10/09/2016, 12.38
VATICANO
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Papa: La libertà dell’uomo non basta, serve la redenzione di Dio

All’udienza giubilare Francesco sottolinea “l’illusione” di chi pensa di essere libero: “Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà, quante nuove schiavitù si creano in nome di una falsa libertà!”. Necessaria invece la liberazione che viene dal Signore. Dopo la catechesi un pensiero per la Protezione Civile: “Dovevano essere qui, invece continuano la loro opera di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto il 24 agosto scorso. Li ringrazio per la dedizione e il generoso aiuto offerto in questi giorni! Grazie fratelli e sorelle!”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – L’uomo “non ama più pensare di essere salvato e liberato da un intervento di Dio. Si illude della propria libertà come forza per ottenere tutto. Si vanta anche di questo. Ma in realtà non è così. Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà!”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco nel corso dell’udienza giubilare in piazza san Pietro.

Il pontefice incentra il suo intervento sulla redenzione, parola “poco usata ma fondamentale, perché indica la più radicale liberazione che Dio poteva compiere per noi, per tutta l’umanità e per l’intera creazione”. Le “nuove schiavitù” che nascono dall’illusione dell’uomo creano “tanti, tanti schiavi: ‘Io faccio questo perché voglio farlo, io prendo la droga perché mi piace, sono libero, io faccio quell’altro’. Sono schiavi! Diventano schiavi in nome della libertà. Tutti noi abbiamo visto persone del genere che alla fine finiscono per terra. Abbiamo bisogno che Dio ci liberi da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di autosufficienza”.

Facendosi uno di noi, dice il papa, “il Signore Gesù non solo assume la nostra condizione umana, ma ci innalza alla possibilità di essere figli di Dio. Con la sua morte e risurrezione Gesù Cristo, Agnello senza macchia, ha vinto la morte e il peccato per liberarci dal loro dominio. Lui è l’Agnello che è stato sacrificato per noi, perché noi potessimo ricevere una nuova vita fatta di perdono, di amore e di gioia. Belle queste tre parole: perdono, amore e gioia”.

Certo, aggiunge, “è vero che la vita ci mette alla prova e a volte soffriamo per questo. Tuttavia, in questi momenti siamo invitati a puntare lo sguardo su Gesù crocifisso che soffre per noi e con noi, come prova certa che Dio non ci abbandona. Non dimentichiamo mai, comunque, che nelle angustie e nelle persecuzioni, come nei dolori quotidiani siamo sempre liberati dalla mano misericordiosa di Dio che ci solleva a sé e ci conduce a una vita nuova”.

L’amore di Dio, conclude Francesco, “è sconfinato: possiamo scoprire segni sempre nuovi che indicano la sua attenzione nei nostri confronti e soprattutto la sua volontà di raggiungerci e di precederci. Tutta la nostra vita, pur segnata dalla fragilità del peccato, è posta sotto lo sguardo di Dio che ci ama. Quante pagine della Sacra Scrittura ci parlano della presenza, della vicinanza e della tenerezza di Dio per ogni uomo, specialmente per i piccoli, i poveri e i tribolati! Dio ha una grande tenerezza, un grande amore per i piccoli, per i più deboli, per gli scartati della società. Più noi siamo nel bisogno, più il suo sguardo su di noi si riempie di misericordia. Egli prova una compassione pietosa nei nostri riguardi perché conosce le nostre debolezze. Conosce i nostri peccati e ci perdona; perdona sempre! È tanto buono, è tanto buono il nostro Padre”.

Dopo i saluti nelle varie lingue, il papa rivolge un pensiero “anzitutto al Servizio Nazionale della Protezione Civile che oggi doveva essere presente, e che ha annullato la partecipazione per continuare la preziosa opera di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto il 24 agosto scorso. Li ringrazio per la dedizione e il generoso aiuto offerto in questi giorni! Grazie fratelli e sorelle!”.

Un saluto speciale, infine, è per “i ragazzi dell’Azione Cattolica riuniti per il Festival dei ragazzi. Vi incoraggio a proseguire nel cammino intrapreso coltivando sempre i valori dell’amore alla famiglia e del rispetto per il creato, la nostra casa comune. Saluto i partecipanti al Giubileo delle Università e dei Centri di ricerca, auspicando che l’insegnamento sia ricco di valori, per formare persone che sappiano far fruttificare i talenti che Dio ha loro affidato”.

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