09/05/2021, 12.48
VATICANO
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Papa: è ‘malato’ l’amore che diventa violenza, e quante donne ne sono vittime

“Basta con gli scontri” a Gerusalemme e rispettare il carattere multireligioso della città. “Amare come Cristo significa dire di no ad altri ‘amori’ che il mondo ci propone: amore per il denaro, per il successo, la vanità, per il potere…. Queste strade ingannevoli ci allontanano dall’amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti e prepotenti”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Non è amore quello “malato” che diventa violenza – per il quale soffrono tante donne – ma è una degenerazione che porta ad abusare degli altri. Ed è un amore per il denaro, per il successo, per il potere che allontana dall’amare come ci ama Gesù, che “vuol dire apprezzare la persona che ci sta accanto e rispettare la sua libertà, amarla così com’è, gratuitamente”. Dell’amore di Gesù papa Francesco ha parlato oggi prima della recita del Regina Caeli, dopo il quale ha espresso preoccupazione per gli scontro a Gerusalemme e vicinanza per le vittime della violenza a Kabul e in Colombia.

Ad alcune migliaia di persone presenti in piazza san Pietro, Francesco ha commentato il passo del Vangelo (Gv 15,9-17) nel quale Gesù, “dopo aver paragonato Sé stesso alla vite e noi ai tralci”, ci invita a “rimanere nel suo amore perché la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena (vv. 9-11). Rimanere nell’amore di Gesù. Ci chiediamo: qual è questo amore in cui Gesù ci dice di rimanere per avere la sua gioia? È l’amore che ha origine nel Padre, perché «Dio è amore» (1 Gv 4,8). Come un fiume scorre nel Figlio Gesù e attraverso di Lui arriva a noi, sue creature. Egli dice infatti: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15,9)”.

“E come si fa a rimanere in questo amore? Dice Gesù: «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore» (v. 10). I suoi comandamenti Gesù li ha riassunti in uno solo, questo: «Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (v. 12). Amare come ama Cristo significa mettersi sempre al servizio dei fratelli, così come ha fatto Lui nel lavare i piedi ai discepoli. Significa uscire da sé, distaccarsi dalle proprie sicurezze umane, dalle comodità mondane, per aprirsi agli altri, specialmente di chi ha più bisogno. Significa mettersi a disposizione, con ciò che siamo e ciò che abbiamo. Questo vuol dire amare non a parole ma con i fatti”.

“Amare come Cristo significa dire di no ad altri ‘amori’ che il mondo ci propone: amore per il denaro, per il successo, la vanità, per il potere…. Queste strade ingannevoli ci allontanano dall’amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti e prepotenti. E la prepotenza conduce a una degenerazione dell’amore, ad abusare degli altri, a far soffrire la persona amata. Penso all’amore malato che si trasforma in violenza – e quante donne ne sono vittime oggigiorno delle violenze. Questo non è amore. Amare come ci ama il Signore vuol dire apprezzare la persona che ci sta accanto e rispettare la sua libertà, amarla così com’è, non come noi vorremmo che fosse, gratuitamente. In definitiva, Gesù ci chiede di abitare nel suo amore, non nelle nostre idee, non nel culto di noi stessi; chi ama se stesso ama lo specchio, di uscire dalla pretesa di controllare e gestire gli altri, ma di fidarci e donarci agli altri”.

Il rimanere nell’amore del Signore porta alla “gioia di saperci amati da Dio nonostante le nostre infedeltà ci fa affrontare con fede le prove della vita, ci fa attraversare le crisi per uscirne migliori. È nel vivere questa gioia che consiste il nostro essere veri testimoni, perché la gioia è il segno distintivo del cristiano. Il vero cristiano non è triste, sempre ha quella gioia dentro”.

E’ dopo la recita della preghiera mariana che Francesco ha espresso la sua “preoccupazione” per gli scontri a Gerusalemme ed espresso l’auspicio che essa “sia luogo di incontro e non di scontri violenti”, e che “sia rispettata la sua identità multi-religiosa”. “La violenza – ha concluso - genera solo violenza. Basta violenza”.

Il Papa ha pregato anche per le vittime dell'attentato terroristico a Kabul, “un'azione disumana che ha colpito tante ragazze mentre uscivano da scuola, Dio doni pace all'Afghanistan".   E un pensiero alla Colombia: "Seguo con preoccupazione le tensioni e gli scontri violenti in Colombia che hanno portato tanti morti e feriti",

Francesco, infine, ha parlato della beatificazione, avvenuta oggi, di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino” italiano, ucciso dalla mafia nel 1990. "Il suo lavoro – ha detto - lo poneva sempre sotto la tutela di Dio, per questo è diventato testimone del Vangelo fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo ad essere leali difensori della legalità e della libertà".   

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