02/04/2017, 12.19
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Papa a Carpi: Resurrezione di Lazzaro, stare dalla parte del sepolcro o stare dalla parte di Gesù

Alla messa nella città colpita dal terremoto nel 2012, papa Francesco invita “con l’aiuto di Dio” a sollevarsi “dalle macerie” e ricostruire “con paziente speranza”. Testimoni di speranza ai “cuori affaticati e appesantiti dalla tristezza”. L’incontro col card. Caffarra, uno dei cardinali dei “dubia” sull’Amoris Laetitia. Il ricordo e la preghiera per le vittime in Colombia, gli scontri nel Congo, le tensioni in Venezuela e Paraguay.

Carpi (AsiaNews) – “Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù”: è l’invito a una decisione che papa Francesco ha espresso oggi durante la messa celebrata nella città emiliana di Crpi, colpita nel maggio 2012 da un terremoto e che ora con fatica risorge.

Proprio questa fatica e la tentazione dello scoramento sono presi di mira dal pontefice nella sua omelia della messa il cui vangelo narra la resurrezione di Lazzaro (Giovanni 11, 1-45): “C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza.

Di fronte ai grandi ‘perché’ della vita abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. Sì, perché ciascuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualche zona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore che non dà tregua, un rimorso che ritorna, un peccato che non si riesce a superare. Individuiamo oggi questi nostri sepolcri e lì invitiamo Gesù”.

“Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della risurrezione del cuore.

Sentiamo allora rivolte a ciascuno di noi le parole di Gesù a Lazzaro: ‘Vieni fuori!’; vieni fuori dall’ingorgo della tristezza senza speranza; sciogli le bende della paura che ostacolano il cammino; ai lacci delle debolezze e delle inquietudini che ti bloccano, ripeti che Dio scioglie i nodi. Seguendo Gesù impariamo a non annodare le nostre vite attorno ai problemi che si aggrovigliano: sempre ci saranno problemi e, quando ne risolviamo uno, puntualmente ne arriva un altro. Possiamo però trovare una nuova stabilità, e questa stabilità è proprio Gesù, che è la risurrezione e la vita: con lui la gioia abita il cuore, la speranza rinasce, il dolore si trasforma in pace, il timore in fiducia, la prova in offerta d’amore. E anche se i pesi non mancheranno, ci sarà sempre la sua mano che risolleva, la sua Parola che incoraggia e ti dice: ‘Vieni fuori! Vieni a me!’”.

“Visitati e liberati da Gesù – ha concluso - chiediamo la grazia di essere testimoni di vita in questo mondo che ne è assetato, testimoni che suscitano e risuscitano la speranza di Dio nei cuori affaticati e appesantiti dalla tristezza. Il nostro annuncio è la gioia del Signore vivente, che ancora oggi dice, come a Ezechiele: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio» (Ez 37,12)”.

Questo impegno di speranza sorge sulla scia dell’imitazione di Gesù. Riferendosi sempre al vangelo Francesco ricorda che “Gesù è scosso dal mistero drammatico della perdita di una persona cara: «Si commosse profondamente» e fu «molto turbato» (Gv 11,33). Poi «scoppiò in pianto» (v. 35) e si recò al sepolcro, dice il Vangelo, «ancora una volta commosso profondamente» (v. 38). È questo il cuore di Dio: lontano dal male ma vicino a chi soffre; non fa scomparire il male magicamente, ma con-patisce la sofferenza, la fa propria e la trasforma abitandola”. E insieme, “Gesù non si lascia trasportare dallo sconforto”: “Non si fa catturare dall’ambiente emotivo rassegnato che lo circonda, ma prega con fiducia e dice: «Padre, ti rendo grazie» (v. 41). Così, nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo”.

Prima della messa, nel duomo di Carpi, il pontefice ha incontrato i vescovi della regione. Fra tutti, la Sala stampa della Santa Sede fa notare che il papa si è incontrato con il vescovo emerito di Bologna, card. Carlo Caffarra, col quale si è soffermato “a parlare” (v. foto 2). Il card. Caffarra è uno dei quattro cardinali che hanno scritto al pontefice i “dubia” sull’interpretazione dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” ai quali il pontefice non sembra abbia mai risposto in modo diretto. Subito dopo il pontefice ha offerto un omaggio floreale alla Madonna del duomo (foto 3).

Prima della conclusione della celebrazione eucaristica, Francesco ha ricordato alcune situazioni preoccupanti nel mondo: la valanga a Mocoa (Colombia) che nella notte fra il 31 marzo e il primo aprile ha provocato la morte di quasi 200 persone; gli scontri nella regione del Kasai (Repubblica democratica del Congo) che “provocano vittime e sfollamenti”.  Il papa ha invitato tutti a pregare perché “gli artefici di tali crimini non rimangano schiavi dell’odio e della violenza”.

Egli ha anche citato le situazioni molto tese del Venezuela e del Paraguay, dove vi sono segnali di guerra civile.  Rivolgendosi a “quelle popolazioni, a me molto care”, il papa ha invitato tutti “a perseverare senza stancarsi, evitando ogni violenza, nella ricerca di soluzioni politiche”.

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