27/06/2007, 00.00
VATICANO
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Papa: come nell’arianesimo, c’è anche oggi la tentazione di negare la divinità di Gesù

Benedetto XVI dedica la sua centesima udienza generale a San Cirillo di Gerusalemme, al quale si deve una catechesi di formazione di veri cristiani, per i quali, , “dottrina e vita sono non due cose distinte ma un unico cammino dell'esistenza”. La posizione della Chiesa a proposito della ricerca sulle staminali adulte.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Negare la vera divinità di Gesù”, che fu il cuore dell’eresia ariana, “è ancora oggi una tentazione per i cristiani” , contro la quale serve una “catechesi integrale”, attraverso la quale si imparare il cristianesimo che “veramente coinvolge tutta la nostra esistenza e ci fa così testimoni credibili di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo”. Era l’obiettivo che nel IV secolo si poneva San Cirillo di Gerusalemme e che è valido anche oggi, e che è stato al centro della riflessione fatta dal Papa, che ha dedicato anche l’udienza generale di oggi alla illustrazione delle grandi figure della Chiesa primitiva, delle quali sottolinea gli aspetti di attualità.
Cirillo di Gerusalemme, personaggio fondamentale soprattutto per i suoi catechismi, è stato dunque il personaggio al quale Benedetto XVI ha dedicato l’odierna centesima udienza generale del pontificato. Incontri che gli hanno dato l’opportunità di rivolgersi direttamente a 2.280.100 persone.
 
Le oltre 10mila che hanno preso parte all’udienza di oggi, l’hanno fatto al coperto – prima in San Pietro e poi nell’aula Paolo VI – e non in piazza, a causa del caldo.
Di Cirillo, vescovo di Gerusalemme nel IV secolo, il Papa ha ricordato che, “suo malgrado”, fu coinvolto nelle “beghe” della Chiesa d’Oriente, ma ne ha sottolineato in modo particolare il lavoro di educatore alla fede, in quanto autore di 24 catechesi, “ vera introduzioni al cristianesimo” e “anche oggi modello del cammino ad essere cristiano”.
 
Cirillo, ingiustamente accusato di concessioni all’arianesimo, mentre invece “era un uomo che aveva la piena fede”, conobbe tre volte l’esilio prima di poter definitivamente tornare nel 378 a Gerusalemme “riportando tra i fedeli l’unità e la pace”.
 
La sua era una catechesi non solo intellettuale, ma “un cammino per imparare a vivere la vita della comunità cristiana” e il suo insegnamento è “una catechesi integrale che, coinvolgendo corpo, anima e spirito, resta emblematica anche per la formazione dei cristiani di oggi”. Nel suo insegnamento, insomma, “dottrina e vita sono non due cose distinte ma un unico cammino dell'esistenza”. E’ l’obiettivo che ci si deve porre anche oggi: “imparare un cristianesimo che realmente coinvolga tutta la nostra esistenza”.
 
Alla fine dell’udienza, salutando i diversi gruppi presenti, il Papa ha anche ribadito il suo pensiero in materia di cellule staminali: “la posizione della Chiesa, suffragata dalla ragione e dalla scienza, è chiara: la ricerca scientifica va giustamente incoraggiata e promossa, sempre che non avvenga a scapito di altri esseri umani la cui dignità è intangibile fin dai primi stadi dell'esistenza”.
 
FOTO: Credit CPP
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