25/06/2017, 12.17
VATICANO
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Papa: Cristiani perseguitati ‘anche ai nostri giorni’. Il ricordo della frana in Cina

All’Angelus papa Francesco chiede preghiere per “fratelli e sorelle” che “continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede”. “Il Signore… ci manda come sentinelle in mezzo a gente che non vuole essere svegliata dal torpore mondano”. “Non contano i successi, ma la fedeltà a Cristo”. Dio “non abbandona i suoi figli nell’ora della tempesta”. La beatificazione a Vilnius del martire dell’ateismo,  mons. Teofilo Matulionis, “ucciso in odio alla fede nel 1962, quando aveva già quasi 90 anni”. Il saluto agli ucraini greco-cattolici e ai bielorussi nel 150mo anniversario della canonizzazione di San Giosafat.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Anche ai nostri giorni la persecuzione contro i cristiani è presente”: lo ha sottolineato papa Francesco prima della preghiera dell’Angelus oggi con i pellegrini in piazza san Pietro. Il pontefice non ha citato situazioni precise di persecuzione, come quella emersa in questi giorni, del sequestro di mons. Pietro Shao Zhumin, vescovo di Wenzhou (Zhejiang), ma ha aggiunto: “Preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e lodiamo Dio perché, nonostante ciò, continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede”. Dopo la preghiera mariana, il papa ha inviato un messaggio di partecipazione e cordoglio alla Cina per la frana avvenuta ieri nel villaggio di Xinmo (Sichuan), che ha distrutto decine di case e ha ucciso centinaia di persone.

La riflessione di papa Francesco sulla persecuzione ha preso spunto dal vangelo della messa di oggi (Mt 10,26-33, 12ma domenica per anno, A), in cui “per ben tre volte Gesù rassicura i discepoli dicendo: «Non abbiate paura!»”.

“L’invio in missione da parte di Gesù – ha detto - non garantisce ai discepoli il successo, così come non li mette al riparo da fallimenti e sofferenze. Essi devono mettere in conto sia la possibilità del rifiuto, sia quella della persecuzione. Questo spaventa un po’ ma è la verità. Il discepolo è chiamato a conformare la propria vita a Cristo, che è stato perseguitato dagli uomini, ha conosciuto il rifiuto, l’abbandono e la morte in croce. Non esiste la missione cristiana all’insegna della tranquillità; le difficoltà e le tribolazioni fanno parte dell’opera di evangelizzazione, e noi siamo chiamati a trovare in esse l’occasione per verificare l’autenticità della nostra fede e del nostro rapporto con Gesù. Dobbiamo considerare queste difficoltà come la possibilità per essere ancora più missionari e per crescere in quella fiducia verso Dio, nostro Padre, che non abbandona i suoi figli nell’ora della tempesta. Nelle difficoltà della testimonianza cristiana nel mondo, non siamo mai dimenticati, ma sempre assistiti dalla sollecitudine premurosa del Padre”.

“Anche ai nostri giorni -  ha continuato -  la persecuzione contro i cristiani è presente. Preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati e lodiamo Dio perché, nonostante ciò, continuano a testimoniare con coraggio e fedeltà la loro fede. Il loro esempio ci aiuta a non esitare nel prendere posizione in favore di Cristo, testimoniandolo coraggiosamente nelle situazioni di ogni giorno, anche in contesti apparentemente tranquilli. In effetti, una forma di prova può essere anche l’assenza di ostilità e di tribolazioni. Oltre che come «pecore in mezzo ai lupi», il Signore, anche nel nostro tempo, ci manda come sentinelle in mezzo a gente che non vuole essere svegliata dal torpore mondano, che ignora le parole di Verità del Vangelo, costruendosi delle proprie effimere verità.
Ma in tutto questo il Signore continua a dirci, come diceva ai discepoli del suo tempo: ‘Non abbiate paura!’. Non dimenticare questa parola, quando abbiamo qualche preoccupazione o sofferenza, sempre ricordare questa parola di Gesù. Non abbiate paura di chi vi deride e vi maltratta, e non abbiate paura di chi vi ignora o ‘davanti’ vi onora ma “dietro” combatte il Vangelo. Gesù non ci lascia soli perché siamo preziosi per Lui”.

“La Vergine Maria - ha concluso -  modello di umile e coraggiosa adesione alla Parola di Dio, ci aiuti a capire che nella testimonianza della fede non contano i successi, ma la fedeltà a Cristo, riconoscendo in qualunque circostanza, anche le più problematiche, il dono inestimabile di essere suoi discepoli missionari”.

Dopo l’Angelus, Francesco ha ricordato il disastro avvenuto ieri nel Sichuan: “Esprimo la mia vicinanza - ha detto - alla popolazione del villaggio cinese di Xinmo colpito ieri mattina da una frana causata da forti piogge. Prego per i defunti e i feriti e per quanti hanno perso la casa. Dio conforti le famiglie e sostenga i soccorritori. Vi sono tanto vicino”.

Egli ha poi ricordato che oggi, a Vilnius (Lituania), viene proclamato beato il vescovo Teofilo Matulionis, “ucciso in odio alla fede nel 1962, quando aveva già quasi 90 anni”. Nel periodo sovietico, Matulionis è stato deportato in Siberia, ha vissuto 16 anni in carcere e 4 agli arresti domiciliari, finché non è stato avvelenato. I lituani lo considerano un martire dell’ateismo comunista. “Rendiamo lode a Dio - ha detto il papa - per la testimonianza di questo strenuo difensore della fede e della dignità dell’uomo. E salutiamo con un applauso lui e tutto il popolo lituano”.

Fra i saluti, Francesco ne ha dedicato uno speciale saluto all’arcivescovo maggiore [Svjatoslav Ševčuk], ai vescovi, ai sacerdoti e ai fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina, “come pure i pellegrini della Bielorussia, che ricordano il 150° anniversario della canonizzazione di San Giosafat”. “Mi unisco spiritualmente - ha aggiunto - alla Divina Liturgia che celebrerete tra poco nella basilica di S. Pietro, invocando dal Signore per ciascuno il coraggio della testimonianza cristiana e il dono della pace per la cara terra ucraina”.

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