13/11/2016, 12.12
VATICANO
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Papa: fingere di non accorgerci di chi viene escluso e scartato “è voltare la faccia a Dio”

La celebrazione del Giubileo delle persone socialmente escluse nel giorno in cui nel mondo si chiudono le porte sante. “Chi segue Gesù non presta ascolto ai profeti di sventura, alle vanità degli oroscopi, alle prediche e predizioni che ingenerano paure, distraendo da ciò che conta”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Fingere di non accorgerci di chi viene escluso e scartato “è voltare la faccia a Dio”, che, invece, “non si ferma all’apparenza, ma rivolge lo sguardo «sull’umile e su chi ha lo spirito contrito» sui tanti poveri Lazzaro di oggi”. Non escludere dalla vita Dio e gli altri, “i beni più preziosi”, che rimangono, mentre tutto il resto passa è stato il monito che papa Francesco ha rivolto nel corso della messa celebrata per il Giubileo delle persone socialmente escluse.

L’ultima celebrazione prima della chiusura, domenica prossima, dell’Anno santo straordinario della Misericordia ha visto nella basilica di san Pietro gli “scartati”: senzatetto, poveri, barboni, persone in certo modo centrali nell’insegnamento di papa Francesco.

Sono coloro dalle quali viene la sollecitazione a riflettere sul fatto che, ha detto all0Angelus, “le costruzioni umane, anche le più sacre, sono passeggere e non bisogna riporre in esse la nostra sicurezza. Quante presunte certezze nella nostra vita pensavamo fossero definitive e poi si sono rivelate effimere! D’altra parte, quanti problemi ci sembravano senza uscita e poi sono stati superati! Gesù sa che c’è sempre chi specula sul bisogno umano di sicurezze. Perciò dice: «Badate di non lasciarvi ingannare» e mette in guardia dai tanti falsi messia che si sarebbero presentati. E aggiunge di non farsi terrorizzare e disorientare da guerre, rivoluzioni e calamità, perché anch’esse fanno parte della realtà di questo mondo”.

“Chi segue Gesù – aveva detto durante la messa - non presta ascolto ai profeti di sventura, alle vanità degli oroscopi, alle prediche e predizioni che ingenerano paure, distraendo da ciò che conta. Tra le tante voci che si sentono, il Signore invita a distinguere ciò che viene da Lui e ciò che viene dallo spirito falso. È importante: distinguere l’invito sapiente che Dio ci rivolge ogni giorno dal clamore di chi si serve del nome di Dio per spaventare, alimentare divisioni e paure. Gesù invita fermamente a non avere paura di fronte agli sconvolgimenti di ogni epoca, nemmeno di fronte alle prove più gravi e ingiuste che capitano ai suoi discepoli. Egli chiede di perseverare nel bene e di porre piena fiducia in Dio, che non delude: «Nemmeno un capello del vostro capo sarà perduto». Dio non dimentica i suoi fedeli, la sua proprietà preziosa, che siamo noi. Ma ci interpella oggi sul senso della nostra esistenza”.

“Che cosa resta, che cosa ha valore nella vita, quali ricchezze non svaniscono? Sicuramente due: il Signore e il prossimo. Questi sono i beni più grandi, da amare. Tutto il resto – il cielo, la terra, le cose più belle, anche questa Basilica – passa; ma non dobbiamo escludere dalla vita Dio e gli altri. Eppure proprio oggi, quando si parla di esclusione, vengono subito in mente persone concrete; non cose inutili, ma persone preziose. La persona umana, posta da Dio al culmine del creato, viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi, quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali”.

Rivolgendosi, quindi, alle “persone socialmente escluse”, “oggi – ha detto - è il vostro Giubileo, e con la vostra presenza ci aiutate a sintonizzarci sulla lunghezza d’onda di Dio, a guardare quello che guarda Lui: Egli non si ferma all’apparenza (cfr 1 Sam 16,7), ma rivolge lo sguardo «sull’umile e su chi ha lo spirito contrito» (Is 66,2), sui tanti poveri Lazzaro di oggi. Quanto ci fa male fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato (cfr Lc 16,19-21)! E’ voltare la faccia a Dio. E’ voltare la faccia a Dio. È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare. Così nasce la tragica contraddizione dei nostri tempi: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi. È una grande ingiustizia che deve preoccuparci, molto più di sapere quando e come sarà la fine del mondo. Perché non si può stare tranquilli in casa mentre Lazzaro giace alla porta; non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti”.

“Oggi – ha proseguito - nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella. Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani. Guardiamo con fiducia al Dio della misericordia, con la certezza che «la carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8). Rinnoviamo la speranza della vita vera cui siamo chiamati, quella che non passerà e che ci attende in comunione con il Signore e con gli altri, in una gioia che durerà per sempre, senza fine”.

Della chiusura delle porte sante nelle cattedrali del mondo il Papa ha parlato anche alle 60mila persone raccolte in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus.

“Rimanere saldi nel Signore, camminare nella speranza, lavorare per costruire un mondo migliore, nonostante le difficoltà e gli avvenimenti tristi che segnano l’esistenza personale e collettiva, è ciò che veramente conta; è quanto la comunità cristiana è chiamata a fare per andare incontro al ‘giorno del Signore’. Proprio in questa prospettiva vogliamo collocare l’impegno che scaturisce da questi mesi in cui abbiamo vissuto con fede il Giubileo Straordinario della Misericordia, che oggi si conclude nelle Diocesi di tutto il mondo con la chiusura delle Porte Sante nelle chiese cattedrali. L’Anno Santo ci ha sollecitati, da una parte, a tenere fisso lo sguardo verso il compimento del Regno di Dio e, dall’altra, a costruire il futuro su questa terra, lavorando per evangelizzare il presente, così da farne un tempo di salvezza per tutti”.

“Gesù nel Vangelo ci esorta a tenere ben salda nella mente e nel cuore la certezza che Dio conduce la nostra storia e conosce il fine ultimo delle cose e degli eventi. Sotto lo sguardo misericordioso del Signore si dipana la storia nel suo fluire incerto e nel suo intreccio di bene e di male. Ma tutto quello che succede è conservato in Lui; la nostra vita non si può perdere perché è nelle sue mani”.

 

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