08/02/2021, 13.33
VATICANO
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Papa: contro la tratta delle persone servono solidarietà e una ‘economia di coraggio’

Videomessaggio di Francesco per la Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Un’economia senza tratta è “un’economia di cura”. E’ “economia solidale: lavoriamo per una solidità che si coniuga con la solidarietà”. “La tratta di persone trova terreno fertile nell’impostazione del capitalismo neoliberista”. Serve “il coraggio di coniugare il legittimo profitto con la promozione dell’occupazione e di condizioni dignitose di lavoro”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Contro la tratta delle persone serve una “economia di coraggio”, intesa come “l’audacia della costruzione paziente, della programmazione che non guarda sempre e solo al vantaggio a brevissimo termine, ma ai frutti a medio e lungo termine e, soprattutto, alle persone”. E’ questa la considerazione finale del videomessaggio inviato da papa Francesco ai partecipanti alla Maratona di preghiera online che si svolge in occasione della odierna VII Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che quest’anno ha per tema “Economia senza tratta di persone”.

Francesco innanzi tutto rileva che “quest’anno diversi momenti di preghiera sono interreligiosi, uno di questi anche in Asia”. “Questa giornata – aggiunge - è importante, perché ci aiuta tutti a ricordare questo dramma, e ci incoraggia a non smettere di pregare e di lottare insieme”, con l’obiettivo che “ogni persona schiavizzata torni ad essere libera protagonista della propria vita e parte attiva della costruzione del bene comune”.

“Questa – dice ancora - è una Giornata di preghiera. Sì, c’è bisogno di pregare per sostenere le vittime della tratta e le persone che accompagnano i processi di integrazione e di reinserimento sociale. C’è bisogno di pregare perché impariamo ad avvicinarci con umanità e coraggio a chi è segnato da tanto dolore e disperazione, tenendo viva la speranza. Pregare per essere sentinelle capaci di discernere e fare scelte orientate al bene”.

Un’economia senza tratta è, per Francesco, “un’economia di cura”. “La cura può essere intesa come prendersi cura delle persone e della natura, offrendo prodotti e servizi per la crescita del bene comune. Un’economia che ha cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore per condizioni di lavoro degradanti e orari estenuanti”. E se la pandemia “ha esacerbato e aggravato le condizioni di sfruttamento lavorativo”, economia di cura “significa economia solidale: lavoriamo per una solidità che si coniuga con la solidarietà. Siamo convinti che la solidarietà, ben amministrata, dà luogo a una costruzione sociale più sicura e più salda”.

Un’economia senza tratta è poi “un’economia con regole di mercato che promuovono la giustizia e non esclusivi interessi particolari. La tratta di persone trova terreno fertile nell’impostazione del capitalismo neoliberista, nella deregolamentazione dei mercati che mira a massimizzare i profitti senza limiti etici, senza limiti sociali, senza limiti ambientali (cfr ibid., 210). Se si segue questa logica, esiste solamente il calcolo di vantaggi e svantaggi. Le scelte non si fanno in base ai criteri etici, ma assecondando gli interessi dominanti, spesso abilmente rivestiti con un’apparenza umanitaria o ecologica. Le scelte non si fanno guardando le persone: le persone sono uno dei numeri, anche da sfruttare”.

“Per tutto questo, un’economia senza tratta è un’economia coraggiosa – ci vuole coraggio. Non nel senso della spregiudicatezza, delle operazioni azzardate alla ricerca di facili guadagni. No, in quel senso no; naturalmente non è il coraggio che ci vuole, questo”, ma “è l’audacia della costruzione paziente”, è “il coraggio di coniugare il legittimo profitto con la promozione dell’occupazione e di condizioni dignitose di lavoro. In tempi di forte crisi, come l’attuale, questo coraggio è ancora più necessario.

Nella crisi la tratta prolifera, lo sappiamo tutti: lo vediamo tutti i giorni. Nella crisi la tratta prolifera; dunque occorre rafforzare un’economia che risponda alla crisi in maniera non miope, in maniera durevole, in maniera solida”.

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