12/02/2017, 12.35
VATICANO
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Papa: insultare e offendere la dignità della persona è “sulla stessa linea” dell’omicidio

Sono comportamenti che rivelano “sono le premesse e rivelano la stessa malevolenza” dell’uccisione. “L’adulterio, come il furto, la corruzione e tutti gli altri peccati, vengono prima concepiti nel nostro intimo e, una volta compiuta nel cuore la scelta sbagliata, si attuano nel comportamento concreto”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Anche se non hanno la stessa gravità dell’uccidere, “quei comportamenti che offendono la dignità della persona umana, comprese le parole ingiuriose”, “si pongono sulla stessa linea, perché ne sono le premesse e rivelano la stessa malevolenza”. E’ un aspetto del Discorso della montagna che papa Francesco ha sottolineato oggi nella riflessione che ha preceduto la recita dell’Angelus.

Alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita della preghiera mariana, il Papa ha evidenziato che nel Discorso Gesù mira a “realizzare la sostanza dei comandamenti, evitando il rischio del formalismo”. Essere insomma “cristiani non ‘di facciata’, ma di sostanza”. Il che è dimostrato anche dagli altri due aspetti, dei quali parla Gesù: l’adulterio e il giuramento.

“Gesù vuole aiutare i suoi ascoltatori a compiere una rilettura della legge mosaica. Quello che fu detto nell’antica alleanza non era tutto: Gesù è venuto per dare compimento e per promulgare in modo definitivo la legge di Dio fino all’ultima iota. Egli ne manifesta le finalità originarie e ne adempie gli aspetti autentici, e fa tutto questo mediante la sua predicazione e più ancora con l’offerta di sé stesso sulla croce. Così Gesù insegna come fare pienamente la volontà di Dio, con una ‘giustizia superiore’ rispetto a quella degli scribi e dei farisei (cfr v. 20). Una giustizia animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e pertanto capace di realizzare la sostanza dei comandamenti, evitando il rischio del formalismo. Formalismo questo posso questo non posso; fino a qui posso, fino a qui non posso … No: più, di più, di più".

“In particolare, nel Vangelo di oggi Gesù prende in esame tre aspetti: l’omicidio, l’adulterio e il giuramento. Riguardo al comandamento ‘non uccidere’, Egli afferma che viene violato non solo dall’omicidio effettivo, ma anche da quei comportamenti che offendono la dignità della persona umana, comprese le parole ingiuriose (cfr v. 22). Certo, queste parole ingiuriose non hanno la stessa gravità e colpevolezza dell’uccisione, ma si pongono sulla stessa linea, perché ne sono le premesse e rivelano la stessa malevolenza. Gesù ci invita a non stabilire una graduatoria delle offese, ma a considerarle tutte dannose, in quanto mosse dall’intento di fare del male al prossimo. E Gesù dà l’esempio. Noi siamo abituati a insultare, come dire buongiorno. E quello è sulla stessa linea dell’uccisione. Chi insulta il fratello, uccide nel proprio cuore il fratello. Per favore, non insultare! Non guadagniamo niente".

“Un altro compimento è apportato alla legge matrimoniale. L’adulterio era considerato una violazione del diritto di proprietà dell’uomo sulla donna. Gesù invece va alla radice del male. Come si arriva all’omicidio attraverso le ingiurie e le offese, così si giunge all’adulterio attraverso le intenzioni di possesso nei riguardi di una donna diversa dalla propria moglie. L’adulterio, come il furto, la corruzione e tutti gli altri peccati, vengono prima concepiti nel nostro intimo e, una volta compiuta nel cuore la scelta sbagliata, si attuano nel comportamento concreto. E Gesù dice: quello che guarda una donna che non è la propria con animo di possesso, è un adultero nel suo cuore, ha incominciato la strada dell’adulterio. Pensiamo un po’ su questo: sui pensieri cattivi che vengono su questa linea".

Il giuramento, infine. “Gesù, poi, dice ai suoi discepoli di non giurare, in quanto il giuramento è segno dell’insicurezza e della doppiezza con cui si svolgono le relazioni umane. Si strumentalizza l’autorità di Dio per dare garanzia alle nostre vicende umane. Piuttosto siamo chiamati ad instaurare tra di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità un clima di limpidezza e di fiducia reciproca, così che possiamo essere ritenuti sinceri senza ricorrere a interventi superiori per essere creduti. La diffidenza e il sospetto reciproco minacciano sempre la serenità!”.

“La Vergine Maria, donna dell’ascolto docile e dell’obbedienza gioiosa, ci aiuti ad accostarci sempre più al Vangelo, per essere cristiani non ‘di facciata’, ma di sostanza! E questo è possibile con la grazia dello Spirito Santo, che ci permette di fare tutto con amore, e così di compiere pienamente la volontà di Dio”.

 

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