30/01/2016, 10.48
VATICANO
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Papa: Missione e misericordia sono la base della fede, ogni cristiano è un Cristoforo

Francesco inaugura le Udienze generali giubilari con una riflessione sulla “stupenda circolarità” fra missione e misericordia. Il segno concreto che abbiamo incontrato Gesù “è la gioia che proviamo nel comunicarlo anche agli altri. E questo non è fare proselitismo: è fare un dono. Io ti do quello che dà gioia a me”. In conclusione il papa invita la folla a pregare per la signora Elvira, che lavorava a Casa Santa Marta ed è stata chiamata dal Signore. 

Città del Vaticano (AsiaNews) – C’è una “stupenda circolarità” fra missione e misericordia, e la Chiesa “vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia”. È il senso della riflessione pronunciata oggi da papa Francesco in occasione della prima Udienza generale “speciale”, che un sabato al mese per tutto il Giubileo si svolgeranno in piazza san Pietro. Dopo un lunghissimo giro fra la folla presente in piazza, viene pronunciato il Vangelo che ricorda il primo incontro fra Cristo e Pietro, condotto dal fratello a conoscere il Messia.

Il papa apre la meditazione ricordando come “entriamo giorno dopo giorno nel vivo dell’Anno Santo della Misericordia. Con la sua grazia, il Signore guida i nostri passi mentre attraversiamo la Porta Santa e ci viene incontro per rimanere sempre con noi, nonostante le nostre mancanze e le nostre contraddizioni. Non stanchiamoci mai di sentire il bisogno del suo perdono, perché quando siamo deboli la sua vicinanza ci rende forti e ci permette di vivere con maggiore gioia la nostra fede”.

Nell’incontro di oggi, continua Francesco, vorrei indicarvi “lo stretto legame che intercorre tra la misericordia e la missione. Come ricordava san Giovanni Paolo II: «La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia» (Enc. Dives in misericordia, 13). Come cristiani abbiamo la responsabilità di essere missionari del Vangelo. Quando riceviamo una bella notizia, o quando viviamo una bella esperienza, è naturale che sentiamo l’esigenza di parteciparla anche agli altri. Sentiamo dentro noi che non possiamo trattenere la gioia che ci è stata donata e vogliamo estenderla”.

La gioia suscitata, continua il pontefice, “è tale che ci spinge a comunicarla. Dovrebbe essere la stessa cosa quando incontriamo il Signore. La gioia di questo incontro, della Sua misericordia… Comunicare la misericordia del Signore. Anzi, il segno concreto che abbiamo davvero incontrato Gesù è la gioia che proviamo nel comunicarlo anche agli altri”. E questo, aggiunge a braccio, “non è fare proselitismo: è fare un dono. Io ti do quello che dà gioia a me”.

Incontrare Gesù, sottolinea ancora Francesco, “equivale a incontrarsi con il suo amore. Questo amore ci trasforma e ci rende capaci di trasmettere ad altri la forza che ci dona. In qualche modo potremmo dire che dal giorno del Battesimo viene dato a ciascuno di noi un nuovo nome in aggiunta a quello che già danno mamma e papà, e questo nome è ‘Cristoforo’, che significa ‘portatore di Cristo’. Il nome del nostro atteggiamento, un atteggiamento di portatori della gioia di Cristo e della misericordia di Cristo. Ogni cristiano è un Cristoforo, cioè portatore di Cristo”.

La misericordia che riceviamo dal Padre, conclude, “non ci è data come una consolazione privata, ma ci rende strumenti affinché anche altri possano ricevere lo stesso dono. C’è una stupenda circolarità tra la misericordia e la missione. Vivere di misericordia ci rende missionari della misericordia, ed essere missionari ci permette di crescere sempre più nella misericordia di Dio. Dunque, prendiamo sul serio il nostro essere cristiani, e impegniamoci a vivere da credenti, perché solo così il Vangelo può toccare il cuore delle persone e aprirlo a ricevere la grazia dell’amore”.

Alcuni di voi, dice Francesco prima dei saluti in lingua italiana, "si sono domandati come è la casa del papa? Dove abita il papa? Il papa abita qui dietro, a Casa Santa Marta. È una casa grande, dove abitano una quarantina di sacerdoti, alcuni vescovi, che con me lavoriamo in Curia. E anche sono ospiti di passaggio – cardinali, vescovi, laici – che vengono a Roma per gli incontri nei dicasteri e queste cose… E c’è un gruppo, di uomini e donne, che portano avanti i lavori della casa. Nella pulizia, nella cucina, nella sala da pranzo. E questo gruppo di uomini e donne sono parte della nostra famiglia, formano una famiglia: non sono dipendenti lontani, no. Li vogliamo come nostra famiglia. E vorrei dirvi che oggi il papa è un po triste perché ieri è mancata una signora che ci aiuta da tanto, da anni. Anche il marito lavora con noi. Dopo una lunga malattia, il Signore l’ha chiamata a sé. Si chiama Elvira: oggi vi invito a fare due opere di misericordia, pregare per i defunti e consolare gli afflitti. Vi invito a pregare un’Ave Maria per la pace eterna della signora Elvira e perché il Signore consoli suo marito e i suoi figli". 

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