27/11/2015, 00.00
VATICANO - UGANDA
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Papa in Uganda: “I martiri, sia cattolici che anglicani, sono autentici eroi nazionali”

La testimonianza della fede al centro dei due incontri di Francesco in Uganda. Esemplare l’accoglienza che questo Paese ha per i profughi in un momento ne quale assistiamo alla “globalizzazione dello scarto”. Ai catechisti: "Andate senza paura in ogni città e villaggio di questo Paese, senza paura per diffondere il buon seme della Parola di Dio".

Entebbe (AsiaNews) – “I martiri, sia cattolici che anglicani, sono autentici eroi nazionali”. Essi “ci ricordano l’importanza che la fede, la rettitudine morale e l’impegno per il bene comune hanno rappresentato e continuano a rappresentare nella vita culturale, economica e politica” e “inoltre ci ricordano, nonostante le nostre diverse credenze religiose e convinzioni, che tutti siamo chiamati a cercare la verità, a lavorare per la giustizia e la riconciliazione, e a rispettarci, proteggerci ed aiutarci reciprocamente come membri dell’unica famiglia umana”.

Giunto in Uganda poco dopo le 17, con un leggero ritardo rispetto all’orario previsto a causa del ritardo della partenza da Nairobi, il Papa ha esaltato la figura dei martiri nel Paese dei “martiri di Uganda”. Sono 22 servitori e funzionari del re che vennero fatti uccidere in quanto cristiani tra il 1885 e il 1887. Nella stessa persecuzione furono uccisi anche numerosi anglicani. I “martiri di Uganda” sono stati i primi africani sub-sahariani ad essere venerati come santi dalla Chiesa cattolica. Beatificati da Benedetto XV nel 1920, furono canonizzati da Paolo VI l’8 ottobre 1964. Lo stesso papa Montini visitò l’Uganda nel 1969.

Dell’importanza della “testimonianza” nella fede è stata al centro anche del secondo e ultimo appuntamento che Francesco ha avuto oggi in Uganda, quando ha incontrato i catechisti al santuario di Munyonyo, luogo dove furono uccisi nel 1886 i primi quattro martiri dell’Uganda tra i quali Sant’Andrea Kaggwa, patrono dei catechisti ugandesi.

Francesco ha espressamente ricordato i martiri nel discorso alla State House di Entebbe per la visita di cortesia al Presidente della Repubblica. All’arrivo, infatti, non ci sono stati discorsi: il Papa è stato accolto dal presidente Yoweri Kaguta Museveni, da autorità civili e religiosi e un gruppo di fedeli. La cerimonia di benvenuto si è svolta nella State House, con l’esecuzione degli inni, gli onori militari e alcune danze tradizionali. Dall’aeroporto il corteo ha percorso strade gremite di folla in festa, i lampioni addobbati con festoni neri, gialli e rossi, i colori della bandiera nazionale: ma anche di soldati, poliziotti e di camion militari per prevenire eventuali attacchi. Si teme infatti un colpo di mano da parte degli estremisti somali di al-Shebaab al-Mujaheddin.

Giunto alla  State House, Francesco, dopo un colloquio col Presidente, ha parlato alle autorità nazionali e al corpo diplomatico, evidenziando anche l’esemplare accoglienza che l’Uganda ha per i profughi in un momento ne quale assistiamo alla “globalizzazione dello scarto”. Ai catechisti: “andate senza paura in ogni città e villaggio di questo Paese, senza paura per diffondere il buon seme della Parola di Dio”.

“I martiri – ha detto - sia cattolici che anglicani, sono autentici eroi nazionali. Essi rendono testimonianza ai principi-guida espressi nel motto ugandese: Per Dio e per il mio Paese. Essi ci ricordano l’importanza che la fede, la rettitudine morale e l’impegno per il bene comune hanno rappresentato e continuano a rappresentare nella vita culturale, economica e politica di questo Paese. Essi inoltre ci ricordano, nonostante le nostre diverse credenze religiose e convinzioni, che tutti siamo chiamati a cercare la verità, a lavorare per la giustizia e la riconciliazione, e a rispettarci, proteggerci ed aiutarci reciprocamente come membri dell’unica famiglia umana. Questi alti ideali sono particolarmente richiesti a uomini e donne come voi, che avete il compito di assicurare con criteri di trasparenza il buon governo, uno sviluppo umano integrale, un’ampia partecipazione alla vita pubblica della Nazione, così come una saggia ed equa distribuzione delle risorse, che il Creatore ha elargito in modo così ricco a queste terre”.

Voglio attirare l’attenzione verso l’Africa

“La mia visita intende anche attirare l’attenzione verso l’Africa nel suo insieme, sulla promessa che rappresenta, sulle sue speranze, le sue lotte e le sue conquiste. Il mondo guarda all’Africa come al continente della speranza. L’Uganda è stata veramente benedetta da Dio con abbondanti risorse naturali, che siete chiamati ad amministrare come custodi responsabili. Ma la Nazione è stata soprattutto benedetta attraverso il suo popolo: le sue solide famiglie, i suoi giovani e i suoi anziani. Sono ansioso di incontrarmi domani con i giovani, per i quali avrò parole di incoraggiamento e di stimolo. Quanto è importante che vengano loro offerte la speranza, la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e un lavoro retribuito, e soprattutto l’opportunità di partecipare pienamente alla vita della società! Voglio però menzionare anche la benedizione che ricevete attraverso gli anziani. Essi sono la memoria vivente di ogni popolo. La loro saggezza ed esperienza dovrebbero sempre essere valorizzate come una bussola che può consentire alla società di trovare la giusta direzione nell’affrontare le sfide del tempo presente con integrità, saggezza e lungimiranza”.

