggi.

Il Papa risponde al caloroso e denso saluto del patriarca Bartolomeo chiamandolo Andrea, cioè con il nome dell'apostolo fondatore e patrono del Patriarcato. "Ieri mattina - aggiunge - durante la Santa Messa, attraverso le vostre persone ho riconosciuto spiritualmente presenti le comunità che rappresentate. In questa manifestazione di fede mi è parso così di vivere in maniera ancor più pressante la preghiera per l'unità tra i credenti in Cristo e insieme di vederne in qualche modo prefigurata quella piena realizzazione, che dipende dal piano di Dio e dalla nostra leale collaborazione".
Francesco fa quindi un duplice riferimento al legame tra l'inizio del pontificato, l'Anno della fede e il cinquantesimo del Vaticano II. Annuncia che desidera continuare l'iniziativa dell'Anno della fede, voluto "con intuizione veramente ispirata" da Benedetto XVI e torna a citare Giovanni XXIII. "Insieme con voi - dice - non posso dimenticare quanto quel Concilio abbia significato per il cammino ecumenico. Mi piace ricordare le parole che il beato Giovanni XXIII, di cui ricorderemo tra breve il Cinquantesimo della scomparsa, pronunciò nel memorabile discorso di inaugurazione: 'La Chiesa Cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di quell'unità che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell'imminenza del suo sacrificio; essa gode di pace soavissima, sapendo di essere intimamente unita a Cristo in quelle preghiere'".

"Sì, cari fratelli e sorelle in Cristo, sentiamoci tutti intimamente uniti alla preghiera del nostro Salvatore nell'Ultima Cena, alla sua invocazione: ut unum sint. Chiediamo al Padre misericordioso di vivere in pienezza quella fede che abbiamo ricevuto in dono nel giorno del nostro Battesimo, e di poterne dare testimonianza libera, gioiosa e coraggiosa. Sarà questo il nostro migliore servizio alla causa dell'unità tra i cristiani, un servizio di speranza per un mondo ancora segnato da divisioni, da contrasti e da rivalità. Più saremo fedeli alla sua volontà, nei pensieri, nelle parole e nelle opere, e più cammineremo realmente e sostanzialmente verso l'unità".

Rivolgendosi poi al "popolo ebraico" ricorda lo "specialissimo vincolo spirituale" che li lega ai cristiani. Citando la "Nostra aetate" ripete che "la Chiesa di Cristo riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè, e nei profeti". "Vi ringrazio - dice ancora - della vostra presenza e confido che, con l'aiuto dell'Altissimo, potremo proseguire proficuamente quel fraterno dialogo che il Concilio auspicava e che si è effettivamente realizzato, portando non pochi frutti, specialmente nel corso degli ultimi decenni".

Rivolgendosi poi ai musulmani la cui presenza è "un segno tangibile della volontà di crescere nella stima reciproca e nella cooperazione per il bene comune dell'umanità", il Papa sottolinea come "la Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza che ha la promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose. Questo voglio ripeterlo: promozione dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni religiose"

"Sappiamo - dice ancora - quanta violenza abbia prodotto nella storia recente il tentativo di eliminare Dio e il divino dall'orizzonte dell'umanità, e avvertiamo il valore di testimoniare nelle nostre società l'originaria apertura alla trascendenza che è insita nel cuore dell'uomo". "In ciò - conclude -  sentiamo vicini anche tutti quegli uomini e donne che, pur non riconoscendosi appartenenti ad alcuna tradizione religiosa, si sentono tuttavia in ricerca della verità, della bontà e della bellezza - questa verità: bontà è bellezza - di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell'impegno a difesa della dignità dell'uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato".

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