27/09/2009, 00.00
VATICANO – REP. CECA
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Papa a Brno: Cristo speranza certa per il popolo ceco, l’Europa, l’umanità intera

La storia passata della Repubblica ceca è simbolo per tutta l’umanità. Nazismo e comunismo frutto “dell’esclusione di Dio”. E nel presente, la riduzione della fede in un ambito privato, crea una società dal “progresso ambiguo”, piena di bene, ma anche di possibilità negative. L’annuncio della speranza in Cristo morto e risorto affidato a tutti i cristiani. Il ricordo di Giovanni Paolo II.

Brno (AsiaNews) – Una messa “della speranza”, pensando "al popolo di questo caro Paese, sia all'Europa e all'umanità intera, che è assetata di qualcosa su cui poggiare saldamente il proprio avvenire”: con queste parole Benedetto XVI ha rivelato le intenzioni del suo viaggio nella Repubblica Ceca alla messa celebrata oggi nella spianata accanto all’aeroporto di Brno, nel sud Moravia. Il suo discorso davanti a quasi mezzo milione di fedeli, davanti a cardinali, sacerdoti e vescovi di mezza Europa, parla a tutta l’umanità. È un viaggio nel cuore dell’Europa per parlare al popolo ceco, all’Europa e all’umanità intera che “l'unica speranza ‘certa’ e ‘affidabile’ (v. Spe Salvi, n. 1) si fonda su Dio”.

Questa certezza è evidente dal passato della Repubblica ceca che ha visto gli orrori del nazismo e quelli del comunismo. “L'esperienza della storia mostra a quali assurdità giunge l'uomo quando esclude Dio dall'orizzonte delle sue scelte e delle sue azioni, e come non è facile costruire una società ispirata ai valori del bene, della giustizia e della fraternità, perché l'essere umano è libero e la sua libertà permane fragile”.

“La libertà”, egli continua, va “costantemente riconquistata per il bene e la non facile ricerca dei ‘retti ordinamenti per le cose umane’, è un compito che appartiene a tutte le generazioni”.

Davanti al popolo ceco, cattolico solo al 27%, con il 57% di atei (o forse agnostici), Benedetto XVI ripropone “l'annuncio di salvezza, antico e sempre nuovo, che la Chiesa proclama di generazione in generazione: Cristo crocifisso e risorto, Speranza dell'umanità!”.

La parabola storica della Repubblica ceca è simbolica di quella di tutta l’umanità: “Il vostro Paese, come altre nazioni, sta vivendo una condizione culturale che rappresenta spesso una sfida radicale per la fede e, quindi, anche per la speranza. In effetti, sia la fede che la speranza, nell'epoca moderna, hanno subito come uno ‘spostamento’, perché sono state relegate sul piano privato e ultraterreno, mentre nella vita concreta e pubblica si è affermata la fiducia nel progresso scientifico ed economico (cfr Spe salvi, 17). Conosciamo tutti che questo progresso è ambiguo: apre possibilità di bene insieme a prospettive negative. Gli sviluppi tecnici ed il miglioramento delle strutture sociali sono importanti e certamente necessari, ma non bastano a garantire il benessere morale della società (cfr ibid., 24)”.

“L'uomo – continua il papa - ha bisogno di essere liberato dalle oppressioni materiali, ma deve essere salvato, e più profondamente, dai mali che affliggono lo spirito. E chi può salvarlo se non Dio, che è Amore e ha rivelato il suo volto di Padre onnipotente e misericordioso in Gesù Cristo? La nostra salda speranza è dunque Cristo: in Lui, Dio ci ha amato fino all'estremo e ci ha dato la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10), quella vita che ogni persona, talora persino inconsapevolmente, anela a possedere”.

Il pontefice ricorda che sul portale della cattedrale di Brno è scritta la parola di Gesù “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11,28)”. Nei secoli, molta gente non è rimasta indifferente a questo amore. “Qui, come altrove, nei secoli passati tanti hanno sofferto per mantenersi fedeli al Vangelo e non hanno perso la speranza; tanti si sono sacrificati per ridare dignità all'uomo e libertà ai popoli, trovando nell'adesione generosa a Cristo la forza per costruire una nuova umanità. E pure nell'attuale società, dove tante forme di povertà nascono dall'isolamento, dal non essere amati, dal rifiuto di Dio e da un'originaria tragica chiusura dell'uomo che pensa di poter bastare a se stesso, oppure di essere solo un fatto insignificante e passeggero; in questo nostro mondo che è alienato "quando si affida a progetti solo umani" (cfr Caritas in veritate, 53), solo Cristo può essere la nostra certa speranza”.

L’annuncio della speranza donata da Cristo è compito di tutti i cristiani: “Annunciatelo voi, cari sacerdoti, restando intimamente uniti a Gesù ed esercitando con entusiasmo il vostro ministero, certi che nulla può mancare a chi si fida di Lui. Testimoniate Cristo voi, cari religiosi e religiose, con la gioiosa e coerente pratica dei consigli evangelici, indicando quale è la nostra vera patria: il Cielo. E voi, cari fedeli laici giovani ed adulti, voi, care famiglie, poggiate sulla fede in Cristo i vostri progetti familiari, di lavoro, della scuola, e le attività di ogni ambito della società. Gesù mai abbandona i suoi amici. Egli assicura il suo aiuto, perché nulla è possibile fare senza di Lui, ma, al tempo stesso, chiede ad ognuno di impegnarsi personalmente per diffondere il suo universale messaggio di amore e di pace”.

Il papa cita infine esempi di questa “testimonianza luminosa” tratti dalla storia della Repubblica ceca, dai santi Cirillo e Metodio, i primi evangelizzatori della regione, fino a una religiosa, la beata Restituta Kafkova, nativa di Brno, uccisa dai nazisti a Vienna. E guardando la “Madonna delle spine”, la più antica statua di Maria ritrovata in un cespuglio di spine, conclude: “Vi accompagni e protegga la Madonna, Madre di Cristo, nostra Speranza. Amen”.

Alla fine della messa, prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato Giovanni Paolo II e il suo viaggio di 20 anni fa in questa stessa regione, “dopo la caduta del totalitarismo comunista”, e ha esortato i cristiani, cattolici e  protestanti, a mantenersi fedeli al “Vangelo per costruire insieme un avvenire di solidarietà e di pace”. Egli ha fatto notare che “il ritmo della vita moderna tende a cancellare alcune tracce di un passato ricco di fede”, in particolare i pellegrinaggi ai santuari mariani, presenti nella Moravia e nella Boemia. “E’ importante invece – ha detto il papa - non perdere di vista l’ideale che le usanze tradizionali esprimevano, e soprattutto va mantenuto il patrimonio spirituale ereditato dai vostri antenati, per custodirlo ed anzi renderlo rispondente alle esigenze dei tempi presenti”.

Foto: CPP

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