24/08/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: Tensioni internazionali, ripudiare violenza e pessimismo

Benedetto XVI chiede che siano vinte le “contrapposizioni nazionalistiche” e si crei dialogo su “integrità territoriale e autodeterminazione dei popoli”. Il riferimento alla guerra fra Georgia e Russia, e a tante altre situazioni di conflitto (India-Pakistan; Tibet-Cina; Africa;…). “Sostenetemi con la preghiera” nel ministero di Pietro, di servizio alla Chiesa e al mondo.

Castel Gandolfo (AsiaNews) - Ripudiare “la violenza”; riaffermare “la forza morale del diritto”; dirimere le controversie con “trattative eque e trasparenti”: sono alcune delle indicazioni che Benedetto XVI chiede di praticare alle nazioni per vincere il “pessimismo” che sembra gravare sulla situazione internazionale che “registra in queste settimane un crescendo di tensione che vivamente preoccupa”. Il papa, rivolgendo il suo appello alla fine della preghiera dell’Angelus oggi a Castel Gandolfo, mette in luce “il rischio di un progressivo deterioramento di quel clima di fiducia e di collaborazione tra le Nazioni che dovrebbe invece caratterizzarne i rapporti”.

Il pontefice accenna a “contrapposizioni nazionalistiche che tanto tragiche conseguenze hanno prodotto in altre stagioni storiche”; parla di “controversie ….legate al rapporto tra integrità territoriale e autodeterminazione dei popoli”, ma non accenna a nessuna situazione in particolare. È probabile che riferendosi al “crescendo di tensione” di “queste settimane”, egli si riferisca alla guerra fra Russia e Georgia e alle tensioni da essa prodotte fra Polonia, Usa, Russia, Siria e Israele, che sembrano far ritornare il mondo al periodo della Guerra fredda. “I recenti eventi – spiega il papa - hanno indebolito in molti la fiducia che simili esperienze restassero definitivamente consegnate al passato”. Ma l’accenno ai problemi di “integrità territoriale e autodeterminazione dei popoli” apre il ventaglio oltre i problemi della Georgia, Sud Ossezia e Abkhazia: questi problemi si trovano nel rapporto fra India e Pakistan sul Kashmir, che registra in questi giorni un nuovo sussulto di violenze; sul rapporto fra Tibet, Xinjiang e Cina; sulle varie guerre che segnano il suolo africano e il Medio oriente.

Il pontefice afferma che “non bisogna cedere al pessimismo!”. Occorre invece  “con tenacia e creatività… costruire relazioni feconde e sincere e per assicurare alle presenti e alle future generazioni tempi di concordia e di progresso morale e civile!”. E di fronte alle “contrapposizioni nazionalistiche” bisogna riaffermare “quella coscienza comune di essere ‘famiglia delle Nazioni’ che il Papa Giovanni Paolo II aveva additato quale ideale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”… “Occorre  - aggiunge - approfondire la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, che in ultima istanza è un destino trascendente (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2006, n. 6)”.

Prima della preghiera mariana, Benedetto XVI ha commentato il vangelo della domenica (XXI durante l’anno, A) che presenta la professione di fede di Pietro (“Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente!”.  “Anche noi quest’oggi – spiega il pontefice -  vogliamo proclamare con intima convinzione: Sì, Gesù, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente! Lo facciamo con la consapevolezza che è Cristo il vero ‘tesoro’ per il quale vale la pena di sacrificare tutto; Lui è l’amico che mai ci abbandona, perché conosce le attese più intime del nostro cuore. Gesù è il ‘Figlio del Dio vivente’, il Messia promesso, venuto sulla terra per offrire all’umanità la salvezza e per soddisfare la sete di vita e di amore che abita in ogni essere umano. Quale vantaggio avrebbe l’umanità accogliendo quest’annuncio che porta con sé la gioia e la pace!”.

Alla confessione di fede dell’apostolo, segue la consegna del mandato a Pietro da parte di Gesù ("Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli"”). “È la prima volta – spiega il papa - che Gesù parla della Chiesa, la cui missione è l’attuazione del disegno grandioso di Dio di riunire in Cristo l’umanità intera in un’unica famiglia. La missione di Pietro, e dei suoi successori, è proprio quella di servire quest’unità dell’unica Chiesa di Dio formata da giudei e pagani; il suo ministero indispensabile è far sì che essa non si identifichi mai con una sola nazione, con una sola cultura, ma che sia la Chiesa di tutti i popoli, per rendere presente fra gli uomini, segnati da innumerevoli divisioni e contrasti, la pace di Dio e la forza rinnovatrice del suo amore. Servire dunque l’unità interiore che proviene dalla pace di Dio, l’unità di quanti in Gesù Cristo sono diventati fratelli e sorelle: ecco la peculiare missione del Papa, Vescovo di Roma e successore di Pietro”.

E conclude: “Davanti all’enorme responsabilità di questo compito, avverto sempre di più l’impegno e l’importanza del servizio alla Chiesa e al mondo che il Signore mi ha affidato. Per questo chiedo a voi, cari fratelli e sorelle, di sostenermi con la vostra preghiera, affinché, fedeli a Cristo, possiamo insieme annunciarne e testimoniarne la presenza in questo nostro tempo. Ci ottenga questa grazia Maria, che invochiamo fiduciosi come Madre della Chiesa e Stella dell’Evangelizzazione”.

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