02/05/2021, 12.32
VATICANO
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Papa: Gesù, vera vite, ha bisogno di noi, della nostra testimonianza. Un’Ave Maria per il Myanmar

Al Regina Caeli, papa Francesco propone a tutti il gesto della Chiesa birmana: un’Ave Maria del rosario ogni giorno, durante il mese di maggio, per la pace fra “tutti i responsabili del Myanmar”. L’augurio di buona Pasqua alle Chiese ortodosse e cattoliche orientali. La beatificazione a Caracas del medico José Gregorio Hernández.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Gesù, “la vera vite”, “ha bisogno di noi”. Parlando oggi con i fedeli e i pellegrini in piazza san Pietro per la recita del Regina Caeli, papa Francesco ha espresso questo concetto “audace” e ha spiegato “In che senso Gesù ha bisogno di noi? Egli ha bisogno della nostra testimonianza. Il frutto che, come tralci, dobbiamo dare è la testimonianza della nostra vita cristiana”.  Dopo la preghiera mariana del tempo pasquale, il pontefice ha invitato tutti a pregare per la pace in Myanmar con un’Ave Maria del rosario quotidiano, come proposto dalla Chiesa di quel Paese.

In precedenza il papa ha commentato il vangelo della messa di oggi (5° domenica di Pasqua, B, Giovanni 15,1-8), in cui parla della vite e dei tralci: “Non c’è vite senza tralci – ha detto - e viceversa. I tralci non sono autosufficienti, ma dipendono totalmente dalla vite, che è la sorgente della loro esistenza”

Per spiegare questo legame, Gesù ripete di continuo il verbo “rimanere”. “Il rimanere in Lui che ci propone Gesù è un rimanere attivo, e anche reciproco. Perché? Perché i tralci senza la vite non possono fare nulla, hanno bisogno della linfa per crescere e per dare frutto; ma anche la vite ha bisogno dei tralci, perché i frutti non spuntano sul tronco dell’albero. È un bisogno reciproco, è un rimanere reciproco per dare frutto”.

“Prima di tutto noi abbiamo bisogno di Lui. Il Signore ci vuole dire che prima dell’osservanza dei suoi comandamenti, prima delle beatitudini, prima delle opere di misericordia, è necessario essere uniti a Lui, rimanere in Lui. Non possiamo essere buoni cristiani se non rimaniamo in Gesù. E invece con Lui possiamo tutto (cfr. Fil 4,13).

Ma anche Gesù, come la vite con i tralci, ha bisogno di noi. Forse ci sembra audace questo concetto, e allora domandiamoci: in che senso Gesù ha bisogno di noi? Egli ha bisogno della nostra testimonianza. Il frutto che, come tralci, dobbiamo dare è la testimonianza della nostra vita cristiana”.

Il pontefice si è poi domandato: “Come possiamo riuscirci?”. E la risposta: “Gesù ci dice: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto» (v. 7). Anche questo è audace: la sicurezza di essere esauditi nella preghiera. La fecondità della nostra vita dipende dalla preghiera. Possiamo chiedere di pensare come Lui, agire come Lui, vedere il mondo e le cose con gli occhi di Gesù. E così amare i nostri fratelli e sorelle, a cominciare dai più poveri e sofferenti, come ha fatto Lui, e amarli con il suo cuore e portare nel mondo frutti di bontà, di carità e di pace”.

Dopo il Regina Caeli, Francesco ha anzitutto annunciato che tre giorni prima, a Caracas, è avvenuta la beatificazione di José Gregorio Hernández (1864-1919), medico e studioso, da lui definito “buon samaritano” che ha curato molti malati.

Egli ha poi ricordato che con l’inizio del mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla devozione mariana, è partita anche la “maratona del rosario”, per domandare alla Madre di Dio la fine della pandemia. Egli ha poi citato l’invito della Chiesa birmana che propone a tutti di “pregare per la pace riservando un’Ave Maria nel rosario quotidiano”. Il pontefice ha chiesto a tutti di pregare per “tutti i responsabili del Myanmar”, perché trovino la strada dell’incontro, del dialogo e della pace.

Egli ha anche augurato una buona Pasqua alle chiese ortodosse e a quelle cattoliche orientali che oggi festeggiano la domenica di Resurrezione secondo il calendario giuliano. Soprattutto, egli ha detto, il mistero della Pasqua rechi “conforto” alle comunità cristiane “in situazioni particolarmente difficili”.

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