14/06/2006, 00.00
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Papa: Roma e Costantinopoli, "Chiese veramente sorelle"

Benedetto XVI all'udienza generale parla di Sant'Andrea, l'evangelizzatore del mondo greco. Del fratello di Simone ricorda l'atteggiamento di fronte al supplizio della croce per invitare a  "considerare ed accogliere" i mali che ci colpiscono, "le nostre croci", "come parte della croce di Cristo".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Roma e Costantinopoli, cioè cattolici ed ortodossi, sono "Chiese veramente sorelle". Le ha definite così, oggi, Benedetto XVI, prendendo spunto dalla riflessione sulla figura di Andrea, del quale ha parlato ai 35mila fedeli presenti in Piazza San Pietro per l'udienza generale. La preoccupazione ecumenica è così tornata anche oggi nelle parole del Papa, che mercoledì scorso, parlando di Pietro e del "primato petrino" l'aveva sì definito "elemento costitutivo" della Chiesa, ma legandolo alla ricerca dell'unità dei cristiani.

Oggi, Benedetto XVI ha disegnato la figura del fratello di Simone, Andrea, che fu "il primo dei chiamati" e per questo è detto "il Protoclito", dicendo che "è certo che anche per il rapporto fraterno tra Pietro e Andrea la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli si sentono tra loro in modo speciale sorelle. Per sottolineare questo rapporto – ha proseguito - il mio predecessore Papa Paolo VI, nel 1964, restituì le reliquie di sant'Andrea, fino ad allora custodite nella Basilica Vaticana, al vescovo metropolita ortodosso della città di Patrasso in Grecia, dove secondo la tradizione l'Apostolo fu crocifisso".

Di Andrea il Papa ha non solo sottolineato il ruolo di evangelizzatore del mondo greco, ma anche l'atteggiamento di fronte alla Croce sulla quale anch'egli sarebbe morto. Andrea, secondo la tradizione, la definì "beata" perché lo portava a Gesù: un atteggiamento che invita i fedeli a "considerare ed accogliere" i mali che ci colpiscono, "le nostre croci", "come parte della croce di Cristo".

Dopo aver ricordato che di Andrea i Vangeli parlano più volte, mostrandolo come una figura eminente tra i Dodici, il Papa ha aggiunto: "Tradizioni molto antiche vedono in Andrea non solo l'interprete di alcuni Greci nell'incontro con Gesù, ma lo considerano come apostolo dei Greci negli anni che succedettero alla Pentecoste; ci fanno sapere che nel resto della sua vita egli fu annunciatore di Gesù per il mondo greco. Pietro da Gerusalemme attraverso Antiochia giunse a Roma per esercitarvi la sua missione universale; Andrea fu invece l'apostolo del mondo greco: essi appaiono così in vita e in morte come veri fratelli – una fratellanza che si esprime simbolicamente nello speciale rapporto delle Sedi di Roma e di Costantinopoli, Chiese veramente sorelle".

Benedetto XVI ha anche ricordato la tradizione della morte di Andrea a Patrasso, "ove anch'egli subì il supplizio della crocifissione. In quel momento supremo, però, in modo analogo al fratello Pietro, egli chiese di essere posto sopra una croce diversa da quella di Gesù. Nel suo caso si trattò di una croce decussata, cioè a incrocio trasversale inclinato, che perciò venne detta 'croce di sant'Andrea'. Ecco ciò che l'Apostolo avrebbe detto in quell'occasione, secondo un antico racconto (inizi del secolo VI) intitolato Passione di Andrea: 'Salve, o Croce, inaugurata per mezzo del corpo di Cristo e divenuta adorna delle sue membra, come fossero perle preziose. Prima che il Signore salisse su di te, tu incutevi un timore terreno. Ora invece, dotata di un amore celeste, sei ricevuta come un dono. I credenti sanno, a tuo riguardo, quanta gioia tu possiedi, quanti regali tu tieni preparati. Sicuro dunque e pieno di gioia io vengo a te, perché anche tu mi riceva esultante come discepolo di colui che fu sospeso a te ... O Croce beata, che ricevesti la maestà e la bellezza delle membra del Signore! ... Prendimi e portami lontano dagli uomini e rendimi al mio Maestro, affinché per mezzo tuo mi riceva chi per te mi ha redento. Salve, o Croce; sì, salve davvero!'. Come si vede – ha aggiunto Benedetto XVI - c'è qui una profondissima spiritualità cristiana, che vede nella Croce non tanto uno strumento di tortura quanto piuttosto il mezzo incomparabile di una piena assimilazione al Redentore. Noi dobbiamo imparare di qui una lezione molto importante: le nostre croci acquistano valore se considerate e accolte come parte della croce di Cristo, se raggiunte dal riverbero della sua luce. Soltanto da quella Croce anche le nostre sofferenze vengono nobilitate e acquistano il loro vero senso. L'apostolo Andrea, dunque, ci insegni a seguire Gesù con prontezza (cfr Mt 4,20; Mc 1,18), a parlare con entusiasmo di Lui a quanti incontriamo, e soprattutto a coltivare con Lui un rapporto di vera familiarità, ben coscienti che solo in Lui possiamo trovare il senso ultimo della nostra vita e della nostra morte".

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