04/06/2006, 00.00
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Papa: dallo Spirito, l'universalità e l'efficacia missionaria della Chiesa

Benedetto XVI sottolinea il significato della Pentecoste: la missione della Chiesa, grazie allo Spirito, strappa gli uomini dalla confusione e li porta alla comunione, senza frontiere di razze, culture, spazio e tempo. Al Regina Caeli ricorda l'imponente veglia con i movimenti ecclesiali del giorno prima.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Solennità di Pentecoste all'insegna della preghiera e dell'universalità, quella celebrata oggi da Benedetto XVI sul sagrato della basilica di san Pietro: preghiere in spagnolo, tedesco, russo, polacco; offerte portate da messicani, africani del Burkina, cinesi, italiani, samoani. Fra le oltre 40 mila persone  che hanno riempito la piazza, sventolavano bandiere americane, brasiliane, canadesi, della Baviera, della Germania, dell'Ucraina, della Russia, della Polonia. Molti dei presenti avevano partecipato alla Veglia del giorno prima, e portavano magliette, cappelli, sciarpe, fazzoletti multicolori usati ieri all'incontro di Benedetto XVI con i movimenti ecclesiali.

Il papa, nella sua omelia ha messo in luce proprio l'elemento "universale" del popolo di Dio, frutto del nuovo Patto della Pentecoste, "fino a non conoscere più alcuna frontiera né di razza, né di cultura, né di spazio, né di tempo". "L'orgoglio e l'egoismo dell'uomo – ha aggiunto -  creano sempre divisioni, innalzano muri d'indifferenza, di odio e di violenza. Lo Spirito Santo, al contrario, rende i cuori capaci di comprendere le lingue di tutti, perché ristabilisce il ponte dell'autentica comunicazione fra la Terra e il Cielo".

Per affrontare la sua missione nel mondo,  la Chiesa deve ricevere lo Spirito. E questo, ha specificato il papa, vi sono due condizioni: "restare insieme" e pregare: "Restare insieme – ha detto il pontefice - fu la condizione posta da Gesù per accogliere il dono dello Spirito Santo; presupposto della loro concordia fu una prolungata preghiera. Troviamo in tal modo delineata una formidabile lezione per ogni comunità cristiana. Si pensa talora che l'efficacia missionaria dipenda principalmente da un'attenta programmazione e dalla successiva intelligente messa in opera mediante un impegno concreto. Certo, il Signore chiede la nostra collaborazione, ma prima di qualsiasi nostra risposta è necessaria la sua iniziativa: è il suo Spirito il vero protagonista della Chiesa".

Al Regina Caeli, procalmato prima della fine della messa, il papa è ritornato a parlare dello Spirito, suscitatore di doni e carismi e ha ricordato la Veglia di ieri e la testimonianza dei movimenti ecclesiali:

"Tra le realtà suscitate dallo Spirito nella Chiesa  - ha detto il papa - vi sono i Movimenti e le Comunità ecclesiali, che ieri ho avuto la gioia di incontrare in questa Piazza, in un grande raduno mondiale. Tutta la Chiesa, come amava dire il Papa Giovanni Paolo II, è un unico grande movimento animato dallo Spirito Santo, un fiume che attraversa la storia per irrigarla con la grazia di Dio e renderla feconda di vita, di bontà, di bellezza, di giustizia, di pace". Benedetto XVI ha poi rivolto ai gruppi di pellegrini un saluto in diverse lingue. Parlando infine in italiano, Benedetto XVI ha ricordato la Giornata del malato oncologico, che si celebra oggi: "assicuro - ha detto - la mia preghiera ed esprimo apprezzamento per il sostegno ai malati e per la solidarietà nell'affrontare insieme – malati, familiari e volontari – i momenti difficili".

 

Riportiamo qui sotto il testo completo dell'omelia di Benedetto XVI:

Cari fratelli e sorelle!

