28/06/2014, 00.00
VATICANO
Invia ad un amico

Papa: La piena unità dei cristiani, possibile con una "teologia in ginocchio"

Ricevendo la Delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, a Roma per la festività dei Santi Pietro e Paolo, Francesco ricorda il viaggio in Terra Santa, lo storico abbraccio fra Paolo VI e Atenagora e la preghiera per la pace in Vaticano: "Il Signore ci ha donato queste occasioni di incontro fraterno, nelle quali abbiamo avuto la possibilità di manifestare l'uno all'altro l'amore in Cristo che ci lega, e di rinnovare la volontà condivisa di continuare a camminare insieme sulla strada verso la piena unità".

Città del Vaticano (AsiaNews) - La piena unità dei cristiani "è un dono di Dio, un dono al quale l'Altissimo ci dà sin d'ora la grazia di attingere, ogni volta che per la forza dello Spirito Santo riusciamo a guardarci gli uni gli altri con gli occhi della fede, a riconoscerci per quello che siamo nel piano di Dio, nel disegno della sua eterna volontà, e non per ciò che le conseguenze storiche dei nostri peccati ci hanno portato ad essere. Se impareremo, guidati dallo Spirito, a guardarci sempre gli uni gli altri in Dio, sarà ancora più spedito il nostro cammino e più agile la collaborazione in tanti campi della vita quotidiana che già ora felicemente ci unisce". Lo ha detto questa mattina papa Francesco alla Delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, a Roma per la festa dei Santi Pietro e Paolo.

La Delegazione inviata dal Patriarca Bartolomeo I è guidata da Sua Eminenza Ioannis (Zizioulas), Metropolita di Pergamo, co-presidente della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, il quale è accompagnato dall'Arcivescovo di Telmissos Job e dall'Arcidiacono patriarcale John Chryssavgis.

Ai presenti, Francesco ha detto: "È vivo nella mia mente e nel mio cuore il ricordo degli incontri che ho avuto recentemente con l'amato fratello Bartolomeo. Durante il nostro comune pellegrinaggio nella Terra di Gesù, abbiamo potuto rivivere la grazia dell'abbraccio che ebbe luogo cinquanta anni fa, nella Città santa di Gerusalemme, tra i nostri venerati predecessori, Atenagora I e Paolo VI. Quel gesto profetico diede decisivo impulso ad un cammino che, ringraziando il Signore, non si è più arrestato. Considero un dono speciale del Signore aver potuto venerare insieme quei luoghi santissimi, unirci in preghiera sul luogo del Sepolcro di Cristo, là dove possiamo toccare con mano il fondamento della nostra speranza. La gioia dell'incontro si è poi rinnovata quando insieme abbiamo idealmente concluso quel pellegrinaggio elevando qui, presso la tomba dell'apostolo Pietro, una fervente invocazione a Dio per il dono della pace nella Terra Santa, insieme ai Presidenti israeliano e palestinese. Il Signore ci ha donato queste occasioni di incontro fraterno, nelle quali abbiamo avuto la possibilità di manifestare l'uno all'altro l'amore in Cristo che ci lega, e di rinnovare la volontà condivisa di continuare a camminare insieme sulla strada verso la piena unità".

Sappiamo bene, ha aggiunto il Papa, "che questa unità è un dono di Dio, un dono al quale l'Altissimo ci dà sin d'ora la grazia di attingere, ogni volta che per la forza dello Spirito Santo riusciamo a guardarci gli uni gli altri con gli occhi della fede, a riconoscerci per quello che siamo nel piano di Dio, nel disegno della sua eterna volontà, e non per ciò che le conseguenze storiche dei nostri peccati ci hanno portato ad essere. Se impareremo, guidati dallo Spirito, a guardarci sempre gli uni gli altri in Dio, sarà ancora più spedito il nostro cammino e più agile la collaborazione in tanti campi della vita quotidiana che già ora felicemente ci unisce".

Questo sguardo teologale, ha sottolineato, "si nutre di fede, di speranza, di amore; esso è capace di generare una riflessione teologica autentica, che è in realtà vera scientia Dei, partecipazione allo sguardo che Dio ha su se stesso e su di noi. Una riflessione che non potrà che avvicinarci gli uni agli altri, nel cammino dell'unità, anche se partiamo da prospettive diverse. Confido pertanto, e prego, affinché il lavoro della Commissione mista internazionale possa essere espressione di questa comprensione profonda, di questa teologia "fatta in ginocchio". La riflessione sui concetti di primato e di sinodalità, sulla comunione nella Chiesa universale, sul ministero del Vescovo di Roma, non sarà allora un esercizio accademico né una semplice disputa tra posizioni inconciliabili.  Abbiamo tutti bisogno di aprirci con coraggio e fiducia all'azione dello Spirito Santo, di lasciarsi coinvolgere nello sguardo di Cristo sulla Chiesa sua sposa, nel cammino di questo ecumenismo spirituale rafforzato dal martirio di tanti nostri fratelli che, confessando Gesù Cristo il Signore, hanno realizzato l'ecumenismo del sangue". 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Gerusalemme, Settimana dell’unità: i cristiani ‘satelliti intorno l’unico sole che è Cristo’
22/01/2018 12:41
Bartolomeo: Con Francesco invitiamo tutti i cristiani a celebrare il primo sinodo di Nicea nel 2025
29/05/2014
Bartolomeo I: Cristo ha cancellato la paura fra le nostre due Chiese. La nostra unità è un segno per il resto del mondo
25/05/2014
La Dichiarazione comune tra Papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I
25/05/2014
Papa Francesco in Terra Santa: la "politica" della preghiera
27/05/2014


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”