24/09/2008, 00.00
VATICANO
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Papa: il cristianesimo non nasce da un mito, ma dall’incontro con Gesù

Continuando nelle riflessioni su San Paolo, Benedetto XVI evidenzia l’importanza che l’apostolo annette alla vita terrena del Risorto ed il suo voler riferire fedelmente quanto appreso. Ciò mostra l’errore di chi definisce Paolo fondatore del cristianesimo.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Il cristianesimo “non nasce da un mito, da un’idea, bensì dall'incontro con la persona di Gesù di Nazaret, il Cristo risorto”, la vicenda umana del quale San Paolo volle conoscere e, già negli anni 30, riferì. L’importanza che San Paolo dedica alla tradizione ed alle vicende terrene di Gesù è stata illustrata oggi da Benedetto XVI ai 15milafedeli presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale, in una bella giornata di inizio autunno.
 
Proprio l’importanza e l’attenzione che l’apostolo evidenzia verso quanto detto e fatto da Gesù “nelle strade della Galilea”, ha detto il Papa, mostra “l’errore” di chi gli attribuisce un ruolo di “fondatore del cristianesimo: prima di evangelizzare, ha incontrato Cristo sulla via di Damasco e frequentato nella Chiesa, osservandolo nella vita dei Dodici e in coloro che l'hanno seguito sulle strade della Galilea”. Paolo infatti “non incontrò mai Gesù, per questo avvertì il bisogno di consultare i primi discepoli”. Nella Lettera ai Galati racconta dei suoi contatti, “anzitutto con Pietro, scelto come roccia su cui si stava edificando la Chiesa”.
 
Con Pietro, ha ricordato Benedetto XVI si è incontrato a Gerusalemme, “dove stette 15 giorni per consultarlo, per essere informato sulla vita terrena del Risorto” che dopo Damasco “gli stava cambiano radicalmente l’esistenza”, “trasformandolo da persecutore della Chiesa in apostolo”. Guardando a “quale genere di informazioni ebbe a Gerusalemme” - e Paolo più volte scrive di “trasmettere con fedeltà quanto ricevuto” – il Papa ha sottolineato che in esse si evidenziano gli “elementi costitutivi della Chiesa: eucaristia e risurrezione”. Essi “sono già formulati negli anni 30”. “Le parole dell’Ultima cena sono per Paolo centro della vita della Chiesa che si costruisce da questo centro”, dal quale essa “nasce continuamente”. Parole “di notevole impatto”, “da una parte attestano che l’Eucaristia illumina la maledizione della Croce rendendola benedizione”, “dall’altra illustrano la Risurrezione”.
 
La scansione delle apparizioni agli apostoli fatta da Paolo “si chiude con Damasco: ultimo tra tutti apparve anche a me”. Egli sottolinea “la sua indegnità di essere considerato apostolo come coloro che lo hanno preceduti, ma la grazia divina non è stata vana”. “Cosi io e loro predichiamo la stessa fede, lo stesso vangelo di Gesù”.
 
Paolo “pone l’accento sul dono fatto di sé al Padre per liberarci dai nostri peccati e dalla morte”, nella Lettera ai Corinzi scrive: “da ricco che era si è fatto povero per noi perché diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà”. “Merita di essere segnalato – ha sottolineato poi il Papa - l’uso del verbo: è resuscitato invece del fu”. “La Risurrezione incide fino al presente dell’esistenza dei credenti. Possiamo tradurre è risorto come continua a vivere nell’Eucaristia”.
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