07/09/2017, 20.26
VATICANO-COLOMBIA
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Papa in Colombia: i vescovi “parlino con libertà”, ma da pastori non da politici

I vescovi colombiani debbano essere in prima linea nel “toccare la carne ferita” della storia del loro Paese e della loro gente, per aiutarla a superare il metodo della violenza e le diseguaglianze all’origine delle debolezze di tante famiglie e di “tanti giovani minacciati dal vuoto dell’anima e presi dalla droga come via di uscita, o dallo stile di vita facile o dalla tentazione sovversiva”.

Bogotà (AsiaNews) – I vescovi colombiani debbono essere in prima linea nel “toccare la carne ferita” della storia del loro Paese e della loro gente, per aiutarla a superare il metodo della violenza e le diseguaglianze all’origine delle debolezze di tante famiglie e di “tanti giovani minacciati dal vuoto dell’anima e presi dalla droga come via di uscita, o dallo stile di vita facile o dalla tentazione sovversiva”. E’ il compito che papa Francesco vede affidato alla Chiesa della Colombia e del quale ha parlato ai vescovi del Paese, ma sottolineando il loro essere pastori. “Voi – ha detto loro – non siete né tecnici né politici, siete Pastori” e in quanto tali dovete annunciare “con libertà” la Parola della riconciliazione e della misericordia.

Ai presuli, radunati nella cattedrale di Bogotà, secondo appuntamento della giornata, Francesco ricordando le visite di Paolo VI e Giovanni Paolo II ha sottolineato il senso del motto del viaggio, fare il primo passo. In realtà, ha osservato, è Dio “il Signore del primo passo”, come dimostra la Bibbia, il suo accostarsi ad Abramo e Mosè, fino al “passo irreversibile” compiuto con l’incarnazione di Gesù, il quale dona a chi lo accoglie il dono della “libertà di poter compiere sempre il primo passo” senza mai smarrire la strada. Non perdete mai questa libertà, è stata l’esortazione di Francesco ai vescovi. Ricercate l’unità con Gesù nella preghiera e  “non misuratevi con il metro di quelli che vorrebbero che foste solo una casta di funzionari piegati alla dittatura del presente. Abbiate invece sempre fisso lo sguardo nell’eternità di Colui che vi ha scelti, pronti ad accogliere il decisivo giudizio delle sue labbra”.

Costruite una Chiesa, ha proseguito, “che offra a questo Paese una testimonianza eloquente di quanto si può progredire quando si è disposti a non rimanere nelle mani di pochi”, riservando una “particolare sensibilità per le radici afro-colombiane” della vostra terra. “Dalle vostre labbra di legittimi Pastori di Cristo, quali siete –ha detto ancora - la Colombia ha il diritto di essere interpellata dalla verità di Dio, che ripete continuamente: Dov’è tuo fratello?. E’ un interrogativo che non può essere taciuto, nemmeno quando chi lo ascolta non può far altro che abbassare lo sguardo, confuso, e balbettare la propria vergogna per averlo venduto, magari al prezzo di qualche dose di stupefacente o un errato concetto di ragion di Stato, oppure per la falsa coscienza che il fine giustifica i mezzi”.

Invitando i presuli a “tenere sempre fisso lo sguardo sull’uomo concreto”, il Papa, che ha affermato di “non portare ricette”, ha rivolto un pensiero alle famiglie e alla difficoltà oggi di difendere la vita, soffermandosi sulla “piaga della violenza e dell’alcolismo”, la “fragilità del vincolo matrimoniale e l’assenza dei padri di famiglia con le sue tragiche conseguenze di insicurezza e orfanezza”. E ai “tanti giovani minacciati dal vuoto dell’anima e presi dalla droga come via di uscita, o dallo stile di vita facile o dalla tentazione sovversiva”. A loro ha raccomandato: “non abbiate paura di alzare serenamente la voce per ricordare a tutti che una società che si lascia sedurre dal miraggio del narcotraffico trascina sé stessa in quella metastasi morale che mercanteggia l’inferno e semina dovunque la corruzione, e nello stesso tempo ingrassa i paradisi fiscali”.

L’ultima considerazione, prima di affidare la Colombia alla Patrona, la Madonna del Rosario di Chiquinquirá, il Papa l’ha dedicata alla Chiesa in Amazzonia. Per tutti noi, ha affermato, è “una prova decisiva per verificare se la nostra società, quasi sempre ridotta al materialismo e al pragmatismo, è in grado di custodire ciò che ha ricevuto gratuitamente, non per saccheggiarlo, ma per renderlo fecondo”. “Ho ascoltato che in alcune lingue native amazzoniche per riferirsi alla parole “amico” si usa l’espressione “l’altro mio braccio”. Siate pertanto l’altro braccio dell’Amazzonia. La Colombia non la può amputare – ha concluso Francesco – senza essere mutilata nel suo volto e nella sua anima”.

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