28/05/2017, 12.18
VATICANO
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Papa: Vicino alle famiglie delle vittime in Egitto e a Manchester

Al Regina Caeli papa Francesco ricorda i martiri di Minya “uccisi dopo che si erano rifiutati di rinnegare la loro fede cristiana”. Una preghiera per le “tante giovani vite spezzate” nell’attentato a Manchester. La festa dell’Ascensione “ci svela perché esiste la Chiesa: essa esiste per annunciare il Vangelo! E anche la gioia della Chiesa è annunciare il Vangelo”. La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco ha espresso “vicinanza al caro fratello il papa Tawadros e a tutta la nazione egiziana, che due giorni fa ha subito un altro atto di feroce violenza”. Il pontefice aveva già ricordato e pregato ieri a Genova per le vittime dell’attentato a Minya, dove – secondo il patriarcato copto ortodosso – sono state uccise 35 persone. L’attentato è stato rivendicato dallo Stato islamico.

“Le vittime – ha continuato il papa dopo la preghiera del Regina Caeli in piazza san Pietro - tra cui anche bambini, sono fedeli che si recavano a un santuario a pregare, e sono stati uccisi dopo che si erano rifiutati di rinnegare la loro fede cristiana. Il Signore accolga nella sua pace questi coraggiosi testimoni, questi martiri e converta i cuori dei terroristi”. Il pontefice ha poi aggiunto alcune parole per l’attentato al Manchester Arena, dove un giovane britannico di origine libica si è fatto saltare alla fine di un concerto dove erano presenti molti giovani. “Preghiamo - ha detto il papa - anche per le vittime dell’orribile attentato di lunedì scorso a Manchester, dove tante giovani vite sono state crudelmente spezzate. Sono vicino ai familiari e a quanti ne piangono la scomparsa”.

In precedenza il pontefice si è soffermato sul senso della festa dell’Ascensione, che in Italia e in altri Paesi si celebra la settima domenica di Pasqua.

“La pagina evangelica (cfr Mt 28,16-20) – ha detto - quella che conclude il Vangelo di Matteo, ci presenta il momento del definitivo commiato del Risorto dai suoi discepoli. La scena è ambientata in Galilea, il luogo dove Gesù li aveva chiamati a seguirlo e a formare il primo nucleo della sua nuova comunità. Adesso quei discepoli sono passati attraverso il “fuoco” della passione e della risurrezione; alla vista del Signore risorto gli si prostrano davanti, alcuni però sono ancora dubbiosi. A questa comunità spaurita, Gesù lascia il compito immenso di evangelizzare il mondo; e concretizza questo incarico con l’ordine di insegnare e battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (cfr v. 19)”.

“L’Ascensione di Gesù al cielo - ha continuato - costituisce perciò il termine della missione che il Figlio ha ricevuto dal Padre e l’avvio della prosecuzione di tale missione da parte della Chiesa. Da questo momento, infatti, la presenza di Cristo nel mondo è mediata dai suoi discepoli, da quelli che credono in Lui e lo annunciano. Questa missione durerà fino alla fine della storia e godrà ogni giorno dell’assistenza del Signore risorto, il quale assicura: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (v. 20).  La sua presenza porta fortezza nelle persecuzioni, conforto nelle tribolazioni, sostegno nelle situazioni di difficoltà che incontrano la missione e l’annuncio del Vangelo. L’Ascensione ci ricorda questa assistenza di Gesù e del suo Spirito che dà fiducia e sicurezza alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. Ci svela perché esiste la Chiesa: essa esiste per annunciare il Vangelo! E anche la gioia della Chiesa è annunciare il Vangelo. La Chiesa siamo tutti noi battezzati. Oggi siamo invitati a comprendere meglio che Dio ci ha dato la grande dignità e responsabilità di annunciarlo al mondo, di renderlo accessibile all’umanità. Questa è la nostra dignità, questo è il più grande onore di ognuno di noi battezzati!”.

“In questa festa dell’Ascensione – ha concluso -  mentre rivolgiamo lo sguardo al cielo, dove Cristo è asceso e siede alla destra del Padre, rafforziamo i nostri passi sulla terra per proseguire con entusiasmo e coraggio il nostro cammino, la nostra missione di testimoniare e vivere il Vangelo in ogni ambiente. Siamo però ben consapevoli che questa non dipende prima di tutto dalle nostre forze, da capacità organizzative e risorse umane. Soltanto con la luce e la forza dello Spirito Santo noi possiamo adempiere efficacemente la nostra missione di far conoscere e sperimentare sempre più agli altri l’amore e la tenerezza di Gesù. Chiediamo alla Vergine Maria di aiutarci a contemplare i beni celesti, che il Signore ci promette, e a diventare testimoni sempre più credibili della sua Risurrezione, della vera Vita”.

Prima dei saluti finali, il pontefice ha ricordato che oggi si celebra la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che quest'anno ha come tema tema “Non temere perché io sono con te” (Is 43,5). "I mezzi di comunicazione sociale  - ha detto il papa - offrono la possibilità di condividere e diffondere all’istante le notizie in modo capillare; queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false; preghiamo perché la comunicazione, in ogni sua forma, sia effettivamente costruttiva, al servizio della verità rifiutando i pregiudizi, e diffonda speranza e fiducia nel nostro tempo".

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