11/06/2014, 00.00
VATICANO
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Papa: corrotti, sfruttatori e fabbricanti di armi "dovranno rendere conto a Dio"

All'udienza generale Francesco illustra il "timore di Dio", dono dello Spirito Santo. Appello contro il lavoro di "milioni di bambini costretti a lavorare in condizioni degradanti, esposti a forme di schiavitù e di sfruttamento, come anche di abusi, maltrattamenti e discriminazioni".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Coloro che "hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere" o che "vivono della tratta di persone e del lavoro schiavo" o che "fabbricano armi per fomentare le guerre" non porteranno nell'aldilà "soldi, né potere, né orgoglio", ma "dovranno rendere conto a Dio" del male compiuto. E' il monito rivolto oggi da papa Francesco nella catechesi per l'udienza generale, dedicata al "timore di Dio", ultimo dei sette doni dello Spirito Santo illustrati nel corso degli incontri del mercoledì.

Al monito che si dovrà rendere conto a Dio del male compiuto, poi, prima del saluto in lingua italiana, il Papa ha unito un appello contro lo sfruttamento del lavoro minorile, ricordando che domani si celebra la Giornata mondiale contro lo sfruttamento dei bambini. "Milioni di bambini - ha detto - milioni di bambini - ha ripetuto - sono costretti a lavorare in condizioni degradanti, esposti a forme di schiavitù e di sfruttamento, come anche di abusi, maltrattamenti e discriminazioni". "Auspico vivamente - ha proseguito mostrando un volantino rosso con su scritto 'Tutti insieme contro il lavoro minorile' - che la comunità internazionale possa estendere la protezione sociale dei minori per debellare questa piaga. Rinnoviamo tutti il nostro impegno, in particolare le famiglie, per garantire ad ogni bambino e bambina la salvaguardia della sua dignità e la possibilità di una crescita sana. Una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia alla vita e al futuro".

Il Papa, che è apparso ristabilito dalla lieve indisposizione dei giorni scorsi, questa mattina prima delle 9 era già nell'Aula Nervi per salutare i malati ai quali viene in tal modo evitato il caldo. L'ha detto lo stesso Papa: "abbiamo pensato che era meglio che voi foste qui, tranquilli... un po' più fresco, eh? E non sotto quel sole che cucina". Nel caldo della giornata Francesco si è poi immerso passando, come di consueto con la jeep scoperta tra le 40mila persone presenti in piazza san Pietro.

Il dono del timore di Dio, ha spiegato loro, "non significa avere paura di Dio: no, non è quello! Sappiamo bene che Dio è Padre e che ci ama e vuole la nostra salvezza, e sempre perdona: sempre! Per cui non c'è motivo di avere paura di Lui! Il timore di Dio, invece, è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell'abbandonarci con umiltà, rispetto e fiducia nelle sue mani. Questo è il timore di Dio: questo abbandono nella bontà del nostro Padre che ci vuole tanto bene!".

Lo Spirito Santo "ci porta a sentirci così come siamo, cioè piccoli, con quell'atteggiamento - tanto raccomandato da Gesù nel Vangelo - di chi ripone tutte le sue preoccupazioni e le sue attese in Dio e si sente avvolto e sostenuto dal suo calore e dalla sua protezione, proprio come un bambino con il suo papà". Questo ci fa "comprendere bene come il timore di Dio venga ad assumere in noi la forma della docilità, della riconoscenza e della lode, ricolmando il nostro cuore di speranza. Tante volte, infatti, non riusciamo a cogliere il disegno di Dio, e ci accorgiamo che non siamo capaci di assicurarci da noi stessi la felicità e la vita eterna. È proprio nell'esperienza dei nostri limiti e della nostra povertà, però, che lo Spirito ci conforta e ci fa percepire come l'unica cosa importante sia lasciarci condurre da Gesù fra le braccia del suo Padre".

Il timore di Dio "apre i cuori", "ci fa prendere coscienza che tutto viene dalla grazia e che la nostra vera forza sta unicamente nel seguire il Signore Gesù e nel lasciare che il Padre possa riversare su di noi la sua bontà e la sua misericordia. Aprire il cuore perché la bontà e la misericordia di Dio vengano a noi".

Ma seguire il Signore "con umiltà, docilità e obbedienza" perché pervasi dal Timore di Dio non vuol dire "atteggiamento rassegnato e passivo, anche lamentoso, ma con lo stupore e la gioia, la gioia di un figlio che si riconosce servito e amato dal Padre. Il timore di Dio, quindi, non fa di noi dei cristiani timidi, remissivi, ma genera in noi coraggio e forza! È un dono che fa di noi cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore".

E "il dono del timore di Dio è anche un 'allarme' di fronte alla pertinacia nel peccato. Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, per la vanità o il potere o l'orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: 'Attenzione, con tutto questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tutta la tua vanità, non sarai felice!' Nessuno può portare con sé dall'altra parte né i soldi né il potere né la vanità né l'orgoglio: niente! Soltanto possiamo portare l'amore che Dio Padre ci dà, le carezze di Dio accettate e ricevute da noi con amore. E possiamo portare quello che abbiamo fatto per gli altri".

"Penso per esempio alle persone che hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere: ma voi pensate che una persona corrotta sarà felice, dall'altra parte? No! Ma tutto il frutto della sua corruzione ha corrotto il suo cuore, e sarà difficile andare dal Signore. Penso a coloro che vivono della tratta di persone e del lavoro schiavo: voi pensate che questa gente abbia nel proprio cuore l'amore di Dio, uno che tratta le persone, uno che sfrutta le persone con il lavoro schiavo? No! Non hanno timore di Dio. E non sono felici: non lo sono". "Penso a coloro che fabbricano armi per fomentare le guerre... Ma pensate, che mestiere è questo!". "Sono sicuro che se io faccio adesso la domanda: quanti di voi sono fabbricanti di armi? Nessuno, nessuno: perché questi non vengono a sentire la Parola di Dio. Questi fabbricano la morte, sono mercanti di morte, che fanno questa mercanzia di morte. Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio".

"Chiediamo al Signore - ha concluso il Papa - la grazia di unire la nostra voce a quella dei poveri, per accogliere il dono del timore di Dio e poterci riconoscere, insieme a loro, rivestiti della misericordia e dell'amore di Dio, che è il nostro Padre, il nostro papà".

 

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