03/12/2017, 12.11
VATICANO
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Papa: ‘Essere attenti e vigilanti’ per non essere ‘smarriti nei nostri peccati’

Oggi inizia l’Avvento, “tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo”. “Gesù ci esorta a fare attenzione e a vegliare, per essere pronti ad accoglierlo nel momento del suo ritorno”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Essere attenti e vigilanti” per non essere più “smarriti nei nostri peccati e nelle nostre infedeltà” e “per permettere a Dio di irrompere nella nostra esistenza”. E’ intorno a questo principio che papa Francesco ha argomentato la sua riflessione prima dell’Angelus di oggi, dopo il quale ha anche ringraziato coloro che lo hanno accompagnato con la preghiera nel viaggio in Myanmar e Bangladesh dal quale è rientrato ieri sera.

Un ringraziamento che stamattina Francesco ha voluto esprimere personalmente recandosi nella basilica romana di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio alla Madonna della Salus populi romani. Il Papa ha deposto dei fiori bianchi sotto l’antica immagine.

Oggi, prima della recita della preghiera mariana, ha ricordato alle 30mila persone presenti in piazza san Pietro l’odierno inizio del “cammino dell’Avvento, che culminerà nel Natale. L’Avvento – ha ricordato - è il tempo che ci è dato per accogliere il Signore che ci viene incontro, anche per verificare il nostro desiderio di Dio, per guardare avanti e prepararci al ritorno di Cristo. Egli ritornerà a noi nella festa del Natale, quando faremo memoria della sua venuta storica nell’umiltà della condizione umana; ma viene dentro di noi ogni volta che siamo disposti a riceverlo, e verrà di nuovo alla fine dei tempi per «giudicare i vivi e i morti». Per questo dobbiamo sempre essere vigilanti e attendere il Signore con la speranza di incontrarlo. La liturgia odierna ci introduce proprio in questo suggestivo tema della vigilanza e dell’attesa”.

“Nel Vangelo (cfr Mc 13,33-37) Gesù ci esorta a fare attenzione e a vegliare, per essere pronti ad accoglierlo nel momento del suo ritorno. Ci dice: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento […]; fate in modo che giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati» (vv. 33-36). La persona che fa attenzione è quella che, nel rumore del mondo, non si lascia travolgere dalla distrazione o dalla superficialità, ma vive in maniera piena e consapevole, con una preoccupazione rivolta anzitutto agli altri. Con questo atteggiamento ci rendiamo conto delle lacrime e delle necessità del prossimo e possiamo coglierne anche le capacità e le qualità umane e spirituali. La persona attenta si rivolge poi anche al mondo, cercando di contrastare l’indifferenza e la crudeltà presenti in esso, e rallegrandosi dei tesori di bellezza che pure esistono e vanno custoditi. Si tratta di avere uno sguardo di comprensione per riconoscere sia le miserie e le povertà degli individui e della società, sia la ricchezza nascosta nelle piccole cose di ogni giorno, proprio lì dove il Signore ci ha posto”.

“La persona vigilante è quella che accoglie l’invito a vegliare, cioè a non lasciarsi sopraffare dal sonno dello scoraggiamento, della mancanza di speranza, della delusione; e nello stesso tempo respinge la sollecitazione delle tante vanità di cui trabocca il mondo e dietro alle quali, a volte, si sacrificano tempo e serenità personale e familiare. È l’esperienza dolorosa del popolo di Israele, raccontata dal profeta Isaia: Dio sembrava aver lasciato vagare il suo popolo lontano dalle sue vie (cfr 63,17), ma questo era un effetto dell’infedeltà del popolo stesso (cfr 64,4b). Anche noi ci troviamo spesso in questa situazione di infedeltà alla chiamata del Signore: Egli ci indica la via buona, la via della fede, la via dell’amore, ma noi cerchiamo la nostra felicità da un’altra parte”.

“Essere attenti e vigilanti sono i presupposti per non continuare a ‘vagare lontano dalle vie del Signore’, smarriti nei nostri peccati e nelle nostre infedeltà; sono le condizioni per permettere a Dio di irrompere nella nostra esistenza, per restituirle significato e valore con la sua presenza piena di bontà e di tenerezza”.

Dopo l’Angelus, il Papa ha ringraziato coloro che hanno accompagnato con la preghiera il viaggio appena concluso. “E’ impresso in me - ha aggiunto - il ricordo di tanti volti provati dalla vita, ma nobili e sorridenti. Li porto tutti nel cuore e nella preghiera”.

“Nella mia preghiera – ha detto infine - ricordo in modo particolare anche il popolo dell’Honduras, perché possa superare in maniera pacifica l’attuale momento di difficoltà”.

 

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