09/03/2018, 18.32
VATICANO
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Papa: fa il confessore e ricorda che l’amore di Dio è più grande di qualunque peccato

“Il peccato è una modalità con cui noi ci allontaniamo da Lui. Ma questo non significa che Lui si allontani da noi”. “Il sacerdote confessore non è la fonte della Misericordia né della grazia: no; ne è certo l’indispensabile strumento, ma sempre solo strumento!”, mai un “padrone delle coscienze”.

 

Città del Vaticano (AsiaNews) – “L’amore di Dio è sempre più grande di quanto possiamo immaginare, e si estende perfino oltre qualsiasi peccato la nostra coscienza possa rimproverarci”. L’ha ricordato papa Francesco nel corso della celebrazione penitenziale di oggi pomeriggio nella basilica di san Pietro, nel corso della quale egli si è confessato e per quasi un’ora ha confessato alcuni fedeli.

Della confessione Francesco aveva parlato già stamattina, ricevendo i partecipanti al 29.mo Corso sul Foro interno organizzato dalla Penitenzieria apostolica. Chi confessa, aveva detto loro, deve essere maestro, educatore, pastore. Sempre un “testimone della misericordia”. mai un “padrone delle coscienze”.” “Il sacerdote confessore non è la fonte della Misericordia né della grazia: no; ne è certo l’indispensabile strumento, ma sempre solo strumento! E quando il sacerdote si impadronisce di questo, impedisce che Dio attui nei cuori. Questa consapevolezza deve favorire un’attenta vigilanza sul rischio di diventare i ‘padroni delle coscienze’, soprattutto nel rapporto con i giovani, la cui personalità è ancora in formazione e, perciò, molto più facilmente influenzabile”.

Più “scompare il sacerdote”, più “appare” chiaramente “Cristo sommo ed eterno sacerdote”. Questo aiuta il confessore in quell’atteggiamento di umiltà indispensabile per addestrarsi al secondo requisito, il “saper ascoltare le domande prima di offrire le risposte”. “Il confessore è chiamato ad essere uomo dell’ascolto: ascolto umano del penitente e ascolto divino dello Spirito Santo. Ascoltando davvero il fratello nel colloquio sacramentale, noi ascoltiamo Gesù stesso, povero ed umile; ascoltando lo Spirito Santo ci poniamo in attenta obbedienza, diventiamo uditori della Parola e dunque offriamo il più grande servizio ai nostri giovani penitenti: li mettiamo in contatto con Gesù stesso”.

 “Sappiamo – ha detto oggi pomeriggio - che la condizione di peccato ha come conseguenza la lontananza da Dio. E, in effetti, il peccato è una modalità con cui noi ci allontaniamo da Lui. Ma questo non significa che Lui si allontani da noi. La condizione di debolezza e di confusione in cui ci pone il peccato, è un motivo in più perché Dio ci rimanga vicino. Questa certezza deve sempre accompagnarci nella vita. La parola dell’Apostolo è una conferma per rassicurare il nostro cuore ad avere sempre una incrollabile fiducia nell’amore del Padre: «Qualunque cosa esso possa rimproverarci, Dio è più grande del nostro cuore» (v. 20). La sua grazia continua a lavorare in noi per rendere più forte la speranza che non saremo mai privati del suo amore, nonostante qualsiasi peccato possiamo aver compiuto, rifiutando la sua presenza nella nostra vita“.

“È questa speranza che spinge a prendere coscienza del disorientamento che spesso prende la nostra esistenza, proprio come è avvenuto a Pietro”, quando ha  rinnegato  Gesù. “Il canto del gallo sembra cogliere un uomo ancora confuso, poi egli si ricorda delle parole di Gesù e finalmente si spezza il velo e Pietro comincia a intravedere tra le lacrime che Dio si rivela nel Cristo schiaffeggiato, insultato, rinnegato da lui ma che per lui va a morire. Pietro, che avrebbe voluto morire per Gesù, adesso comprende che deve lasciare che Egli muoia per lui. Pietro voleva insegnare al suo Maestro, voleva precederlo, invece è Gesù che va a morire per Pietro; e Pietro questo non lo aveva capito, non lo aveva voluto capire. Pietro si confronta ora con la carità del Signore e finalmente capisce che Lui lo ama e gli chiede di lasciarsi amare. Pietro si accorge che aveva sempre rifiutato di lasciarsi amare, aveva sempre rifiutato di lasciarsi salvare pienamente da Gesù, e quindi non voleva che Gesù lo amasse del tutto. Come è difficile lasciarsi amare davvero! Vorremmo sempre che qualcosa di noi non fosse legato a riconoscenza, mentre in realtà siamo debitori di tutto, perché Dio è il primo e ci salva totalmente, con amore”.

 

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