14/10/2007, 00.00
VATICANO
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Papa: appello per la liberazione dei sacerdoti rapiti e per la pace in Iraq

Nel giorno in cui si celebra il novantesimo anniversario delle apparizioni di Fatima, Benedetto XVI rinnova l'invito di Maria alla conversione e ribadisce che la violenza non porta a nulla.
Città del Vaticano (AsiaNews - Nel novantesimo anniversario dell’apparizione della Vergine a Fatima, Benedetto XVI ha lanciato un forte appello per la liberazione di due sacerdoti iracheni rapiti a Mosul, in Iraq, e per la pace in quella regione. "Continuano a giungere quotidianamente dall’Iraq - ha detto rivolgendosi alle 40mila persone presenti a Roma per la recita dell’Angelus ed alle centinaia di migliaia collegate da Fatima – gravi notizie di attentati e violenze, che scuotono la coscienza di quanti hanno a cuore la pace nella regione. Tra questi - ha aggiunto - apprendo oggi la notizia del sequestro di due buoni sacerdoti a Mosul, minacciati di morte. Faccio appello ai rapitori perchè rilascino prontamente i due religiosi". Ribadito che "la violenza non risolve le tensioni" il Papa ha concluso con una “accorata preghiera affinchè giunga presto la liberazione e possa esserci la pace per quanti soffrono".
 
L’anniversario delle apparizioni di Fatima era stato al centro della riflessione di Benedetto XVI prima della recita della preghiera mariana, nella quale aveva invitato alla conversione, sottolineando come tale appello sia ancehe al centro dei messaggi più recenti della Vergine.
 
Prendendo spunto dal Vangelo di oggi che presenta Gesù che guarisce dieci lebbrosi, uno dei quali “è un samaritano, e dunque straniero, che torna a ringraziarlo",  il Papa ha sottolineato come nell’insegnamento di Gesù è la fede che salva l’uomo e la fede si esprime nella riconoscenza, nel considerare non tutto come dovuto ma come un dono e quando anche giunge attraverso l’uomo o la natura alla fine e viene sempre da Dio: “tutto e dono e grazia”.
 
Un tempo, ha aggiunto, la lebbra era considerata un male che portava necessità di purificazione, oggi “la lebbra che realmente deturpa l’uomo e la società" di oggi è rappresentata dall’"orgoglio e dall’egoismo che generano indifferenza, odio e violenza". "Questa lebbra dello spirito che sfigura il volto dell’umanità nessuno può guarirla se non Dio che è amore. Aprendo il cuore a Dio la persona che si converte viene sanata interiormente dal male".
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