23/02/2020, 11.53
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Papa: La rivoluzione di Gesù, ‘dal nemico da odiare al nemico da amare’

Un nuovo appello per la pace in Siria: “Sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia”. “Il Signore… ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano: quello dell’amore”.

Bari (AsiaNews) – “Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino!”. È l’invito che papa Francesco ha rivolto ai fedeli radunati a Bari, durante la messa celebrata a conclusione dell’incontro di preghiera e riflessione sul tema “Mediterraneo frontiera di pace”, a cui hanno partecipato 58 vescovi e patriarchi legati alle culture e nazioni del Mediterraneo.

A conclusione della messa, prima della preghiera dell’Angelus, il pontefice ha ancora una volta domandato che si fermi la guerra nel nord-ovest della Siria.

Commentando il vangelo di oggi (7° per anno, A, Matteo 5, 38-48), il pontefice si è spesso soffermato sull’invito di Gesù di amare i nemici, rintuzzando alcune facili obiezioni: “Possiamo pensare che l’insegnamento di Gesù persegua una strategia: alla fine il malvagio desisterà. Ma non è questo il motivo per cui Gesù chiede di amare anche chi ci fa del male. Qual è la ragione? Che il Padre, nostro Padre, ama sempre tutti, anche se non è ricambiato… Gesù ha fatto così. Non ha puntato il dito contro quelli che l’hanno condannato ingiustamente e ucciso crudelmente, ma ha aperto loro le braccia sulla croce. E ha perdonato chi gli ha messo i chiodi nei polsi (cfr Lc 23,33-34)”.

“Il Signore – ha detto ancora - non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano: quello dell’amore”.

“Ma tu puoi obiettare: “Comprendo la grandezza dell’ideale, ma la vita è un’altra cosa! Se amo e perdono, non sopravvivo in questo mondo, dove prevale la logica della forza e sembra che ognuno pensi a sé”. Ma allora la logica di Gesù è perdente? È perdente agli occhi del mondo, ma vincente agli occhi di Dio. San Paolo ci ha detto nella seconda Lettura: «Nessuno si illuda, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio» (1 Cor 3,18-19). Dio vede oltre. Sa come si vince. Sa che il male si vince solo col bene. Ci ha salvati così: non con la spada, ma con la croce. Amare e perdonare è vivere da vincitori. Perderemo se difenderemo la fede con la forza. Il Signore ripeterebbe anche a noi le parole che disse a Pietro nel Getsemani: «Rimetti la spada nel fodero» (Gv 18,11). Nei Getsemani di oggi, nel nostro mondo indifferente e ingiusto, dove sembra di assistere all’agonia della speranza, il cristiano non può fare come quei discepoli, che prima impugnarono la spada e poi fuggirono. No, la soluzione non è sfoderare la spada contro qualcuno e nemmeno fuggire dai tempi che viviamo. La soluzione è la via di Gesù: l’amore attivo, l’amore umile, l’amore «fino alla fine» (Gv 13,1)”.

“Alla fine possiamo chiederci: ‘E noi, ce la faremo?’. Se la meta fosse impossibile, il Signore non ci avrebbe chiesto di raggiungerla. Ma da soli è difficile; è una grazia che va chiesta. Chiedere a Dio la forza di amare, dirgli: ‘Signore, aiutami ad amare, insegnami a perdonare. Da solo non ci riesco, ho bisogno di Te’. E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare”.

Prima di concludere la celebrazione eucaristica, citando ancora l’incontro appena concluso sul “Mediterraneo frontiera di pace”, Francesco ha rivolto un nuovo appello per le popolazioni siriane, ricordando che “sull’altra sponda di questo mare, in particolare nel nord-ovest della Siria, si consuma un’immane tragedia. Dai nostri cuori di pastori si eleva un forte appello agli attori coinvolti e alla comunità internazionale, perché taccia il frastuono delle armi e si ascolti il pianto dei piccoli e degli indifesi; perché si mettano da parte i calcoli e gli interessi per salvaguardare le vite dei civili e dei tanti bambini innocenti che ne pagano le conseguenze”.

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