24/06/2013, 00.00
VATICANO
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Papa: all'umanità serve la comune testimonianza di cristiani e ebrei per il rispetto dell'uomo

Francesco si rivolge a una delegazione dell'International Jewish Committee on Interreligious Consultations chiamandoli "fratelli maggiori". Dal Vaticano II in poi si è realizzato un cammino di conoscenza, di rispetto e di amicizia. "Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita!".

Città del Vaticano (AsiaNews) - L'umanità "ha bisogno della comune testimonianza" di cristiani ed ebrei "in favore del rispetto della dignità dell'uomo e della donna creati ad immagine e somiglianza di Dio, e in favore della pace che, primariamente, è un dono suo". Rivolgendosi loro con quel "fratelli maggiori" lanciato da Giovanni Paolo II nella storica prima visita di un papa ad un tempio ebraico, nel 1986 e ricordando gli stretti legami con la comunità ebraica di Buenos Aires, Francesco ha ricevuto oggi la delegazione dell'International Jewish Committee on Interreligious Consultations.

Il Papa ha in primo luogo ringraziato i presenti - insieme alla delegazione ebraica c'era la Commissione vaticana per i rapporti con l'ebraismo - per "i ventuno incontri realizzati sino ad oggi [che] hanno certamente contribuito a rafforzare la reciproca comprensione ed i legami di amicizia tra ebrei e cattolici. So - ha aggiunto -che state preparando il prossimo raduno, che avrà luogo in ottobre a Madrid e che avrà per tema: Sfide alla fede nelle società contemporanee. Grazie per questo vostro impegno!".

"In questi primi mesi del mio ministero - ha proseguito -ho già avuto modo di incontrare illustri personalità del mondo ebraico, tuttavia questa è la prima occasione di conversare con un gruppo ufficiale di rappresentanti di organizzazioni e comunità ebraiche, e per questo non posso non richiamare quanto solennemente affermato nel n. 4 della Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Ecumenico Vaticano II, che rappresenta per la Chiesa cattolica un punto di riferimento fondamentale per quanto riguarda le relazioni con il popolo ebraico.  Attraverso le parole del testo conciliare, la Chiesa riconosce che «gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei Patriarchi, in Mosè e nei Profeti». E, quanto al popolo ebraico, il Concilio ricorda l'insegnamento di San Paolo, secondo cui «i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili», ed inoltre condanna fermamente gli odi, le persecuzioni, e tutte le manifestazioni di antisemitismo. Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita!".

"I fondamentali principi espressi dalla menzionata Dichiarazione hanno segnato il cammino di maggiore conoscenza e comprensione reciproca percorso negli ultimi decenni tra ebrei e cattolici, cammino al quale i miei predecessori hanno dato notevole impulso sia mediante gesti particolarmente significativi sia attraverso l'elaborazione di una serie di documenti che hanno approfondito la riflessione circa i fondamenti teologici delle relazioni tra ebrei e cristiani. Si tratta di un percorso di cui dobbiamo sinceramente rendere grazie al Signore".

"Esso tuttavia rappresenta solamente la parte più visibile di un vasto movimento che si è realizzato a livello locale un po' in tutto il mondo, e di cui io stesso sono testimone. Lungo il mio ministero come Arcivescovo di Buenos Aires ho avuto la gioia di mantenere relazioni di sincera amicizia con alcuni esponenti del mondo ebraico. Abbiamo conversato spesso circa la nostra rispettiva identità religiosa, l'immagine dell'uomo contenuta nelle Scritture, le modalità per tenere vivo il senso di Dio in un mondo per molti tratti secolarizzato. Mi sono confrontato con loro in più occasioni sulle comuni sfide che attendono ebrei e cristiani. Ma soprattutto, come amici, abbiamo gustato l'uno la presenza dell'altro, ci siamo arricchiti reciprocamente nell'incontro e nel dialogo, con un atteggiamento di accoglienza reciproca, e ciò ci ha aiutato a crescere come uomini e come credenti".

"La stessa cosa è avvenuta e avviene in molte altre parti del mondo, e queste relazioni di amicizia costituiscono per certi aspetti la base del dialogo che si sviluppa sul piano ufficiale. Non posso pertanto che incoraggiarvi a proseguire il vostro cammino, cercando, come state facendo, di coinvolgere in esso anche le nuove generazioni. L'umanità ha bisogno della nostra comune testimonianza in favore del rispetto della dignità dell'uomo e della donna creati ad immagine e somiglianza di Dio, e in favore della pace che, primariamente, è un dono suo. Mi piace qui ricordare le parole del profeta Geremia: «Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - oracolo del Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza» (Ger 29,11)".

 

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