“Qui nell’Africa Orientale, l’Uganda ha mostrato un impegno eccezionale nell’accogliere i rifugiati, permettendo loro di ricostruire le loro esistenze nella sicurezza e facendo loro percepire la dignità che deriva dal guadagnarsi da vivere con un onesto lavoro. Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia, è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti. Il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno. Sebbene la mia visita sia breve, spero di incoraggiare i tanti silenziosi sforzi compiuti per assistere i poveri, gli ammalati e le persone in qualsiasi difficoltà. È in questi piccoli segni che possiamo vedere la vera anima di un popolo. In molti modi il nostro mondo diventa più solidale; tuttavia, nel medesimo tempo, assistiamo con preoccupazione alla globalizzazione della “cultura dello scarto”, che ci rende ciechi di fronte ai valori spirituali, indurisce i nostri cuori davanti alle necessità dei poveri e priva i nostri giovani della speranza”.

Catechisti, siate al tempo stesso maestri e testimoni

Canti danze, guerrieri e candele hanno accolto Francesco all’Uganda National Council of Laity dove si è svolto l’incontro con i catechisti e con gli insegnanti. Proprio da loro il Papa ha preso spunto. “Maestro!. Che bel titolo è questo! Gesù è il nostro primo e più grande maestro. San Paolo ci dice che Gesù ha dato alla sua Chiesa non solo apostoli e pastori, ma anche maestri, per edificare l’intero Corpo nella fede e nell’amore. Insieme ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, che sono stati ordinati per predicare il Vangelo e prendersi cura del gregge del Signore, voi, come catechisti, avete una parte di rilievo nel portare la Buona Notizia ad ogni villaggio e casolare del vostro Paese”.

“Vorrei prima di tutto ringraziarvi per i sacrifici che voi e le vostre famiglie fate, e per lo zelo e la devozione con cui svolgete il vostro importante compito. Voi insegnate quello che Gesù ha insegnato, istruite gli adulti e aiutate i genitori a crescere i loro figli nella fede e portate a tutti la gioia e la speranza della vita eterna. Grazie per la vostra dedizione, per l’esempio che offrite, per la vicinanza al popolo di Dio nella sua vita quotidiana e per i tanti modi con cui piantate e coltivate i semi della fede in tutta questa vasta terra! E’ un lavoro importante! Grazie specialmente per il fatto di insegnare ai bambini e ai giovani come pregare. So che il vostro lavoro, benché gratificante, non è facile. Vi incoraggio perciò a perseverare, e chiedo ai vostri Vescovi e sacerdoti di aiutarvi con una formazione dottrinale, spirituale e pastorale in grado di rendervi sempre più efficaci nella vostra azione. Anche quando il compito appare gravoso, le risorse risultano troppo poche e gli ostacoli troppo grandi, vi farà bene ricordare che il vostro è un lavoro santo. E voglio sottolinearlo: il vostro è un lavoro santo. Lo Spirito Santo è presente laddove il nome di Cristo viene proclamato. Egli è in mezzo a noi ogni volta che eleviamo i cuori e le menti a Dio nella preghiera. Egli vi darà la luce e la forza di cui avete bisogno! Il messaggio che portate si radicherà tanto più profondamente nei cuori delle persone quanto più voi sarete non solo dei maestri, ma anche dei testimoni. E questa è un’altra cosa importante: voi dovete essere maestri, ma questo non serve se non siete testimoni. Che il vostro esempio faccia vedere a tutti la bellezza della preghiera, il potere della misericordia e del perdono, la gioia di condividere l’Eucaristia con tutti i fratelli e le sorelle”.

“La comunità cristiana in Uganda è cresciuta grandemente grazie alla testimonianza dei martiri. Essi hanno reso testimonianza alla verità che rende liberi; furono disposti a versare il proprio sangue per rimanere fedeli a ciò che sapevano essere buono, bello e vero. Siamo oggi qui in Munyonyo, nel luogo dove il re Mwanga decise di eliminare i seguaci di Cristo. Egli non riuscì in questo intento, così come il re Erode non riuscì ad uccidere Gesù. La luce rifulse nelle tenebre e le tenebre non hanno prevalso (cfr Gv 1,5). Dopo aver visto la coraggiosa testimonianza di sant’Andrea Kaggwa e dei suoi compagni, i cristiani in Uganda divennero ancora più convinti delle promesse di Cristo. Possa sant’Andrea, vostro Patrono, e possano tutti i catechisti ugandesi martiri ottenere per voi la grazia di essere saggi maestri, uomini e donne le cui parole siano ricolme di grazia, di una convincente testimonianza dello splendore della verità di Dio e della gioia del Vangelo! Testimoni di santità. Andate senza paura in ogni città e villaggio di questo Paese, senza paura per diffondere il buon seme della Parola di Dio, e abbiate fiducia nella sua promessa che tornerete festosi, con covoni ricolmi di un abbondante raccolto. Vi chiedo a tutt voi catechisti di pregare per me e far pregare i bambini per me. Omukama Abawe Omukisa! (Dio vi benedica!)”.

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