12/04/2009, 00.00
VATICANO
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Papa: il Risorto continua a cercare persone che lo aiutino ad affermare giustizia verità e amore

Nel messaggio pasquale di Benedetto XVI i dolori dell’Africa, del Medio Oriente e della Terrasanta che continua ad avere bisogno di “sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composizione del conflitto israelopalestinese”. La luce di Cristo illumina le “zone buie del mondo”, come il materialismo e il nichilismo e quelle visioni che non sanno trascendere da ciò che è sperimentabile. La Chiesa porta la speranza anche nei luoghi ove i cristiani gfrono persecuzione a causa della fede.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Nessuno si tiri indietro nella “pacifica battaglia iniziata dalla Pasqua di Cristo”, dalla vittoria della vita sulla morte. E in questo tempo “di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all’incertezza del domani, è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza” è necessario seguire Gesù che “cerca uomini e donne che lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi, quelle della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore”.

E’ l’appello che Benedetto XVI lancia al mondo nel messaggio del giorno centrale della liturgia cristiana, quello della Risurrezione. “Sappiamo – aveva detto poco prima, celebrando in piazza San Pietro la messa sull’altare circondato da migliaia di fiori e accanto al quale è il cero che il Papa ha preparato e acceso durante la veglia della notte scorsa - che Cristo è veramente risorto dai morti. Sì! È proprio questo il nucleo fondamentale della nostra professione di fede; è questo il grido di vittoria che tutti oggi ci unisce”. “Apriamo l’animo a Cristo morto e risuscitato - ha detto poi - perchè ci rinnovi, perché elimini dal nostro cuore il veleno del peccato e della morte e vi infonda la linfa vitale dello Spirito Santo: la vita divina ed eterna”.
 
Tale annuncio, ha aggiunto nel messaggio, “illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell’esistenza umana”. Accanto al “senso del nulla”, che, pur vinto dalla risurrezione, ancora “tende ad intossicare l’umanità”, il Papa ha indicato alcuni luoghi, come l’Africa, il Medio Oriente nei quali ha portato o porterà l’appello agli uomini a far trionfare il bene. Così, in Terrasanta, “ove avrò la gioia di recarmi fra qualche settimana. La difficile ma indispensabile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune e di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composizione del conflitto israelopalestinese”.
 
Questo, ha concluso il Papa, è il giorno in cui la Chiesa “comunica la speranza, che essa porta nel cuore e vuole condividere con tutti, in ogni luogo, specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capace di suscitare il coraggio del bene anche e soprattutto quando costa”.
 
Al termine del messaggio pasquale e prima di impartire la benedizione Urbi et Orbi (a Roma e la mondo), Benedetto XVI ha rivolto l’augurio di Pasqua in 63 lingue, fra le quali: turco, arabo, ebraico, aramaico, armeno, georgiano, mongolo, hindi, tamil, malayalam, bengalese, birmano, urdu, cinese, giapponese, coreano, vietnamita, singalese, tailandese, indonesiano, cambogiano e filippino.
 
In italiano, infine, ha rivolto un augurio particolare "a quanti soffrono a causa del terremoto. Il Cristo risuscitato guidi tutti su sentieri di giustizia, di solidarietà e di pace e ispiri a ciascuno la saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un futuro aperto alla speranza".
 
Questo il testo integrale del messaggio di Pasqua di Benedetto XVI:
 
Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero!
Formulo di cuore a voi tutti l’augurio pasquale con le parole di sant’Agostino: “Resurrectio
Domini, spes nostra – la risurrezione del Signore è la nostra speranza” (Agostino, Sermo 261,
1). Con questa affermazione, il grande Vescovo spiegava ai suoi fedeli che Gesù è risorto perché
noi, pur destinati alla morte, non disperassimo, pensando che con la morte la vita sia totalmente
finita; Cristo è risorto per darci la speranza (cfr ibid.).
In effetti, una delle domande che più angustiano l’esistenza dell’uomo è proprio questa: che
cosa c’è dopo la morte? A quest’enigma la solennità odierna ci permette di rispondere che la
morte non ha l’ultima parola, perché a trionfare alla fine è la Vita. E questa nostra certezza non
si fonda su semplici ragionamenti umani, bensì su uno storico dato di fede: Gesù Cristo,
crocifisso e sepolto, è risorto con il suo corpo glorioso. Gesù è risorto perché anche noi,
credendo in Lui, possiamo avere la vita eterna. Quest’annuncio sta nel cuore del messaggio
evangelico. Lo dichiara con vigore san Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra
predicazione, vuota anche la vostra fede”. E aggiunge: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo
soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,14.19).
Dall’alba di Pasqua una nuova primavera di speranza investe il mondo; da quel giorno la nostra
risurrezione è già cominciata, perché la Pasqua non segna semplicemente un momento della
storia, ma l’avvio di una nuova condizione: Gesù è risorto non perché la sua memoria resti viva
nel cuore dei suoi discepoli, bensì perché Egli stesso viva in noi e in Lui possiamo già gustare
la gioia della vita eterna.
La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù
Cristo mediante la sua “pasqua”, il suo “passaggio”, che ha aperto una “nuova via” tra la terra
e il Cielo (cfr Eb 10,20). Non è un mito né un sogno, non è una visione né un’utopia, non è una
favola, ma un evento unico ed irripetibile: Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che al tramonto del
Venerdì è stato deposto dalla croce e sepolto, ha lasciato vittorioso la tomba.
Infatti all’alba del primo giorno dopo il sabato, Pietro e Giovanni hanno trovato la tomba vuota. Maddalena e le altre donne hanno incontrato Gesù risorto; lo hanno riconosciuto anche i due discepoli di Emmaus allo spezzare il pane; il Risorto è apparso agli Apostoli la sera nel Cenacolo e quindi a molti altri discepoli in Galilea.L’annuncio della risurrezione del Signore illumina le zone buie del mondo in cui viviamo. Mi riferisco particolarmente al materialismo e al nichilismo, a quella visione del mondo che non sa trascendere ciò che è sperimentalmente constatabile, e ripiega sconsolata in un sentimento del nulla che sarebbe il definitivo approdo dell’esistenza umana. È un fatto che se Cristo non fosse risorto, il “vuoto” sarebbe destinato ad avere il sopravvento. Se togliamo Cristo e la sua risurrezione, non c’è scampo per l’uomo e ogni sua speranza rimane un’illusione. Ma proprio oggi prorompe con vigore l’annuncio della risurrezione del Signore, ed è risposta alla ricorrente domanda degli scettici, riportata anche dal libro di Qoèlet: “C’è forse qualcosa di cui si possa dire: / Ecco, questa è una novità?” (Qo 1,10). Sì, rispondiamo: nel mattino di Pasqua tutto si è rinnovato. “Mors et vita / duello conflixere mirando: dux vitae mortuus/ regnat vivus - Morte e vita si sono affrontate / in un prodigioso duello: / il Signore della vita era morto; / ma ora, vivo, trionfa. Questa è la novità! Una novità che cambia l’esistenza di chi l’accoglie, come avvenne nei santi. Così, ad esempio, è accaduto per san Paolo.
Più volte, nel contesto dell’Anno Paolino, abbiamo avuto modo di meditare sull’esperienza del grande Apostolo. Saulo di Tarso, l’accanito persecutore dei cristiani, sulla via di Damasco incontrò Cristo risorto e fu da Lui “conquistato”. Il resto ci è noto. Avvenne in Paolo quel che più tardi egli scriverà ai cristiani di Corinto: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose
vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 5,17). Guardiamo a questo grande
evangelizzatore, che con l’entusiasmo audace della sua azione apostolica, ha recato il Vangelo
a tante popolazioni del mondo di allora. Il suo insegnamento e il suo esempio ci stimolino a
ricercare il Signore Gesù. Ci incoraggino a fidarci di Lui, perché ormai il senso del nulla, che
tende ad intossicare l’umanità, è stato sopraffatto dalla luce e dalla speranza che promanano dalla
risurrezione. Ormai sono vere e reali le parole del Salmo: “Nemmeno le tenebre per te sono
tenebre / e la notte è luminosa come il giorno” (139[138],12). Non è più il nulla che avvolge ogni
cosa, ma la presenza amorosa di Dio. Addirittura il regno stesso della morte è stato liberato,
perché anche negli “inferi” è arrivato il Verbo della vita, sospinto dal soffio dello Spirito (v. 8).
Se è vero che la morte non ha più potere sull’uomo e sul mondo, tuttavia rimangono ancora tanti, troppi segni del suo vecchio dominio. Se mediante la Pasqua, Cristo ha estirpato la radice del male, ha però bisogno di uomini e donne che in ogni tempo e luogo lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi: le armi della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore. E’ questo il messaggio che, in occasione del recente viaggio apostolico in Camerun e in Angola, ho inteso portare a tutto il Continente africano, che mi ha accolto con grande entusiasmo e disponibilità all’ascolto. L’Africa, infatti, soffre in modo smisurato per i crudeli e interminabili conflitti – spesso dimenticati – che lacerano e insanguinano diverse sue Nazioni e per il numero crescente di suoi figli e figlie che finiscono preda della fame, della povertà, della malattia. Il medesimo messaggio ripeterò con forza in Terrasanta, ove avrò la gioia di recarmi fra qualche settimana. La difficile ma indispensabile riconciliazione, che è premessa per un futuro di sicurezza comune e di pacifica convivenza, non potrà diventare realtà che grazie agli sforzi rinnovati, perseveranti e sinceri, per la composizione del conflitto israelopalestinese. Dalla Terrasanta, poi, lo sguardo si allargherà sui Paesi limitrofi, sul Medio Oriente, sul mondo intero. In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all’incertezza del domani, è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza. Nessuno si tiri indietro in questa pacifica battaglia iniziata dalla Pasqua di Cristo, il Quale – lo ripeto – cerca uomini e donne che lo aiutino ad affermare la sua vittoria con le sue stesse armi, quelle della giustizia e della verità, della misericordia, del perdono e dell’amore.
Resurrectio Domini, spes nostra! La risurrezione di Cristo è la nostra speranza! Questo la Chiesa proclama oggi con gioia: annuncia la speranza, che Dio ha reso salda e invincibile risuscitando Gesù Cristo dai morti; comunica la speranza, che essa porta nel cuore e vuole condividere con tutti, in ogni luogo, specialmente là dove i cristiani soffrono persecuzione a causa della loro fede e del loro impegno per la giustizia e la pace; invoca la speranza capace di suscitare il coraggio del bene anche e soprattutto quando costa. Oggi la Chiesa canta “il giorno che ha fatto il Signore” ed invita alla gioia. Oggi la Chiesa prega, invoca Maria, Stella della Speranza, perché guidi l’umanità verso il porto sicuro della salvezza che è il cuore di Cristo, la Vittima pasquale, l’Agnello che “ha redento il mondo”, l’Innocente che “ha riconciliato noi peccatori col Padre”. A Lui, Re vittorioso, a Lui crocifisso e risorto, noi gridiamo con gioia il nostro Alleluia !
 
 
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