17/01/2016, 12.34
VATICANO
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Papa: Cana, Gesù non “giudice”, o “comandante”, ma “salvatore dell’umanità"

All’Angelus papa Francesco saluta i gruppi etnici radunati per celebrare il Giubileo dei migranti. Il ringraziamento ai detenuti del carcere di Opera per il regalo di ostie da loro confezionate. Il ricordo e la preghiera per le vittime degli attentati in Indonesia e in Burkina Faso. Gesù è “Colui che risponde alle attese e alle promesse di gioia che abitano nel cuore di ognuno di noi”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Il racconto delle nozze di Cana ci invita a riscoprire che Gesù non si presenta a noi come un giudice pronto a condannare le nostre colpe, né come un comandante che ci impone di seguire ciecamente i suoi ordini; si manifesta come salvatore dell’umanità, come il nostro fratello maggiore, figlio del Padre, [Sposo dell’umanità]: come Colui che risponde alle attese e alle promesse di gioia che abitano nel cuore di ognuno di noi”. È quanto il pontefice ha sottolineato oggi prima della preghiera dell’Angelus con i pellegrini radunati in piazza san Pietro. Il pontefice ha anche salutato con calore le molte comunità etniche presenti che di lì a poco avrebbero celebrato il Giubileo dei migranti in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si ricorda oggi.

Il papa ha anche ricordato le vittime degli attentati avvenuti nei giorni scorsi in Indonesia e in Burkina Faso.

Francesco ha dapprima commentato il vangelo della messa di oggi, che presenta il miracolo alle nozze di Cana.

“Nel miracolo compiuto a Cana – ha spiegato - possiamo scorgere un atto di benevolenza da parte di Gesù verso gli sposi, un segno della benedizione di Dio sul matrimonio. L’amore tra l’uomo e la donna è quindi una buona strada per vivere il Vangelo, cioè per incamminarsi con gioia sul percorso della santità”.

“Ma il miracolo di Cana non riguarda solo gli sposi. Ogni persona umana è chiamata ad incontrare il Signore come Sposo della sua vita. La fede cristiana è un dono che riceviamo col Battesimo e che ci permette di incontrare Dio. La fede attraversa tempi di gioia e di dolore, di luce e di oscurità, come in ogni autentica esperienza d’amore. Il racconto delle nozze di Cana ci invita a riscoprire che Gesù non si presenta a noi come un giudice pronto a condannare le nostre colpe, né come un comandante che ci impone di seguire ciecamente i suoi ordini; si manifesta come salvatore dell’umanità, come il nostro fratello maggiore, figlio del Padre, [Sposo dell’umanità]: come Colui che risponde alle attese e alle promesse di gioia che abitano nel cuore di ognuno di noi”.

“Allora possiamo chiederci: davvero conosco il Signore così? Lo sento vicino a me, alla mia vita [come Sposo della mia vita]? Gli sto rispondendo sulla lunghezza d’onda di quell’amore sponsale che Egli manifesta ogni giorno a me e ad ogni essere umano? Si tratta di rendersi conto che Gesù ci cerca e ci invita a fargli spazio nell’intimo del nostro cuore. E in questo cammino di fede con Lui non siamo lasciati soli: abbiamo ricevuto il dono del Sangue di Cristo. Le grandi anfore di pietra che Gesù fa riempire di acqua per tramutarla in vino (v. 7) sono segno del passaggio dall’antica alla nuova alleanza: al posto dell’acqua usata per la purificazione rituale, abbiamo ricevuto il Sangue di Gesù, versato in modo sacramentale nell’Eucaristia e in modo cruento nella Passione e sulla Croce. I Sacramenti, che scaturiscono dal Mistero pasquale, infondono in noi la forza soprannaturale e ci permettono di assaporare la misericordia infinita di Dio”.

“La Vergine Maria – ha concluso -  modello di meditazione delle parole e dei gesti del Signore, ci aiuti a riscoprire con fede la bellezza e la ricchezza dell’Eucaristia e degli altri Sacramenti, che rendono presente l’amore fedele di Dio per noi. Potremo così innamorarci sempre di più del Signore Gesù, nostro Sposo, e andargli incontro con le lampade accese della nostra fede gioiosa, diventando così suoi testimoni nel mondo”.

Dopo la preghiera dell’Angelus, il papa si è rivolto ai gruppi etnici presenti nella piazza, che sventolavano diverse bandiere (dell’India, del Camerun, del Bangladesh, del Perù…). “Cari migranti e rifugiati, ognuno di voi porta in sé una storia, una cultura, dei valori preziosi; e spesso purtroppo anche esperienze di miseria, di oppressione, di paura. La vostra presenza in questa Piazza è segno di speranza in Dio. Non lasciatevi rubare questa speranza e la gioia di vivere, che scaturiscono dall’esperienza della divina misericordia, anche grazie alle persone che vi accolgono e vi aiutano. Il passaggio della Porta Santa e la Messa che tra poco vivrete, vi riempiano il cuore di pace”.

Il pontefice ha ricordato che per quella messa saranno usate delle ostie confezionate e a lui regalate dai detenuti nel carcere di Opera. Il papa ha chiesto ai presenti di salutarli con un applauso.

Ricordando poi le vittime degli attentati terroristi a Jakarta e a Ouagadougou, il papa ha invitato tutti a pregare un’Ave Maria insieme. “Il Signore – ha aggiunto - le accolga nella sua casa, e sostenga l’impegno della comunità internazionale per costruire la pace”.

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