27/01/2021, 10.26
VATICANO
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Papa: Giornata della memoria, attenti, queste cose possono succedere un’altra volta

"Ricordare è condizione di pace e di fraternità. E’ stare attenti, perché queste cose possono succedere un’altra volta, incominciando da proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo e finiscono col distruggere quel popolo e l’umanità”. “La Bibbia non è scritta per un’umanità generica, ma per noi, uomini e donne in carne e ossa, per me. Per uomini e donne che hanno nome e cognome”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “State attenti perché queste cose possono succedere un’altra volta”. E’ il monito lanciato da papa Francesco nel ricordare l’odierno Giornata della memoria, del quale ha parlato al termine dell’udienza generale. “Oggi – ha detto - è l’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz e si celebra la Giornata della Memoria”. “Commemoriamo – ha proseguito - le vittime della Shoah e tutte le persone perseguitate e deportate dal regime nazista”. “Ricordare è un’espressione di umanità. Ricordare è segno di civiltà. Ricordare è condizione di pace e di fraternità. E’ stare attenti, perché queste cose possono succedere un’altra volta, incominciando da proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo e finiscono col distruggere quel popolo e l’umanità”. “State attenti a come è cominciata questa strada di morte, di sterminio, di brutalità”.

In precedenza, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, nell’udienza tenuta ancora dalla biblioteca privata, Francesco ha parlato della “preghiera con le Sacre Scritture” (Lettura: Sal 119,1.15.18.48.105.130). Si tratta ella preghiera che si può fare “a partire da un brano della Bibbia”. Le sue parole, infatti, “non sono state scritte per restare imprigionate sul papiro, sulla pergamena o sulla carta, ma per essere accolte da una persona che prega, facendole germogliare nel proprio cuore”. Perché “la Bibbia non è scritta per un’umanità generica, ma per noi, uomini e donne in carne e ossa, per me. Per uomini e donne che hanno nome e cognome”.

“A tutti i credenti capita questa esperienza: un passo della Scrittura, ascoltato già tante volte, un giorno improvvisamente mi parla e illumina una situazione che sto vivendo. Ma bisogna che io, quel giorno, sia lì, all’appuntamento con quella Parola. Tutti i giorni Dio passa e getta un seme nel terreno della nostra vita. Non sappiamo se oggi troverà un suolo arido, dei rovi, oppure una terra buona, che farà crescere quel germoglio (cfr Mc 4,3-9). Dipende da noi, dalla nostra preghiera, dal cuore aperto con cui ci accostiamo alle Scritture perché diventino per noi Parola vivente di Dio”. In proposito, Francesco ha ricordato la frase di sant’Agostino

Si tratta, allora, di “accostarsi alla Bibbia senza secondi fini, senza strumentalizzarla. Il credente non cerca nelle Sacre Scritture l’appoggio per la propria visione filosofica e morale, ma perché spera in un incontro; sa che esse sono state scritte nello Spirito Santo, e che pertanto in quello stesso Spirito vanno accolte e comprese, perché l’incontro si realizzi. A me da un po’ di fastidio – ha aggiunto - quando vedo cristiani che recitano versetti della Bibbia come pappagalli. “Ma tu ti sei incontrato col Signore con quel versetto? Non è un problema solo di memoria, ma della memoria del cuore, quella che ti apre all’incontro con il Signore, e quella parola, quel versetto ti porta all’incontro col Signore”.

Francesco ha quindi ripercorso i passi della “lectio divina”. “Si tratta anzitutto di leggere il brano biblico con attenzione, direi con ‘obbedienza’ al testo, per comprendere ciò che significa in sé stesso. Successivamente si entra in dialogo con la Scrittura, così che quelle parole diventino motivo di meditazione e di orazione: sempre rimanendo aderente al testo, comincio a interrogarmi su che cosa esso ‘dice a me’. È un passaggio delicato: non bisogna scivolare in interpretazioni soggettivistiche ma inserirsi nel solco vivente della Tradizione, che unisce ciascuno di noi alla Sacra Scrittura. L’ultimo passo della lectio divina è la contemplazione. Qui le parole e i pensieri lasciano il posto all’amore, come tra innamorati ai quali a volte basta guardarsi in silenzio. Il testo biblico rimane, ma come uno specchio, come un’icona da contemplare”.

“Attraverso la preghiera – ha detto ancora - la Parola di Dio viene ad abitare in noi e noi abitiamo in essa. La Parola ispira buoni propositi e sostiene l’azione; ci dà forza e serenità, e anche quando ci mette in crisi, ci dà pace. Nelle giornate ‘storte’ e confuse, assicura al cuore un nucleo di fiducia e di amore che lo protegge dagli attacchi del maligno. Così la Parola di Dio si fa carne, mi permetto di usare questa espressone, in coloro che la accolgono nella preghiera. In qualche testo antico affiora l’intuizione che i cristiani si identificano talmente con la Parola che, se anche bruciassero tutte le Bibbie del mondo, se ne potrebbe ancora salvare il ‘calco’ attraverso l’impronta che ha lasciato nella vita dei santi”.

“La vita cristiana è opera, nello stesso tempo, di obbedienza e di creatività. Obbediente perché ascolta la Parola di Dio, creativo perché la attua. Gesù lo dice alla fine di un suo discorso pronunciato in parabole, con questo paragone: «Ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52). Le Sacre Scritture – ha concluso - sono un tesoro inesauribile. Il Signore ci conceda di attingervi sempre più, mediante la preghiera”.

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