18/06/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: il cristiano di oggi deve pregare, ma anche dedicarsi all’azione

All’udienza generale Benedetto XVI illustra la figura di Isidoro di Siviglia, del quale sottolinea la cultura enciclopedica e l’insegnamento sulla necessità della giusta mediazione tra il desiderio della vita contemplativa e il dovere di dedicarsi al servizio degli altri.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Anche oggi, all’inizio del terzo millennio, i cristiani debbono pregare, ma insieme agire per il bene del prossimo: la preghiera è indispensabile, ma non disgiunta dall’azione, mossa dalla carità, al servizio degli altri. E’ l’insegnamento sulla necessità della giusta mediazione tra il desiderio della vita contemplativa e il dovere di dedicarsi al servizio degli altri, che ancora oggi dà Sant’isidoro di Siviglia, padre della Chiesa, vissuto tra il VI ed il VII secolo, al quale Benedetto XVI ha dedicato la sua riflessione per l’udienza generale di oggi.
 
Alle 20mila persone presenti in Piazza San Pietro, il Papa ha sottolineato la riflessine di Isidoro, “ritenuto l’ultimo dei Padri cristiani dell’antichità”, per il quale, nell’imitazione di Cristo che aveva una vita attiva e al tempo stesso si ritirava “sul monte” in preghiera, il cristiano “si dedica alla contemplazione senza negarsi alla vita attiva, comportarsi diversamente non sarebbe giusto, infatti come si deva amare Dio con la contemplazione così si deve amare il prossimo con l'azione”.
 
Ripercorrendo la vita di Isidoro, Benedetto XVI ha evidenziato che egli era fratello del vescovo Leandro - al quale successe nel 599 - che lo fece crescere in un ambiente confacente alla vita di un monaco studioso. Avevano una ricca biblioteca di opere classiche pagane e cristiane e fu spinto ad una “disciplina molto forte nel dedicarsi all’apprendimento”. Come si evidenzia nelle sue opere aveva interesse per tutti i campi della cultura, una “conoscenza enciclopedica” ed una produzione letteraria che va da Cicerone a Gregorio Magno.
 
Per capirlo meglio occorre ricordare la complessità delle situazioni politiche nelle quali visse. In fanciullezza “sperimentò l’amarezza dell’esilio”, ebbe però “l’ebbrezza di contribuire alla formazione di un popolo che ritrova la sua unità politica e religiosa”. Conobbe enormi difficoltà come i rapporti con eretici ed ebrei. “Problemi che appaiono concreti anche oggi, soprattutto se si pensa a quello che accade in alcune regioni ove sembra di assistere a situazioni assai simili a quelle della penisola iberica del VI secolo”.
 
“Uomo dalle contrapposizioni dialettiche accentuate”, sperimento lo stesso conflitto interiore avuto da papa Gregorio Magno, del quale fu amico, e Sant’Agostino, “tra il desiderio di solitudine per meditare e le esigenze della carità verso i fratelli, della cui salvezza si sentiva, come vescovo, incaricato”. Gli uomini di Dio, affermava, non desiderano affatto di dedicarsi alle cose secolari e gemono quando vengono caricati di responsabilità, ma accettano ciò che avrebbero voluto fuggire ed evitare, se quella è la volontà di Dio.
 
“Questa sintesi di una vita che cerca la contemplazione di Dio, il dialogo con Dio nella preghiera e nella lettura della Sacra Scrittura, e l'azione al servizio della comunità umana; questa sintesi è la grande lezione di Isidoro a noi cristiani di oggi che siamo chiamati a testimoniare Cristo all’inizio di un nuovo millennio”.
 
Nel corso dell’udienza, nei saluti in inglese, il Papa ha rivolto un “caloroso saluto” a “un gruppo di sopravvissuti all'Olocausto presenti oggi”.
 
FOTO: Credit CPP
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