24/03/2019, 12.17
VATICANO
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Papa: la possibilità della conversione non è illimitata; è necessario coglierla subito

Oggi la Giornata in memoria dei missionari martiri: “nel corso del 2018, in tutto il mondo numerosi vescovi, sacerdoti, suore e fedeli laici hanno subito violenze; mentre sono stati uccisi quaranta missionari, quasi il doppio rispetto all’anno precedente.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La misericordia di Dio ci lascia del tempo per convertirci, ma “la possibilità della conversione non è illimitata; perciò è necessario coglierla subito; altrimenti essa sarebbe perduta per sempre”. E’ il monito che papa Francesco ha tratto dalla parabola del fico sterile contenuta nel Vangelo di oggi, commentato prima della recita dell’Angelus.

Alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita della preghiera mariana, il Papa ha anche ricordato che oggi si celebra la Giornata in memoria dei missionari martiri e che “nel corso del 2018, in tutto il mondo numerosi vescovi, sacerdoti, suore e fedeli laici hanno subito violenze; mentre sono stati uccisi quaranta missionari, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Ricordare questo calvario contemporaneo di fratelli e sorelle perseguitati o uccisi a motivo della loro fede in Gesù – ha detto - è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa, ma anche uno stimolo a testimoniare con coraggio la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre l’odio e la violenza con il suo amore”.

In precedenza, Francesco aveva ricordato che nella parabola raccontata da Gesù un uomo ha piantato un fico nella propria vigna che non produce frutti e allora decide di farlo tagliare. Ma il contadino al quale ha affidato il compito chiede al padrone di avere pazienza e gli domanda una proroga di un anno. “Il padrone – ha evidenziato Francesco - raffigura Dio Padre e il vignaiolo è immagine di Gesù, mentre il fico è simbolo dell’umanità indifferente e arida. Gesù intercede presso il Padre in favore dell’umanità e lo fa sempre e lo prega di attendere e di concederle ancora del tempo, perché in essa possano germogliare i frutti dell’amore e della giustizia. Il fico che il padrone della parabola vuole estirpare rappresenta una esistenza sterile, incapace di donare, di fare il bene. È simbolo di colui che solo vive per sé stesso, sazio e tranquillo, adagiato nelle proprie comodità, incapace di volgere lo sguardo e il cuore a quanti sono accanto a lui e si trovano in condizione di sofferenza, di povertà, di disagio. A questo atteggiamento di egoismo e di sterilità spirituale, si contrappone il grande amore del vignaiolo nei confronti del fico: ha pazienza, sa aspettare, gli dedica il suo tempo e il suo lavoro. Promette al padrone di prendersi particolare cura di quell’albero infelice”.

“Questa similitudine manifesta la misericordia di Dio, che lascia a noi un tempo per la conversione. Tutti noi abbiamo bisogno di convertirci e Dio ha pazienza e ci offre la possibilità di cambiare e di fare progressi sulla strada del bene. Ma la dilazione implorata e concessa in attesa che l’albero finalmente fruttifichi, indica anche l’urgenza della conversione. Il vignaiolo dice al padrone: «Lascialo ancora quest’anno» (v. 8). La possibilità della conversione non è illimitata; perciò è necessario coglierla subito; altrimenti essa sarebbe perduta per sempre”. Noi dobbiamo pensare oggi cosa devo fare in questa Quaresima per convertirci e non posso dire lo farò alla prossima Quaresima. “Ma sarai vivo alla prossima Quaresima?”. “Noi possiamo fare grande affidamento sulla misericordia di Dio, ma senza abusarne. Non dobbiamo giustificare la pigrizia spirituale, ma accrescere il nostro impegno a corrispondere prontamente a questa misericordia con sincerità di cuore”.

 “Nel tempo di Quaresima, il Signore ci invita alla conversione. Ognuno di noi deve sentirsi interpellato da questa chiamata, correggendo qualcosa nella propria vita, nel proprio modo di pensare, di agire e di vivere le relazioni con il prossimo. Al tempo stesso, dobbiamo imitare la pazienza di Dio che ha fiducia nella capacità di tutti di potersi ‘rialzare’ e riprendere il cammino. Egli non spegne la debole fiamma, ma accompagna e cura chi è debole perché si rafforzi e porti il suo contributo di amore alla comunità. La Vergine Maria – ha concluso - ci aiuti a vivere questi giorni di preparazione alla Pasqua come un tempo di rinnovamento spirituale e di fiduciosa apertura alla grazia di Dio e alla sua misericordia”.

Dopo la recita dell’Angelus, Francesco ha ricordato che dal 27 febbraio “sono in corso in Nicaragua importanti colloqui per risolvere la grave crisi socio-politica in cui versa il Paese. Accompagno con la preghiera l’iniziativa e incoraggio le parti a trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene di tutti”.

Il Papa ha infine ricordato che domani si recherà a Loreto e che lì firmerà il documento frutto del Sinodo sui giovani.

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