03/09/2016, 12.31
VATICANO
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Papa: Voltarsi davanti a chi soffre è il peccato moderno, non possiamo permetterlo

Francesco incontra decine di migliaia di “operatori di misericordia”: “Voi toccate con la mano tesa la carne di Cristo, non dimenticatelo”. Un invito a “parlare con il Signore: chiedete a Lui il perché delle cose, e chiedetegli anche di rimanere umili e forti nel vostro servizio”. Un grande applauso per Madre Teresa, domani santa.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Fare come il sacerdote e il levita del Vangelo, che davanti al sofferente voltano lo sguardo, “è un peccato grave, è il peccato moderno, il peccato di oggi. Noi cristiani non possiamo permettercelo”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco ai circa 50mila volontari, “operatori di misericordia”, che festeggiano il loro Giubileo. In attesa domani della messa di canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta.

L’amore di cui parla san Paolo, spiega Francesco dopo aver riflettuto sulla Lettera ai Corinzi, “non è qualcosa di astratto e di vago; al contrario, è un amore che si vede, si tocca e si sperimenta in prima persona. La forma più grande ed espressiva di questo amore è Gesù. Tutta la sua persona e la sua vita non è altro che la manifestazione concreta dell’amore del Padre, fino a giungere al momento culminante: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). Questo è amore, non sono parole, è amore”.

Dal Calvario, dove la sofferenza del Figlio di Dio raggiunge il suo culmine, “scaturisce la sorgente dell’amore che cancella ogni peccato e che tutto ricrea in una vita nuova. Portiamo con noi sempre, in maniera indelebile, questa certezza della fede: Cristo «mi ha amato e ha consegnato sé stesso per me» (Gal 2,20). L’amore, dunque, è l’espressione massima di tutta la vita e ci permette di esistere!”.

Davanti a questo contenuto così essenziale della fede, sottolinea il papa, “la Chiesa non potrebbe mai permettersi di agire come fecero il sacerdote e il levita nei confronti dell’uomo lasciato mezzo morto per terra (cfr Lc 10,25-36). Non si può distogliere lo sguardo e voltarsi dall’altra parte per non vedere le tante forme di povertà che chiedono misericordia. Questo voltarsi per non vedere la fame, le malattie, le persone sfruttate – aggiunge a braccio – è un peccato grave, è il peccato moderno, il peccato di oggi. Noi cristiani non possiamo permettercelo”.

Non sarebbe degno della Chiesa né di un cristiano, infatti, “passare oltre e supporre di avere la coscienza a posto solo perché abbiamo pregato! Il Calvario è sempre attuale; non è affatto scomparso né rimane un bel dipinto nelle nostre chiese. Quel vertice di com-passione, da cui scaturisce l’amore di Dio nei confronti della miseria umana, parla ancora ai nostri giorni e spinge a dare sempre nuovi segni di misericordia. Non mi stancherò mai di dire che la misericordia di Dio non è una bella idea, ma un’azione concreta”.

Fratelli e sorelle, riprende Francesco, “voi qui rappresentate il grande e variegato mondo del volontariato. Tra le realtà più preziose della Chiesa ci siete proprio voi che ogni giorno, spesso nel silenzio e nel nascondimento, date forma e visibilità alla misericordia… La credibilità della Chiesa passa in maniera convincente anche attraverso il vostro servizio verso i bambini abbandonati, gli ammalati, i poveri senza cibo e lavoro, gli anziani, i senzatetto, i prigionieri, i profughi e gli immigrati, quanti sono colpiti dalle calamità naturali… Insomma, dovunque c’è una richiesta di aiuto, là giunge la vostra attiva e disinteressata testimonianza. Voi rendete visibile la legge di Cristo, quella di portare gli uni i pesi degli altri”.

Cari fratelli e sorelle, aggiunge ancora a braccio, “voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani. Non dimenticatevi di questo: voi toccate la carne di Cristo con le vostre mani. Siate sempre pronti nella solidarietà, forti nella vicinanza, solerti nel suscitare la gioia e convincenti nella consolazione. Il mondo ha bisogno di segni concreti di solidarietà, soprattutto davanti alla tentazione dell’indifferenza, e richiede persone capaci di contrastare con la loro vita l’individualismo, il pensare solo a sé stessi e disinteressarsi dei fratelli nel bisogno. Siate sempre contenti e pieni di gioia per il vostro servizio, ma non fatene mai un motivo di presunzione che porta a sentirsi migliori degli altri”.

Per non cadere in questa trappola, suggerisce il papa, “parlate al Signore di queste cose. Chiamatelo. Fate come ha fatto sister Prema: ci ha raccontato la suora, che ha bussato alla porta del Tabernacolo. Coraggiosa. Chiamate il Signore, chiamatelo: Signore guardi quanta povertà, quanta indifferenza… Guardare da un’altra parte “a me non interessa, non importa”… Invece chiedere “Signore perché?”. Perché io sono tanto debole e tu mi hai chiamato a fare questo servizio. Aiutami, dammi forza e umiltà. Il nocciolo di questa misericordia è il Cuore misericordioso di Gesù”.

Domani, conclude, “avremo la gioia di vedere Madre Teresa proclamata santa… [Applausi dalla folla ndr] Eh, lo merita… Questa testimonianza di misericordia dei nostri tempi si aggiunge alla innumerevole schiera di uomini e donne che hanno reso visibile con la loro santità l’amore di Cristo. Imitiamo anche noi il loro esempio, e chiediamo di essere umili strumenti nelle mani di Dio per alleviare la sofferenza del mondo e donare la gioia e la speranza della risurrezione”.

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