29/07/2007, 00.00
VATICANO
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Papa: la corsa agli armamenti si trasformi in aiuto allo sviluppo

Ricordando i 50 anni della nascita della Aiea, Benedetto XVI esprime condivisione per i suoi fini: scoraggiare la proliferazione nucleare, promuovere il disarmo e l’uso pacifico dell’energia atomica per il progresso. Appello per il rilascio degli ostaggi coreani in Afghanistan.

Castel Gandolfo (AsiaNews) - Fermare la proliferazione nucleare, promuovere il disarmo e destinare l’energia atomica a pacifici programi di sviluppo economico, a favore soprattutto dei più poveri. Sono gli obiettivi dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica, i 50 anni della quale sono stati ricordati oggi dal Papa che ha sottolineato il fatto che la Santa Sede fa parte di tale agenzia dell’Onu e ne condivide gli obiettivi.

Giunto venerdì scorso a Castel Gandolfo da Lorenzago di Cadore, nelle Dolomiti bellunesi, dove ha trascorso un periodo di riposo, all’Angelus Benedetto XVI ha anche lanciato un appello per la liberazione dei 22 sudcoreani rapiti in Afghanistan, come egli stesso ha evidenziato. Nelle parole dopo la recita della preghiera mariana, infatti, non ha nominato né i rapiti, né i talebani. “Si va diffondendo tra gruppi armati – le sue parole - la prassi di strumentalizzare persone innocenti per rivendicare fini di parte. Si tratta – ha proseguito - di gravi violazioni della dignità umana, che contrastano con ogni elementare norma di civiltà e di diritto e offendono gravemente la legge divina. Rivolgo il mio appello affinché gli autori di tali atti criminosi desistano dal male compiuto e restituiscano incolumi le loro vittime”.
 
Prima dell’Angelus, ai fedeli che hanno festosamente riempito il cortile interno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha ricordato che all’Angelus di domenica scorsa aveva rievocato le parole di Benedetto XV contro “l’inutile strage” che si stava compiendo durante la Prima guerra mindiale. “Domenica scorsa – ha detto - ricordando la “Nota” che il 1° agosto di 90 anni fa il Papa Benedetto XV indirizzò ai Paesi belligeranti nella prima guerra mondiale, mi sono soffermato sul tema della pace”.
 
“Ora – ha proseguito - una nuova occasione mi invita a riflettere su un altro importante argomento connesso con tale tema. Proprio oggi, infatti, ricorre il 50° anniversario dell’entrata in vigore dello Statuto dell’A.I.E.A., l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, istituita con il mandato di
“sollecitare ed accrescere il contributo dell’energia atomica alle cause della pace, della salute e della prosperità in tutto il mondo” (art. II dello Statuto). La Santa Sede, approvando pienamente le finalità di tale Organismo, ne è membro fin dalla sua fondazione e continua a sostenerne l’attività. I cambiamenti epocali avvenuti negli ultimi 50 anni evidenziano come, nel difficile crocevia in cui l’umanità si trova, sia sempre più attuale e urgente l’impegno di incoraggiare la non proliferazione di armi nucleari, promuovere un progressivo e concordato disarmo nucleare e favorire l’uso pacifico e sicuro della tecnologia nucleare per un autentico sviluppo, rispettoso dell’ambiente e sempre attento alle popolazioni più svantaggiate. Auspico pertanto – ha aggiunto - che vadano a buon fine gli sforzi di coloro che lavorano per perseguire con determinazione questi tre obiettivi, nell’intento di far sì che “le risorse in tal modo risparmiate possano essere impiegate in progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli abitanti e, in primo luogo, dei più poveri” (Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2006, n. 13). E’ bene infatti ribadire anche in questa occasione – ha detto ancora - come ‘alla corsa agli armamenti si deve sostituire uno sforzo comune per mobilitare le risorse verso obiettivi di sviluppo morale, culturale ed economico, ridefinendo le priorità e le scale di valori’ (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2438)”.
 
“Affidiamo nuovamente all’intercessione di Maria Santissima – ha concluso - la nostra preghiera per la pace, in particolare affinché le conoscenze scientifiche e tecniche vengano sempre applicate con senso di responsabilità e per il bene comune, nel pieno rispetto del diritto internazionale. Preghiamo perché gli uomini vivano in pace, e si sentano tutti fratelli, figli di un unico Padre: Dio”.
 
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