30/11/2018, 12.33
VATICANO - ORTODOSSI
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Papa: a Bartolomeo, unità dei cristiani segno di speranza nel mondo ferito da conflitti

Francesco ha scritto al Patriarca ecumenico nel giorno della festa di sant’Andrea. “Le nostre Chiese hanno salvaguardato la tradizione apostolica con grande cura, insieme con l'insegnamento dei primi Concili ecumenici e dei Padri della Chiesa, nonostante le differenze che si sono sviluppate nelle tradizioni locali e nelle formulazioni teologiche, che devono essere capite e chiarite più profondamente.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “In un mondo ferito dal conflitto, l'unità dei cristiani è un segno di speranza che deve irradiarsi in modo sempre più visibile”. Un obiettivo che la Chiesa di Roma e il Patriarcato ecumenico stanno perseguendo e che già vede l’esistenza di un “profondo legame” che ha superato secoli di “reciproci fraintendimenti, differenze e silenzio”. Lo scrive papa Francesco in una lettera indirizzata al patriarca ecumenico Bartolomeo in occasione della odierna festa di sant’Andrea, patrono del Patriarcato.

La lettera è stata portata dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani recatosi a Istanbul nel quadro del tradizionale scambio di Delegazioni per le rispettive feste dei santi Patroni - il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di sant’Andrea.

Il card. Koch, accompagnato dal vescovo Brian Farrell, segretario del Dicastero, e da mons. Andrea Palmieri, sottosegretario, ha preso parte alla solenne Divina liturgia presieduta da Bartolomeo nella chiesa patriarcale di san Giorgio al Fanar e ha avuto un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica.

Nella sua lettera, Francesco rileva che “lo scambio di delegazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli, in occasione delle rispettive festività, è diventato negli anni un gioioso costume ed esprime il profondo legame che unisce le nostre due Sezioni. Mentre secoli di reciproci fraintendimenti, differenze e silenzio possono sembrare aver compromesso questa relazione, lo Spirito Santo, Spirito di unità, ci ha permesso di ricominciare un dialogo fraterno. Questo è stato definitivamente ripreso dai nostri venerati predecessori, il Patriarca Atenagora e Papa San Paolo VI, e ci ha permesso di riscoprire quei legami di comunione che sono sempre esistiti tra noi”.

“Le nostre Chiese – prosegue il documento - hanno salvaguardato la tradizione apostolica con grande cura, insieme con l'insegnamento dei primi Concili ecumenici e dei Padri della Chiesa, nonostante le differenze che si sono sviluppate nelle tradizioni locali e nelle formulazioni teologiche, che devono essere capite e chiarite più profondamente. Allo stesso tempo, entrambe le Chiese, con un senso di responsabilità nei confronti del mondo, hanno percepito quella chiamata urgente, che coinvolge ognuno di noi che sono stati battezzati, a proclamare il Vangelo a tutti gli uomini e alle donne. Per questo motivo, oggi possiamo lavorare insieme nella ricerca della pace tra i popoli, per l'abolizione di tutte le forme di schiavitù, per il rispetto e la dignità di ogni essere umano e per la cura del creato. Con l'aiuto di Dio, attraverso l'incontro e il dialogo nel nostro cammino insieme negli ultimi cinquant'anni, sperimentiamo già l'essere in comunione, anche se non è ancora completo e compiuto”.

“La ricerca del ristabilimento della piena comunione è soprattutto una risposta alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, che alla vigilia della sua Passione ha pregato affinché i suoi discepoli ‘siano tutti un tutt'uno’ (Gv 17,21). Uniti diamo una risposta più efficace ai bisogni di tanti uomini e donne del nostro tempo, specialmente quelli che soffrono di povertà, fame, malattia e guerra”.

“In un mondo ferito dal conflitto, l'unità dei cristiani è un segno di speranza che deve irradiarsi in modo sempre più visibile. Con questo in mente, assicuro anche Vostra Santità della mia preghiera che Dio, fonte di riconciliazione e di pace, possa concedere a noi cristiani ‘essere di una sola mente, comprensivi, amorevoli gli uni verso gli altri’ (1Pt 3: 8). Siamo stati chiamati da Dio per questo, così che ‘potremmo ereditare una benedizione’ (1Pt 3: 9)”.

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