01/10/2016, 18.17
GEORGIA - VATICANO
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Papa in Georgia: siano sanate le contrapposizioni tra i cristiani

Nella Cattedrale patriarcale di Tbilisi, Francesco dice che “ricomporre le lacerazioni, animati da uno spirito di limpida fraternità cristiana” richiede “un cammino certamente paziente, da coltivare con fiducia nell’altro e umiltà, ma senza paura e senza scoraggiarsi, bensì nella gioiosa certezza che la speranza cristiana ci fa pregustare”.

Tbilisi (AsiaNews) – La speranza cristiana “ci sprona a credere che le contrapposizioni possono essere sanate e gli ostacoli rimossi, ci invita a non rinunciare mai alle occasioni di incontro e di dialogo, e a custodire e migliorare insieme quanto già esiste”. E’ stato tutto in chiave ecumenica l’ultimo discorso del Papa in Georgia. Domani mattina, infatti, Francesco decollerà da Tbilisi per l’Azerbaijan seconda e ultima tappa di questa visita nel Caucaso.

Occasione delle parole a favore del cammino ecumenico, la visita a fine pomeriggio alla Cattedrale patriarcale Svetitskhoveli, centro spirituale della Chiesa Ortodossa Georgiana, nella quale una tradizione vuole sia conservata la tunica di Gesù. Francesco è stato accolto dal patriarca Ilia II, che gli ha rinnovato affermazioni di affetto e di stima, ma che stamattina non è andato alla messa celebrata dal Papa. Come lui altri esponenti di una Chiesa considerata intransigente, che non ha partecipato al Concilio panortodosso, ma è stata presente nella Commissione mista ortodosso-cattolica. Nella importante riunione tenuta il mese scorso a Chieti, dedicata al delicato tema  dell’esercizio del primato e la sinodalità nella Chiesa prima del grande scisma d’Oriente, però la delegazione georgiana è stata la sola a esprimere riserve su alcuni punti e ad aver voluto che tale dissenso sia espresso nel documento, quando sarà pubblicato.

In tale quadro vanno viste le parole di Francesco che invitano a storicizzare differenze e motivi di discordia e ad avere “speranza cristiana”. “Al culmine del mio pellegrinaggio in terra di Georgia – ha detto - sono grato a Dio di poter sostare in raccoglimento in questo tempio santo. Qui desidero anche ringraziare vivamente per l’accoglienza ricevuta, per la vostra toccante testimonianza di fede, che mi ha fatto tanto bene; e anche ringraziare vivamente per il cuore buono dei Georgiani. Mi vengono alla mente, Santità, le parole del Salmo: «Com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo» (Sal 133,1-2). Carissimo Fratello, il Signore, che ci ha dato la gioia di incontrarci e di scambiare il bacio santo, riversi su di noi l’unguento profumato della concordia e faccia scendere copiose benedizioni sul nostro cammino e sul cammino di questo amato popolo”.

“Il messaggio cristiano – questo luogo sacro lo ricorda – è stato nei secoli il pilastro dell’identità georgiana: ha dato stabilità in mezzo a tanti sconvolgimenti, anche quando, purtroppo non di rado, la sorte del Paese è stata quella di essere amaramente abbandonato a sé stesso. Ma il Signore non ha mai abbandonato l’amata terra di Georgia, perché Egli è «fedele in tutte le sue parole e buono in tutte le sue opere, sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto» (Sal 145,13-14). La vicinanza tenera e compassionevole del Signore è qui rappresentata, in modo particolare, dal segno della sacra tunica. Il mistero della tunica «senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo» (Gv 19,23), ha attirato l’attenzione dei cristiani fin dagli inizi. Un Padre antico, San Cipriano di Cartagine, ha affermato che nella tunica indivisa di Gesù appare quel «vincolo di concordia, che inseparabilmente unisce», quell’«unità che viene dall’alto, che viene cioè dal cielo e dal Padre, che non poteva essere assolutamente lacerata» (De catholicae Ecclesiae unitate, 7: SCh 1 [2006], 193). La sacra tunica, mistero di unità, ci esorta a provare grande dolore per le divisioni consumatesi tra i cristiani lungo la storia: sono delle vere e proprie lacerazioni inferte alla carne del Signore. Al tempo stesso, però, l’‘unità che viene dall’alto’, l’amore di Cristo che ci ha radunato donandoci non solo la sua veste, ma il suo stesso corpo, ci spingono a non rassegnarci e ad offrire noi stessi sul suo esempio (cfr Rm 12,1): ci stimolano alla carità sincera e alla comprensione reciproca, a ricomporre le lacerazioni, animati da uno spirito di limpida fraternità cristiana. Tutto ciò richiede un cammino certamente paziente, da coltivare con fiducia nell’altro e umiltà, ma senza paura e senza scoraggiarsi, bensì nella gioiosa certezza che la speranza cristiana ci fa pregustare. Essa ci sprona a credere che le contrapposizioni possono essere sanate e gli ostacoli rimossi, ci invita a non rinunciare mai alle occasioni di incontro e di dialogo, e a custodire e migliorare insieme quanto già esiste. Penso, ad esempio, al dialogo in corso nella Commissione Mista Internazionale e ad altre proficue occasioni di scambio”.

“Assicuro di cuore la mia preghiera perché il Signore, che fa nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5), per l’intercessione dei Santi Fratelli Apostoli Pietro e Andrea, dei Martiri e di tutti i Santi, accresca l’amore tra i credenti in Cristo e la luminosa ricerca di tutto quanto ci possa avvicinare, riconciliare e unire. Possano la fraternità e la collaborazione crescere ad ogni livello; possano la preghiera e l’amore farci sempre più accogliere l’accorato desiderio del Signore su tutti quelli che credono in Lui mediante la parola degli Apostoli: che siano «una sola cosa» (cfr Gv 17,20-21)”. (FP)

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