Il giorno di Pentecoste lo Spirito Santo scese con potenza sugli Apostoli; ebbe così inizio la missione della Chiesa nel mondo. Gesù stesso aveva preparato gli Undici a questa missione apparendo loro più volte dopo la sua risurrezione (cfr At 1,3). Prima dell'ascensione al Cielo, ordinò di "non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre" (cfr At 1,4-5); chiese cioè che restassero insieme per prepararsi a ricevere il dono dello Spirito Santo. Ed essi si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo nell'attesa dell'evento promesso (cfr At 1,14).

Restare insieme fu la condizione posta da Gesù per accogliere il dono dello Spirito Santo; presupposto della loro concordia fu una prolungata preghiera. Troviamo in tal modo delineata una formidabile lezione per ogni comunità cristiana. Si pensa talora che l'efficacia missionaria dipenda principalmente da un'attenta programmazione e dalla successiva intelligente messa in opera mediante un impegno concreto. Certo, il Signore chiede la nostra collaborazione, ma prima di qualsiasi nostra risposta è necessaria la sua iniziativa: è il suo Spirito il vero protagonista della Chiesa. Le radici del nostro essere e del nostro agire stanno nel silenzio sapiente e provvido di Dio.

Le immagini che usa san Luca per indicare l'irrompere dello Spirito Santo - il vento e il fuoco - ricordano il Sinai, dove Dio si era rivelato al popolo di Israele e gli aveva concesso la sua alleanza (cfr Es 19,3ss). La festa del Sinai, che Israele celebrava cinquanta giorni dopo la Pasqua, era la festa del Patto. Parlando di lingue di fuoco (cfr At 2,3), san Luca vuole rappresentare la Pentecoste come un nuovo Sinai, come la festa del nuovo Patto, in cui l'Alleanza con Israele è estesa a tutti i popoli della Terra. La Chiesa è cattolica e missionaria fin dal suo nascere. L'universalità della salvezza viene significativamente evidenziata dall'elenco delle numerose etnie a cui appartengono coloro che ascoltano il primo annuncio degli Apostoli (cfr At 2,9-11).

Il Popolo di Dio, che aveva trovato al Sinai la sua prima configurazione, viene quest'oggi ampliato fino a non conoscere più alcuna frontiera né di razza, né di cultura, né di spazio né di tempo. A differenza di quanto era avvenuto con la torre di Babele (cfr Gn 11,1-9), quando gli uomini, intenzionati a costruire con le loro mani una via verso il cielo, avevano finito per distruggere la loro stessa capacità di comprendersi reciprocamente, nella Pentecoste lo Spirito, con il dono delle lingue, mostra che la sua presenza unisce e trasforma la confusione in comunione. L'orgoglio e l'egoismo dell'uomo creano sempre divisioni, innalzano muri d'indifferenza, di odio e di violenza. Lo Spirito Santo, al contrario, rende i cuori capaci di comprendere le lingue di tutti, perché ristabilisce il ponte dell'autentica comunicazione fra la Terra e il Cielo. Lo Spirito Santo è l'Amore.

Ma come entrare nel mistero dello Spirito Santo, come comprendere il segreto dell'Amore? La pagina evangelica ci conduce oggi nel Cenacolo dove, terminata l'ultima Cena, un senso di smarrimento rende tristi gli Apostoli. La ragione è che le parole di Gesù suscitano interrogativi inquietanti: Egli parla dell'odio del mondo verso di Lui e verso i suoi, parla di una sua misteriosa dipartita e ci sono molte altre cose ancora da dire, ma per il momento gli Apostoli non sono in grado di portarne il peso (cfr Gv 16,12). Per confortarli spiega il significato del suo distacco: se ne andrà, ma tornerà; nel frattempo non li abbandonerà, non li lascerà orfani. Manderà il Consolatore, lo Spirito del Padre, e sarà lo Spirito a far conoscere che l'opera di Cristo è opera di amore: amore di Lui che si è offerto, amore del Padre che lo ha dato.

Questo è il mistero della Pentecoste: lo Spirito Santo illumina lo spirito umano e, rivelando Cristo crocifisso e risorto, indica la via per diventare più simili a Lui, essere cioè "espressione e strumento dell'amore che da Lui promana" (Deus caritas est, 33). Raccolta con Maria, come al suo nascere, la Chiesa quest'oggi prega: "Veni Sancte Spiritus! - Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!". Amen.

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